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    I FURBETTI DEL LINGOTTO – IL FISCALISTA DI TANNO: MARPIONNE AGGIRERÀ L’EXIT TAX E LA FERRARI SE NE ANDRÀ DALL’ITALIA A COSTO ZERO – IL SEGRETO È UNA FUSIONE PER INCORPORAZIONE IN OLANDA


     
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    di Carlo Di Foggia per “Il Fatto Quotidiano

     

    TOMMASO DI TANNO TOMMASO DI TANNO

    Alla fine, quello di Ferrari all’Italia è un doppio addio a costo zero. Una beffa”. Tommaso Di Tanno - docente di Diritto tributario all’Università di Siena - è uno dei più noti tributaristi d’Italia. Grande esperto di fisco internazionale (tra i suoi clienti figurano grandissimi colossi), da giorni è colpito da un dettaglio “di cui nessun giornale parla”: “Se la Fiat trasferisce la casa di Maranello in Olanda, come pare sia stato fatto stando alle indiscrezioni dei giornali, non lo fa mica per la burocrazia snella - spiega - ma per pagare meno tasse. Attraverso il meccanismo con cui lo sta facendo, però, non paga neanche la ‘exit tax’”. Cioè la tassa dovuta da chi porta la società all’estero, e con essa una parte dell’imponibile fiscale”.

     

       Al Salone di Ginevra Marchionne aveva risposto “può essere” a chi gli chiedeva se sarebbe stata creata una holding in Olanda per la Ferrari. Finora si è parlato di un trasferimento di sede legale.

       Se così fosse, fiscalmente non cambierebbe nulla. I giornali invece parlano di un trasferimento vero e proprio. Andare via, però, è un po’ come vendere l’azienda e l’Erario chiede alla società di pagare un’imposta sulla differenza tra il valore contabile e il valore effettivo stabilito attraverso delle perizie, che nel gergo si chiama exit tax.

     

       Che quindi, va pagata.

    TOMMASO DI TANNO TOMMASO DI TANNO

       In teoria sì, ma hanno scelto un meccanismo che li esonera dal farlo. Il sistema scelto, infatti, non è quello del “trasferimento”, ma della “fusione per incorporazione”. Sembra un dettaglio da poco ma non lo è: nel secondo caso, infatti, non si paga nulla. Ed è tutto legittimo.

     

       Basta così poco?

       Sì. Sembra incredibile ma aggirare la legge è talmente facile che tanto valeva non farla. È una normativa a uso e consumo del popolino, ma è nata monca. E questo si va ad aggiungere all’operazione con cui sono stati trasferiti i marchi e i brevetti ad una apposita società. Anche questa, sempre stando alle indiscrezioni, è diretta in Olanda, sottraendo altro gettito fiscale.

     

       Il brand Ferrari vale 4 miliardi. Stando al bilancio ha generato nel 2013 ricavi per circa 100 milioni di euro con un margine operativo lordo di 52,4 milioni.

       Quando si vende un prodotto, ci sono due componenti da considerare: il costo industriale – su cui Ferrari continuerà a pagare le tasse in Italia - e la parte immateriale, cioè la tecnologia e il valore del marchio. Averli trasferiti nei Paesi Bassi significa che parte del profitto va fuori, e, mi creda, non è poca roba.

     

       Di che cifre parliamo?

    sergio marchionne sergio marchionne

       In numeri assoluti è difficile dirlo. Ma è importante far notare una cosa: quando la società italiana produce un’auto, paga le royalties, cioè i diritti di sfruttamento, alla società olandese. Per quella italiana è un costo, per l’altra un profitto, tassato molto poco, anche grazie a meccanismi arzigogolati che consentono di risparmiare quasi tutto.

     

       Quali?

       Le modalità sono infinite. Posso dirle quello che storicamente si fa di più: l’“antillian route”, la strada delle Antille. Funziona così: la società italiana paga i diritti, diciamo 100. Quella Olandese tassa solo il 5 con un'aliquota Ires al 25% - che fa 1,3 - mentre può girarne fino a 95 alle Antille, dove sono tassati al 3%, che fa 4. In totale su 100 paghi solo 5,3. Se consideriamo che in Italia sarebbe tassato – tra Ires e Irap – al 31%, in totale si è risparmiato il 27. Sono margini molto elevati.

     

    piero ferrari sergio marchionne piero ferrari sergio marchionne

       Marchionne e John Elkann hanno detto che “le tasse continueranno ad essere pagate in Italia”.

       Purtroppo non dicono la verità. Ma di certo percorrono una strada già battuta da altri.

     

       È il meccanismo già usato dai colossi della moda come Armani o Dolce e Gabbana.

       Sì, anche se loro sono dovuti tornare indietro dopo gli accertamenti dell’Agenzia delle Entrate, riportando la sede fiscale delle società che detenevano i diritti sui marchi dal Lussemburgo in Italia. E questo perché il Fisco aveva verificato che si trattava di società in realtà gestita da qui.

     

       Può succedere lo stesso con Ferrari?

       No. Credo abbiano in mente un sistema più sofisticato, con una vera e propria sede, con tanto di dipendenti e cda che si riunisce in Olanda. Un po’ come Fca ha fatto con Londra, dove la società ha 300 dipendenti che occupano un intero edificio. Sarebbe insomma una cosa fatta meglio.

    MONTEZEMOLO E MARCHIONNE ALLA FERRARI MONTEZEMOLO E MARCHIONNE ALLA FERRARI

     

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