DJOKOVIC
Paolo Rossi per la Repubblica
C’era una volta un robot. Giocava a tennis e non sbagliava mai. Lo ritenevano un cannibale, uno di quelli che - nei momenti topici non perdonava mai gli avversari. Un robot, appunto. Questo era il passato: correva l' anno 2016 quando Novak Djokovic tutto vinceva e comandava il mondo a Parigi.
Sembra un' eternità fa. Il presente, oggi, vede una controfigura: un solo torneo vinto otto mesi. Una copia bruttina, un tennista in confusione che sbaglia quando meno te l' aspetti.
Che perde da Istomin agli Australian Open al 2° turno. Il mondo se n' è accorto, e da un bel pezzo, e ha preso fiducia contro di lui. Le cause scatenanti della crisi di Djokovic, che ora ripeteremo per i distratti (litigi con la moglie, presunti flirt), sono arcinote.
DJOKOVIC JELENA RISTIC
La domanda è un' altra: come si fa a recuperare al tennis un Djokovic nelle attuali condizioni? Qualcuno ha risposto, offrendosi di correre in aiuto al serbo. Bogdan Obradovic, tanto per fare il primo nome: «Nole ha bisogno di fare una grande e profonda analisi di tutta una serie di cose. Ma lui è padrone di se stesso, ed è il primo a sapere di cosa ha bisogno. Io sono pronto ad aiutarlo» ha detto l' ex ct di Coppa Davis della Serbia. Aggiungendo anche che forse il papà di Nole, Srdjan, dovrebbe rientrare a far parte dello staff.
«Il caso Djokovic conferma che le dinamiche del tennis sono uguali per tutti» dice Francesco Elia, coach e marito di Silvia Farina (ex n. 11 del mondo). «Se qualcosa comincia ad andare storto rischi di fare ulteriori scelte rischiose». Il riferimento è alla fine del rapporto con Boris Becker e al ricorso a un guru, Pepe Imaz. «È chiaro che non c' è serenità» aggiunge Vittorio Magnelli, tecnico di Pennetta e Vinci quand' erano ragazzine, ed espertissimo del circuito tennistico in quanto ex marito di Sandrine Testud.
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«Ovvio che per capire cosa succeda a Djokovic bisogna viverne la quotidianità, ma è lampante che manchi la tranquillità, base anche per i campioni. Ci vuole del tempo, bisogna concedeglierlo».
Più o meno quel che pensa anche Paolo Bertolucci, ex ct di Davis azzurro: «Di certo non ha dimenticato come si tirano i rovesci e i dritti. Lo vediamo tutti che non ha più quei flash di cattiveria che ne hanno contraddistinto il suo gioco. Al momento sembra un altro». Ma la cura? «Diciamo che la diagnosi corretta si può fare solo Indian Wells e Miami. A fine marzo capiremo tutto» conclude Elia.
DJOKOVIC E LA MOGLIE
Il diretto protagonista cerca di mostrarsi incurante delle critiche e tiene a sfoderare ottimismo, neppure replica ai dubbi coniugali, ricorda di avere un secondo figlio in arrivo: «Sono nella fase in cui sto cercando di essere il miglior marito, padre e tennista possibile. È difficile, ma non impossibile. Cerco la migliore versione di me stesso. Ecco il mio caso».
Forse è la sua cura, identica a quella che Federer segue per sè: «La mia felicità è nel desiderio di normalità. Nell' uscire da questa strana bolla che è il mondo del tennis e scoprire le cose del mondo».
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