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    IL FECONDADOR DELLA CIOCIARIA - LA STORIA DI UN IMPRENDITORE DELLA PROVINCIA DI SORA CHE HA MESSO INCINTA TRE DONNE, TUTTE SUE DIPENDENTI, A POCHI MESI L'UNA DALLE ALTRE: UNA DELLE TRAVIATE ORA VUOLE GIUSTIZIA E HA TRASCINATO L'UOMO IN TRIBUNALE PER IL RICONOSCIMENTO DELLA PATERNITA' - LA RAGAZZA AVEVA INIZIATO LA RELAZIONE CON IL TRIVELLONE PRIMA DI ANDARE A LAVORARE NELLA SUA AZIENDA. POI E' RIMASTA INCINTA E HA COMUNICATO DI NON AVERE PIU' LA VOGLIA DI ANDARE A LAVORO. A QUEL PUNTO L'UOMO... - LA RETTIFICA: “NON RISPONDE AL VERO CHE LE DONNE COINVOLTE SIANO TRE, NÉ TANTOMENO CHE SIANO DIPENDENTI DELL’AZIENDA NÉ CHE SIANO IN STATO DI GRAVIDANZA..."


     
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    Estratto dell’articolo di Roberta Pugliesi Pierfederico Pernarella per “il Messaggero”

     

    […] Una storia di relazioni finite male, con relative gravidanze, che ha sconvolto la vita di tre ragazze e la tranquillità di un piccolo paese del Sorano. Una delle tre, la prima che ha già messo a mondo il bambino, ora però vuole giustizia 

     

    […] È il febbraio dello scorso anno quando la prima protagonista della storia incontra un uomo poco più grande di lei. I due intraprendono una relazione coinvolgente ed appassionata e vanno a convivere. La ragazza inizia anche a lavorare nell'attività del fidanzato. […]  arriva anche la bella notizia: lei scopre di essere in dolce attesa di un maschietto. 

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    […]. Dopo le prime settimane di gestazione, la ragazza dice al fidanzato di non sentirsela più di continuare a lavorare[…]  A quel punto […] Il compagno cambia atteggiamento nei suoi confronti fino ad assumere comportamenti sempre più irascibili […]ad agosto 2022, la relazione tra i due s'interrompe bruscamente. In un primo momento il futuro padre dichiara di voler contribuire alle spese della gravidanza e a quelle future del figlio, ma dopo poco cambia idea e chiede un test del Dna al quale però non si sottopone. 

     

    Gli viene chiesto di farsi carico delle spese per l'esame sulla paternità e a quel punto fa un passo indietro. […]  lui […] inizia una nuova relazione sentimentale con un'altra ragazza, anch'essa sua collaboratrice, e pure lei rimasta incinta. E l'ex fidanzata, come si conviene di questi tempi, lo scopre sui social […] Ma non finisce qui.

     

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    «Mia figlia è stata la prima vittima di questa persona - dichiara la nonna del primo bimbo - ma fortunatamente ha una madre che le darà tutto il sostegno che le è necessario. Spero che sia così anche per la seconda e la terza». La terza? E si perché pare che anche una terza donna, anche lei impiegata nell'attività dell'uomo, sia caduta tra le braccia del datore di lavoro con lo stesso epilogo delle prime due collaboratrici. L'ultima dovrebbe invece partorire ad ottobre.

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    L'APPELLO

    «Io mi auguro che questa persona si prenda le responsabilità derivanti dall'essere padre. Ci sono almeno due ragazze madri sperando che almeno alla terza vada bene e presto ci saranno tre fratellastri nati a pochi mesi l'uno dall'altro legati dallo stesso padre», aggiunge la nonna sconfortata che rivolge anche un appello alle altre ragazze: «State attente, non lasciatevi prendere in giro. Non è giusto che un datore di lavoro si comporti in questo modo senza dimostrare un briciolo di etica professionale». 

     

    Intanto l'uomo dovrà vedersela con la giustizia. La neo mamma, attraverso il suo legale Antonio Carugno, lo ha citato in giudizio per il riconoscimento della paternità. […]

     

     

     

     

    Riceviamo e pubblichiamo:

     

    Mi corre l'obbligo, morale e professionale, di prendere posizione a tutela del mio assistito, del quale continuerò a mantenere l'anonimato, che si è sentito tirato in ballo dalle suddette pubblicazioni. Invero, il mio rappresentato si è sentito l'ingiusto protagonista delle Vs. ricostruzioni giornalistiche fantasiose, poiché anch'egli citato in giudizio presso il Tribunale di Cassino, per l'udienza del 21.9.2023, nel procedimento civile avente ad oggetto l'azione di riconoscimento della paternità, procedimento vertente tra la parte rappresentata dall'Avv.Antonio Carugno ed il mio assistito. Inoltre, più di qualche testata giornalistica ha anche citato il nome reale dell'Azienda che lo stesso rappresenta, facendo sorgere il fondato dubbio su cosa serva adoperare nomi o acronimi di fantasia se poi si cita un qualcosa di reale che fa incontrovertibilmente risalire all'identità di una persona che si voleva (almeno nelle intenzioni) celare.

