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    SE CI LASCI NON VALE - L'ULTIMO GIRO DI VALENTINO ROSSI NELLA SUA MISANO. E ORA? IL DUBBIO FORTE E’ CHE DOPO DI LUI NON CI SARA’ NELLA MOTO GP UN CAMPIONE UNIVERSALE, UN PO’ QUELLO CHE È CAPITATO NEL DOPO TOMBA PER LO SCI. COME IL DOTTOR ROSSI, ALBERTONE NON È STATO SOLO UNA FACCENDA ITALIANA, MA UN’ICONA POP, UN TRIONFO DEL MADE IN ITALY. È QUESTIONE DI CARISMA – VIDEO


     
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    Stefano Semeraro per “La Stampa”

     

    valentino rossi valentino rossi

     

    E adesso? Alla fine della stagione di Grand Prix ne restano ancora due, ma quando chiudi la porta di casa il cuore cigola di più. Il suo popolo lo sa. E lo sa anche Valentino Rossi. «Ci sono ancora due gare per sfogarsi, ma ho pensato che oggi è stato così bello che quasi quasi alle ultime due gare non ci vado».

     

    Il Dottore ha fatto la sua ultima visita a domicilio, un murales vivente e rombante dipinto di giallo sull'autunno della carriera: («Questa ultima Misano con le moto gialle è stata una bella sorpresa, non me la aspettavo e non lo sapevo. Normalmente non mi piacciono le sorprese, ma il giallo delle moto mi è piaciuto») e chi da venticinque anni era abituato a confondere uno sport con un volto è destinato a sentirsi dentro un piccolo vuoto. «Io Valentino l'ho conosciuto grazie a mio padre quando ero ancora bambino», spiegava un po' disorientato un tifoso ieri a Misano. «Non ho neanche memoria di una vita senza di lui».

    valentino rossi di maio vezzali valentino rossi di maio vezzali

     

    Nelle moto c'è stata un'era, «a.V» avanti Valentino, che un under 30 fatica a mettere a fuoco; ora si apre il «d. V», il dopo Valentino. Elaborare il lutto per i fedeli del mito non sarà facile. A festeggiarlo sono arrivati da tutta Italia («sono di Livorno, speriamo che passi a salutarci sotto la curva») e dall'estero. Tavullia, venti chilometri scarsi da Misano, ha sparato fuochi artificiali. I telegiornali lo hanno spiato, esaltato, celebrato, mettendo la sordina agli angoli bui - le magagne con il fisco, gli ultimi anni senza vittorie -, persino la politica lo ha omaggiato: «Sì, mi sono fermato davanti alla tribuna ed ho lanciato il casco. È stato emozionante, ed anche ricevere il premio dal Ministro degli Esteri di Maio, dal Presidente del Coni Malagò e dalla Vezzali. Sono uno degli sportivi italiani più famoso nel mondo nella storia, e ciò mi rende felice».

     

    valentino rossi valentino rossi

    Oggi l'emozione è ancora calda, ma sulla sua eredità si può forse aprire un discorso, azzardare un orizzonte. Come per tutti i campioni che non solo vincono tanto, ma occupano per intero una generazione anagrafica e tre o quattro sportive - Schumacher, Federer, Jordan - il ritiro rischia di trasformarsi in uno sboom. Per Federer, che pure ancora non ha detto stop, le prefiche hanno già iniziato a stracciarsi le vesti, molti degli orfani di Jordan hanno accusato un calo della libido cestistica. Il dubbio forte, nell'ambiente, è che nel post Rossi non ci sia un campione abbastanza capiente, come è capitato nel dopo Tomba per lo sci.

     

    valentino rossi valentino rossi

    Che, come Vale, non è stato solo una faccenda italiana, ma un trionfo del Made in Italy. È questione di carisma, oltre che di gas aperto: Marquez ne ha, ma in dosi minori, Dovizioso o Bagnaia ancora meno. Per Quartararo, rivolgersi in Francia. Rossi è un'icona pop - nel senso della riconoscibilità e del valore di mercato - e un fenomeno popolare che ha saputo trasformarsi in un'industria, anche senza avere dietro la Ferrari come Schumacher. Gli altri sono bravi piloti, campioni che trascorrono: provocano quantità variabili di tifo, non un culto.

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    Facile immaginare che senza più l'imam con i riccioli una buona fetta abbandoni la liturgia. Rossi, certo, ha seminato anche in altri modi. Si lascia dietro un'aura mediatica - a tratti virata in isteria - che probabilmente continuerà ad alimentare anche nella sua nuova vita, da manager dello Sky Racing Team VR46, da pilota automobilistico nell'endurance o nei rally, da commentatore o da dirigente.

     

    Ha accompagnato la MotoGp fuori da un'era genuina ma un po' naif, meno attenta di ora alla formazione e alla professionalità imprenditoriale. «Al di là delle sue straordinarie capacità di pilota si sa gestire molto bene in ogni situazione - spiega il suo ex collega Luca Cadalora in un libro («Dottor Rossi», di Stefano Saragoni) costruito sulle voci di chi lo ha conosciuto da vicino. «Pensate all'Academy: ha dato una possibilità ai campioni del futuro, al motociclismo italiano, e al tempo stesso serve a lui per mantenersi competitivo.

     

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    Allenandosi con tutti quei ragazzi rimane giovane di testa e gli piace essere rispettato e considerato come pilota e come persona». Il Dottore ha portato in pista riflettori che prima non c'erano, tutti quelli che hanno vissuto anche del suo riflesso ora dovranno confrontarsi con la sua ombra. Meglio: con una penombra gialla. «Io vado in moto due volte alla settimana, sempre, e sono io a decidere cosa guidiamo nella Academy, se cross, pista, ovale. Voglio continuare a girare in moto, quello non cambierà. Non farò il collaudatore perché i test sono la cosa più noiosa e faticosa del motociclismo, ma magari prima o poi la Moto GP mi mancherà, e la proverò». Senza la tentazione, si augurano i suoi tifosi più razionali, di andare oltre.

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