Estratto dell'articolo di Tommaso Rodano per "il Fatto quotidiano"
mario sechi parla con i giornalisti a palazzo chigi
Grande, immenso, infinito Mario Sechi. Il nuovo capo ufficio stampa di Giorgia Meloni si è congedato dalla direzione dell’Agi, l’agenzia di stampa di Eni, con un discorso leggendario, cinematografico, epico. Quarantacinque minuti di “io”, inaugurati con un “sarò breve”.
Qualche redattore, forse poco commosso dalla sua dipartita, ha registrato e fatto circolare. Forse per malanimo o magari perché il rosario di perle che Sechi ha regalato agli ex sottoposti – la definizione, vedrete, è pertinente – meritava di essere trascritta e mai dimenticata.
mario sechi foto di bacco
“Era il 1º luglio 2019, ero vestito più o meno così, faceva caldo, avevo accettato l’offerta dell’Eni, grandissimo editore, di venire a lavorare in agenzia”, esordisce il dimissionario. “Accettai per salvare un pezzo di giornalismo: questa era la missione”. Non di meno. “La sfida era mettere a posto una macchina che perdeva benzina, olio e viaggiava a bassa velocità”.
Per uso del passato remoto, ricchezza dell’immaginario e rotondità dell’ego, Sechi ricorda Manuel Fantoni di Borotalco, mentre sgrana le sue storie immaginifiche a un perplesso Verdone (“Mi imbarcai su un cargo battente bandiera liberiana...”).
mario sechi
[…] La vita del direttore, racconta, “è fatta di enormi sacrifici e di infinita solitudine”. Poi gli si affaccia un pensiero: è inutile condividerlo con voi, cari ex sottoposti, tanto non lo saprete mai. “La solitudine del comando è una cosa che non sperimenterà mai nessuno finché non ce l’ha. Quanti di voi hanno fatto il direttore responsabile di una baracca con 70 giornalisti, 150 collaboratori e 22 milioni di fatturato?”.
[…] “[…] Non sono Mario Sechi perché sono venuto all’Agi. Ero già Mario Sechi e lo sarò anche dopo”. Qui siamo al Marchese del Grillo. “Ho lavorato solo per voi, è stato un impegno fisico e psichico enorme, non potete neanche immaginare”.
MARIO SECHI IN VERSIONE MARCHESE DEL GRILLO MEME
Sechi si vanta di aver quasi raddoppiato il lavoro (da 600 a mille lanci in media) e di aver mantenuto l’organico […]. In pratica ha raddoppiato il lavoro a parità di salario, ma non smette di torturare gli ex sottoposti nemmeno ai saluti: “Dovete studiare. Io ho 55 anni, 30 di lavoro, un curriculum, direi, che non è facile trovarne molti altri così vari. Continuo a studiare, a investire, a chiedere corsi. Tutti lo dovete fare, è il vostro lavoro, non è il mio”.
[…]Il suo ego gigante è ora al servizio di Meloni. Pardon, della Patria: “Se l’istituzione chiama, e sei un patriota, e sei un italiano, rispondi. L’istituzione ha chiamato e io ho risposto. Se avessi pensato ai miei piccoli interessi, non avrei accettato. È un sacrificio, prima di tutto economico, enorme: nessuno di voi avrebbe accettato”. Ma – ça va sans dire – nessuno di voi è Mario Sechi.
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