     

    Fatta questa doverosa premessa si contesta, perchè non risponde al vero, quanto segue:

    1. non risponde al vero che le donne coinvolte nella vicenda siano tre, né tantomeno che siano dipendenti dell'azienda né che siano in stato di gravidanza;

    2. non risponde al vero che la donna che lo ha citato in giudizio fosse sua dipendente, sia perchè all'epoca dei fatti in contestazione l'Azienda non aveva dipendenti e sia perchè costei era già impiegata formalmente presso un noto supermercato della zona;

    3. non risponde al vero che il mio assistito sia il padre del bimbo nato a Gennaio 2023, né che sia il padre degli ulteriori ed ipotetici nascituri;

    4. non risponde al vero che si sia sottratto al test del DNA in sede stragiudiziale né che abbia preteso che lo stesso esame dovesse essere eseguito a spese della controparte, giacchè è esattamente l'opposto. Il mio assistito con missiva prontamente inoltrata al legale di controparte chiariva di non volersi assolutamente sottrarre agli obblighi nascenti dalla

    supposta paternità, subordinando l'adempimento dei medesimi all'esito degli esami genetici comprovanti la paternità in capo allo stesso: ciò perchè il bambino non è stato concepito in costanza di matrimonio, non operando la presunzione di paternità. Nonostante l'onere probatorio di dimostrare la detta paternità sia posto in capo alla madre reclamante, il mio assistito si rendeva prontamente disponibile a sopportare le spese dell'esame genetico in ragione della metà, sollecitando la controparte a sottoporvisi quanto prima. Pertanto non risponde al vero che il presunto padre si sia sottratto al test genetico né che non ne abbia voluto sostenere i costi;

    5. invero, è stata controparte a rifiutare la proposta di eseguire privatamente il test del DNA in quanto pretendeva che tutte le spese relative fossero poste a carico esclusivo del mio rappresentato;

    6. non risponde al vero che il mio assistito abbia intrattenuto una relazione sentimentale e/o un rapporto di convivenza con la medesima, né che si sia rifiutato di sostenere le spese inerenti la gravidanza, poiché i conti presentati tramite i precedenti legali e che gli veniva richiesto di pagare non erano inerenti la gestazione e tutto ciò che questa comporta;

    7. non risponde al vero che la vicenda abbia assunto risvolti penalistici ai danni del mio assistito con ipotetiche denunce/querele sporte in suo danno a causa di presunti comportamenti violenti giacchè, dai certificati penali del Casellario Giudiziale e dei Carichi pendenti aggiornati all'attualità, non si evince alcun procedimento penale definito e/o pendente in danno del mio assistito. Al contrario il mio rappresentato, unitamente a sua madre, si è visto costretto a fine gennaio 2023 a sporgere formale denuncia/querela nei confronti della controparte e della di lei madre per i reati di diffamazione e stalking;

    8. è doveroso precisare, inoltre, come la scrivente difesa nel giudizio del prossimo settembre si opporrà sollevando ogni opportuna e necessaria contestazione nel rito e nel merito: a tal proposito, sia consentito precisare come parte avversa, sebbene per il tramite dei Vs. giornali, abbia avuto cura di diffondere una notizia palesemente falsa, nel giudizio non ha avuto la medesima accortezza poiché la sbandierata data di udienza del 21.9.2023 non avrà sicuramente l'esito processuale, così come proclamato, a causa dei propri grossolani errori di forma che saranno eccepiti nelle opportune sedi.

    Tralasciando la vicenda processuale si evidenzia ancora una volta l'estraneità del mio assistito ai fatti così come riportati e ricostruiti negli articoli di giornale ma addirittura – e cosa più importante – non ha mai rilasciato dichiarazioni in tal senso ad alcun giornalista.

     

    Per tale ragione non si capisce il motivo per il quale il nome del mio assistito – desumibile dalla titolarità dell'Azienda rappresentata – sia finito sulle pagine di quotidiani on line e cartacei senza che i giornalisti scriventi né gli altri organi del quotidiano abbiano verificato la veridicità delle informazioni in loro possesso e, soprattutto, senza aver prontamente avvertito il mio assistito. Infatti, contattando preventivamente quest'ultimo, si sarebbe potuta accertare la veridicità dei fatti, garantendo il contraddittorio, e l'assenza di coinvolgimento di quest'ultimo nella vicenda narrata: tali attività non sono state poste in essere da alcun organo delle testate giornalistiche coinvolte.

     

    In tale modo si reca un pregiudizio grave alla reputazione del mio assistito il quale si trova, suo malgrado, coinvolto in una vicenda che gli è estranea nei termini ricostruiti.

    Si sottolinea inoltre come le testate giornalistiche non abbiano operato alcun riscontro sulla veridicità del testo dell'articolo pubblicato, limitandosi a ricalcarlo e confermarlo nella sostanza e quindi attribuendo rinnovata fondatezza ai fatti ivi descritti.

     

    Tali fatti, in relazione ai quali non vi è alcuna certezza che si siano svolti, di certo non hanno riguardo alcuno nei confronti del mio assistito.

     

    Ciò comporta l'aver posto in essere una condotta ancora più colpevole rispetto alla testata giornalistica dalla quale è stata presa l'informazione, perchè non è stata usata neppure la diligenza minima nella verifica delle informazioni e del rispetto dei parametri fondamentali di verità e continenza della notizia, anche alla luce della delicatezza della questione trattata.

     

    In considerazione di tutto quanto sopra esposto e della condotta diffamatoria penalmente rilevante posta in essere dagli editori in epigrafe menzionati, nonché delle testate giornalistiche, ciascuno in riferimento alle proprie condotte e responsabilità, Vi invito e formalmente diffido a provvedere ad una immediata rettifica dei fatti e con risalto analogo a quello riservato al brano giornalistico a cui la rettifica si riferisce:

    a) evidenziando che i fatti non sono stati riferiti dal mio assistito;

    b) sottolineando che il cronista non ha reale contezza dell'implicazione di quest'ultimo nella vicenda in questione;

    c) evidenziando le rettifiche precedentemente esposte.

    Vi diffido inoltre dal compiere ulteriori atti diffamatori nei confronti del mio assistito, riservandomi sin da ora, in mancanza, di agire in giudizio per una miglior tutela del mio rappresentato.

    La presente valga ad ogni effetto di legge.

     

    Avvocato Francesca Mazzenga

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