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    ANTISEMITISMO COL JOYSTICK - IL FIGLIO DI UN EX MILITANTE DI AL FATAH HA SVILUPPATO UN VIDEOGIOCO IL CUI SCOPO È UCCIDERE SOLDATI ISRAELIANI -  IL GIOCO DOVREBBE USCIRE SU “STEAM” A DICEMBRE, MA IL "SIMON WIESENTHAL CENTER" HA CHIESTO IL BOICOTTAGGIO DELLA PIATTAFORMA - IL CREATORE DEL VIDEOGAME SI DIFENDE: “IL GIOCO NON È IN ALCUN MODO DISCRIMINATORIO O ANTISEMITA, NON SI SPARA A CIVILI, A DONNE O BAMBINI, ANZIANI MA SOLO AI SOLDATI..." – VIDEO 


     
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    Raffaele Genah per "il Messaggero"

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    Non ci sono possibilità di equivoci né di ammiccamenti. Tutto è esplicito. Fin troppo. A partire dalla copertina che raffigura un palestinese inginocchiato col volto coperto dalla kefia che impugna un mitra sullo sfondo della Moschea di Aqsa. 

     

    E' l'ultimo videogame che sta per approdare (uscirà a dicembre) sulla più grande piattaforma mondiale di giochi in streaming, Steam. Un concentrato di odio, violenza e propaganda, che in Israele è diventato un caso. 

     

    Vince, naturalmente, chi uccide il maggior numero di soldati israeliani. Lo ha realizzato in quasi dieci anni di lavoro, Nidal Nijm, uno sviluppatore brasiliano, figlio di un ex militante di Al Fatah riparato nel Paese sudamericano dopo la guerra del Libano nel 1982. 

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    LA STORIA 

    Protagonista del gioco da cui tutto parte è un giovane, chiamato Ahmad al Falastini che dopo 5 anni di carcere e annesse torture vuole vendicarsi della morte dei propri familiari sotto un bombardamento dell'esercito israeliano. Da qui si dipana tutta una gamma di possibili esiti, a cominciare dall'arma usata: non solo fucili a ripetizione, ma anche coltelli, granate, razzi, con il grido in sottofondo di Allahu akbar con cui solitamente i terroristi accompagnano le loro azioni. 

     

    Ma anche l'esito dell'operazione non è sempre lo stesso: si va dai colpi che riescono a raggiungere la testa del bersaglio, cui fanno seguito messaggi di congratulazioni, per arrivare anche al fallimento della stessa operazione. In questo caso si apre una schermata, sempre nel medesimo stile, che presenta una mano insanguinata, una pistola e un coltello sulla bandiera palestinese e la didascalia che con toni oltre il limite dell'entusiasmo annuncia: Sei diventato un Martire. 

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    Rallegrati o madre del martire, prepara tuo figlio per il matrimonio (in paradiso), diffondi la rabbia contro l'oppressore, la sua ingiustizia deve essere fermata. Per l'inventore, il gioco si prefigge di consentire a chi prenda in mano il joystick il ruolo di combattente per la libertà rimuovendo in questo modo - a suo dire- lo stereotipo che vuole gli arabi rappresentati come terroristi. 

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    E a sostegno di questa acrobatica affermazione arriva la prova inoppugnabile: «Il gioco non è in alcun modo discriminatorio o antisemita, in questo gioco non si spara a civili, a donne o bambini, anziani ma solo ai soldati. La trama di questo gioco è una storia fittizia ispirata a fatti reali. Contiene - conclude - soltanto la rappresentazione virtuale del movimento di resistenza palestinese contro l'occupazione». 

     

    LE POSIZIONI 

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    Se questo gioco tra qualche settimana dilagherà sulle consolle e andrà ad infoltire la schiera già nutrita dei video che trasudano violenza, alimentando ulteriormente il dibattito infinito sulle possibili ricadute sulle menti più fragili, in Israele la vicenda è diventata un caso e da più parti si sollevano allarmi e polemiche da parte di chi coglie anche il rischio che questo nuovo mezzo possa alimentare un clima già altamente infiammabile. 

     

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    Basti pensare che nel passato i giochi di ruolo sul conflitto israelo-palestinese, come Peace maker si limitavano a simulare strategie in cui i giocatori cercavano di raggiungere la soluzione pacifica dei due Stati gestendo decisioni sociali, politiche e militari. 

     

    E altri piccoli giochi che incitavano alla violenza, durante la guerra di Gaza nel 2014, erano invece rapidamente abortiti. I commenti non mancano. 

     

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    Il deputato della destra estrema Ben Gvir chiede al governo di costringere le autorità brasiliane a bloccare il gioco, mentre il noto sviluppatore di videogames Luc Bernard sentenzia senza appello: «Incoraggia la violenza, noi siamo il pilastro dell'industria dell'intrattenimento e dunque responsabili di ciò che potrebbe ispirare una ricaduta nel mondo reale». Il Simon Wiesenthal Center, un gruppo di controllo dell'antisemitismo, ha chiesto il boicottaggio di Steam.

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