Fico e di maio
Annalisa Cuzzocrea per “la Repubblica”
Ha letto i giornali. Ha visto le foto dell' ultimo naufragio a largo della Libia, i corpi dei bambini vestiti di rosso restituiti dal mare, e ha deciso di parlare. Per farlo, il presidente della Camera Roberto Fico, in Sicilia da giovedì, ha scelto un luogo simbolo: l' hotspot di Pozzallo. Uno degli approdi più frequenti per i disperati che tentano la traversata del Mediterraneo.
Era a Ragusa, ha organizzato la visita in un paio d' ore, l' ha annunciata sui social. Si è fatto accompagnare dal sindaco, dal questore, dal prefetto. Quel che ha detto, i porti che non devono essere chiusi, le ong che fanno un lavoro straordinario, non lo ha detto a titolo personale - come ha subito provato a far filtrare la macchina della comunicazione M5S - ma come terza carica dello Stato.
LUIGI DI MAIO ROBERTO FICO
«Prima salvare le vite in mare poi accertare eventuali responsabilità. Non è buonismo ma umanità». È questo che Fico ripete ai collaboratori e ai parlamentari che lo sostengono.
Il punto è che l' Europa deve fare la sua parte, Ungheria compresa, a costo di sanzioni. E che l' Italia deve gestire l' accoglienza nel modo giusto, con progetti di integrazione che evitino ghetti e tensioni sociali. Non dice "accogliamoli tutti", Fico.
Ma mette i diritti umani prima di ogni altra cosa e la gestione intelligente dei flussi come principio cardine di una politica migratoria sostenibile. Il presidente della Camera usa il peso del ruolo che ricopre per sostenere una posizione che ha sempre mantenuto ferma. Anche quando questo ha significato scontrarsi con Beppe Grillo. Nei giorni in cui, col garante del Movimento, è invece tornato il sereno.
di maio fico
Testimoniato dalla foto sulla terrazza dell' hotel Forum di giovedì e dal nervosismo di Luigi Di Maio, che per la prima volta negli ultimi mesi reagisce nervosamente alla presa di posizione del leader degli ortodossi. Alle persone più vicine Fico aveva detto subito che essere stato eletto grazie all' alleanza con la Lega non avrebbe fatto venir meno il suo impegno.
Così, dopo aver fatto da sponda al presidente della Repubblica e aver fatto rientrare le sparate sull'impeachment (anche in quel caso sostenuto da Grillo) nei primi mesi alla guida di Montecitorio si è prodotto in una specie di agenda parallela: l'impegno per la verità su Giulio Regeni, gli incontri ufficiali con ong come Medici senza frontiere, la visita alla baraccopoli dove ha trascorso gli ultimi giorni il bracciante nero ucciso in Calabria, Soumaila Sacko.
FICO GRILLO DI MAIO
Di Maio ha ragione quando dice che «sull' immigrazione il governo è compatto». Perché non è dentro il governo che il presidente della Camera ha il suo seguito. Danilo Toninelli ha impiegato meno tempo ad allinearsi sulle posizioni salviniane che a studiare le competenze del ministero che non pensava di conquistare. «Malta collabora su navi Ong per la legalità» scriveva il responsabile delle infrastrutture mentre 100 persone affogavano cercando di arrivare in Italia.
La truppa parlamentare però è tutt'altro che sopita e non ha mancato di dimostrarlo nelle ultime assemblee. L' appiattimento sulle posizioni della Lega non piace quasi a nessuno. Con il presidente della Camera ci sono - dichiaratamente - la senatrice Paola Nugnes, che ieri scriveva «da scelte come quella di chiudere i porti o respingere gli sos delle Ong non ci assolveranno né le ragioni che riteniamo di avere, né gli accordi che altri si rifiutano di onorare».
ALESSANDRO DI BATTISTA - LUIGI DI MAIO - ROBERTO FICO
Poi il collega Matteo Mantero e due nuovi presidenti di commissione alla Camera come Luigi Gallo, alla Cultura, e Giuseppe Brescia, agli Affari Costituzionali. «Il pensiero di Fico è legittimo e condivisibile - dice Brescia - è però necessario che l' Unione europea ci ascolti. Io anziché chiudere i porti, chiuderei gli hotspot. Li abbiamo istituiti in cambio del ricollocamento di 90mila migranti, ma questi spostamenti non sono mai avvenuti se non per poche migliaia di rifugiati». In mezzo, tra Fico e Di Maio, c' è poi una vasta area di parlamentari.
DI MAIO DI BATTISTA GRILLO FICO
Che sull' immigrazione aveva approvato un altro programma, con toni diversi da quelli degli ultimi giorni. Perfino Alessandro Di Battista, dal suo viaggio in Sudamerica, solo pochi giorni fa avvisava: «Trovo fuorviante incentrare tutto il dibattito politico esclusivamente sul tema dell' immigrazione. Questo sta facendo tirare un sospiro di sollievo a un mucchio di persone». Parlava dei colletti bianchi, Dibba, e concludeva: «Il capolavoro del sistema è spingere i cittadini a dichiararsi guerra tra loro piuttosto che dichiarare guerra ai responsabili delle sopraffazioni».