xi jinping
Guido Santevecchi per il “Corriere della Sera”
Sul tavolo di Xi Jinping è arrivato un rapporto sul rischio che la Cina si trovi nuovamente isolata e sotto sanzioni come successe dopo il massacro di Piazza Tienanmen nel 1989. Il dossier è stato preparato da un think tank del ministero per la Sicurezza di Stato che ha sottolineato il sentimento anticinese diffuso nel mondo (e nei governi del mondo), alimentato dalla crisi coronavirus.
donald trump xi jinping
Il documento è filtrato da Zhongnanhai, quartier generale del Partito-Stato, ed è stato illustrato «da due fonti» alla Reuters . È chiaro che Xi è ben consapevole della campagna anticinese guidata dagli Stati Uniti, non ha bisogno che glielo dica l' intelligence, gli basta ascoltare le accuse pubbliche di Trump e Pompeo. Accuse alle quali Xi non si abbassa a rispondere in prima persona. Così salta fuori il documento. Con un capitolo che è un messaggio: la crescente ostilità nei confronti della Cina può portare a uno scontro armato tra le due superpotenze (nel Mar cinese meridionale si susseguono incontri ravvicinati tra navi da guerra con la bandiera a stelle e strisce e quella rossa).
xi jinping 3
«Non ho informazioni in materia», ha detto il portavoce del ministero degli Esteri cinese nel briefing quotidiano per la stampa. Nessuna smentita, dunque. Quasi a confermare che il rapporto non tanto segreto sia stato divulgato proprio per far arrivare il segnale: se sarà messa spalle al muro, Pechino dopo la guerra contro il virus potrebbe combattere un conflitto armato.
La Cina guarda anche al fronte interno. Il virus, con i lutti in migliaia di famiglie, milioni di posti di lavoro persi, potrebbe aver infettato anche la «weiwen»: la stabilità (sociale e politica). Per questo, secondo un' altra indiscrezione, sarebbe stato costituito un Gruppo ristretto dedicato alla sorveglianza e ricostruzione della «ping' an», la sicurezza pacifica. Tra i compiti della task force evitare scoppi di violenza.
piazza tienanmen
Un clima da «maschere e pugnali», alimentato anche da un discorso di Matthew Pottinger, vice consigliere per la Sicurezza nazionale della Casa Bianca. Ha preso spunto dal 4 maggio, che in Cina celebra il giorno del 1919 in cui gli studenti marciarono per la prima volta su Piazza Tienanmen, per protestare contro il Trattato di Versailles, che a conclusione della Prima guerra mondiale non restituì alla Cina zone del suo territorio occupate dal Giappone.
piazza tienanmen
Quel Movimento 4 Maggio è considerato in Cina il precursore dello spirito rivoluzionario. Ma è anche trattato con cautela, da quando ci fu l' altra Tienanmen, quella del 1989. Pottinger, che parla un fluente mandarino, in un discorso accademico ha invitato i cinesi a riscoprire lo spirito del 4 Maggio, rifiutare le false ideologie e seguire i veri eroi come il dottor Li Wenliang, che cercò di dare l' allarme sul virus di Wuhan e fu messo a tacere. A Pottinger il portavoce di Pechino ha risposto: «Parla il cinese ma non capisce la nostra storia». Può darsi, o forse lo stratega trumpiano sogna di riscrivere la storia.