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    IL FIGLIO DI ALEMANNO E QUEL PESTAGGIO FASCIO-MISTERIOSO - CHIESTO IL RINVIO A GIUDIZIO PER UN POLIZIOTTO


     
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    Giulio De Santis per il "Corriere della Sera"

    Dopo quattro anni d'indagini sul raid fascista in una villa della Camilluccia rischia di finire sotto processo il poliziotto Roberto Macellaro, autista dell'ex sindaco Gianni Alemanno. La Procura ha chiuso le indagini accusando l'agente di omissione d'atti d'ufficio e favoreggiamento.

    ISABELLA RAUTI E FIGLIO MANFREDI ALEMANNOISABELLA RAUTI E FIGLIO MANFREDI ALEMANNO

    Secondo il pubblico ministero Barbara Zuin, il poliziotto ha coperto il pestaggio di un ragazzino - il 2 giugno del 2009 - da un gruppo di teppisti: una spedizione punitiva nata dopo che la vittima aveva azzittito gli slogan fascisti intonati da altri giovani durante una festa in piscina. Tra gli invitati c'è anche Manfredi Alemanno, figlio dell'allora primo cittadino della Capitale: adolescente di quattordici anni, era stato «scortato» dall'agente.

    GIANNI ALEMANNO CON MOGLIE ISABELLA E FIGLIO MANFREDIGIANNI ALEMANNO CON MOGLIE ISABELLA E FIGLIO MANFREDI

    La ricostruzione dell'aggressione non ha permesso di accertare quali sono le ragioni che hanno spinto Macellaro a non stilare un rapporto sull'aggressione. Al momento non sono emersi i nomi dei responsabili dell'aggressione, tanto che è accusato di «favoreggiamento di persone ignote». La Zuin ha comunque appurato che non ha riferito ai superiori i fatti di quel pomeriggio. Un altro punto fermo è che il figlio di Alemanno - non si sa bene in quale momento - si sarebbe affrettato ad entrare nella macchina del poliziotto e a scappare verso casa.

    IL SALUTO ROMANO DI MANFREDI ALEMANNOIL SALUTO ROMANO DI MANFREDI ALEMANNO

    Manfredi, nipote di Pino Rauti, è stato sentito dagli inquirenti nell'inverno dello scorso anno ma non ha contribuito a ricostruire cosa sarebbe accaduto nel corso di quel pomeriggio. Sulla vicenda la Procura dei Minorenni ha aperto un'inchiesta che sarebbe stata archiviata per difetto di querela della vittima.

    La ricostruzione del pm Zuin su cosa è avvenuto quel pomeriggio di quattro anni fa si è scontrata sulla reticenza dei testimoni dell'aggressione. Tutto è invece chiaro sulla parte iniziale, quando il ragazzo organizza la festa a bordo piscina della villa dei genitori. Vengono invitati otto amici e tra loro c'è anche Manfredi.

    Dopo pochi minuti dall'inizio della festicciola qualcuno dei presenti inneggia al Duce e fa il saluto romano. Il padrone di casa protesta, invitando il gruppetto ad andarsene. Gli animi si accendono. Uno degli amici di Alemanno jr prima ricorda ai presenti di far parte del Blocco Studentesco (l'organizzazione giovanile di CasaPound di cui il figlio dell'ex sindaco è attivista) e poi annuncia vendetta: afferra il cellulare, in pochi attimi un gruppo di 4-5 ragazzi risponde all'adunata e inizia a picchiare l'adolescente che ha avuto il torto di protestare.

    Manfredi Alemanno sarebbe stato presente alla «spedizione punitiva» e si sarebbe allontanato soltanto a raid terminato. Ed è qui che diventa decisivo l'autista. Secondo il pm, Macellaro si preoccupa di scortare a casa Alemanno jr nel più breve tempo possibile. Ascoltato dai pm il poliziotto nega, persino, di aver visto entrare e uscire gli autori del pestaggio.

    Per un altro ispettore di polizia, Pietro Ronca, è stata invece chiesta l'archiviazione. Non avrebbe fatto pressione su una 13enne per invitarla ad omettere il nome di Manfredi durante la deposizione al commissariato Flaminio.

     

     

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