Stefano Montefiori per il “Corriere della Sera”
eric zemmour a parigi 2
Éric Zemmour prende toni a metà tra Giovanna d'Arco e il Messia quando si rivolge ai giovani: «Lo racconterete ai vostri figli: un giorno, nel 2022, un uomo ha preso il cammino. Ho ascoltato il mio cuore e l'ho seguito».
Quell'uomo pronto a tutto «perché la Francia resti la Francia», come dicono gli striscioni, è lui, Éric Zemmour, l'ex opinionista del Figaro pluricondannato per incitazione all'odio che ieri ha riempito il Trocadéro di Parigi per cercare di ridare slancio alla sua corsa all'Eliseo.
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Il luogo scelto per il comizio decisivo dice molto: sullo sfondo c'è la Tour Eiffel simbolo della Francia nel mondo e poco più lontano ecco il duomo des Invalides, dove è sepolto Napoleone, il grande idolo di Zemmour (l'altro era e forse è ancora Putin).
Il Trocadéro, nel molto borghese XVI arrondissement di Parigi, è una piazza simbolo della destra gollista e Zemmour rivendica subito di averla espugnata: «Sono l'unico vero candidato di destra a queste elezioni», perché Marine Le Pen sarebbe ormai «una socialista» con la sua ossessione per il potere d'acquisto e la difesa delle classi più deboli, e la gollista Valérie Pécresse «una centrista».
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Lui, che rifiuta un'etichetta di estrema destra pur ampiamente meritata, è fiero di avere fatto arrivare autobus da tutta la Francia per portare «centomila patrioti» (in realtà sono meno della metà) al Trocadéro.
Una simile adunata era riuscita nel 2012 al presidente uscente Nicolas Sarkozy e nel 2017 all'ex favorito François Fillon: entrambi poi sconfitti (rispettivamente da Hollande e Macron), nonostante l'analogo mare di bandiere tricolori.
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Zemmour è in calo nei sondaggi, non hanno aiutato le uscite delle ultime settimane sui disabili («basta con l'ossessione dell'inclusione»), l'ammirazione per Putin («ci vorrebbe uno come lui anche in Francia», diceva poco tempo fa) e l'auspicio che i profughi ucraini rimangano in Polonia «dove stanno sicuramente meglio».
A due settimane dal primo turno del 10 aprile, Zemmour è fermo all'11 per cento delle intenzioni di voto, al quinto posto dietro il grande favorito Macron (28%), Marine Le Pen (20,5%), il candidato della sinistra radicale Jean-Luc Mélenchon (14%) e Valérie Pécresse (11,5%), ma «impossibile non è francese», si legge nell'enorme striscione sotto il palco e «niente e nessuno potrà rubarci questa elezione», ripete Zemmour di fronte ai sostenitori - molti giovani - che gli tributano una devozione assoluta.
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L'idea che l'elezione sia già vinta e che qualcuno - i media, il sistema, i politici di professione - stia cercando di sottrarla al popolo è molto trumpiana, come anche lo slogan nazionalista On est chez nous!, questa è casa nostra!, che la folla scandisce quando Zemmour si rivolge agli stranieri e ai musulmani per ribadire che sono loro a doversi adattare alla cultura francese e non il contrario.
Zemmour non ha a disposizione la macchina del partito repubblicano Usa, ma spera di ripetere comunque l'impresa riuscita a Trump nel 2016, ovvero sovvertire ogni pronostico, approfittare del «voto nascosto» non intercettato dai sondaggisti e conquistare la presidenza della Repubblica.
Zemmour ieri non ha cambiato nulla della sua proposta politica - il rimpianto per la Francia che fu da Brigitte Bardot a Louis de Funès, l'ossessione per l'identità francese minacciata dagli stranieri - ma ha rinunciato alla tetra «Z» dei primi manifesti elettorali, che ora ricorderebbe l'ancor più sinistra «Z» dell'invasione russa.
il controverso simbolo con la z di zemmour
Quando Zemmour evoca le vittime dei criminali e incolpa il lassismo del governo, i suoi sostenitori gridano in coro Macron assassin! Macron assassin!, e lui non li ferma (dirà poi che non aveva compreso lo slogan e condannerà l'accaduto).
Al confronto di Zemmour, Marine Le Pen sembra ormai una specie di pacata e rassicurante Merkel francese, e infatti sale nei sondaggi. Macron ha la vittoria in tasca, ma un eccesso di sicurezza, l'attenzione rivolta soprattutto alla crisi internazionale e poco alla politica interna e una forte astensione potrebbero ridare un po' di incertezza al secondo turno del 24 aprile.