1. MAFIA CAPITALE ERA UNA FICTION
Estratti dall'articolo di Ermes Antonucci per ''Il Foglio''
giuseppe pignatone
Mafia Capitale non era mafia. A stabilirlo, ribaltando clamorosamente il verdetto d' appello del settembre 2018, è stata la sesta sezione penale della Corte di Cassazione, che ha annullato senza rinvio la precedente sentenza, non riconoscendo il 416bis, e si è rimessa alla Corte d' appello per la rideterminazione della pena per 24 dei 32 imputati in relazione all' associazione a delinquere semplice.
buzzi e marino
Sconfessata in maniera radicale la tesi portata avanti per anni dall' ex procuratore capo di Roma Giuseppe Pignatone, poi andato in pensione e recentemente diventato presidente del tribunale Vaticano. Non era mafia, dunque, ma una semplice associazione a delinquere (…).
Ora chi lo spiega al resto del mondo, dopo lo sputtanamento epocale che gran parte della politica e dell' informazione ha inflitto al nostro Paese? Come archiviare Mafia Capitale, l' accusa con la quale la procura di Giuseppe Pignatone voleva rivoluzionare il processo ai traffichini e ai delinquenti della mala romana? Come archiviare quell' architettura costruita dai pubblici ministeri per dire che la violenza di boss e picciotti non era più una prerogativa della Sicilia ma un fenomeno di rilievo nazionale?
SALVATORE BUZZI - LUCIANO CASAMONICA - GIANNI ALEMANNO
Il primo istinto sarebbe quello di classificare la sentenza pronunciata ieri sera dalla Corte di cassazione come la pura e semplice cancellazione di un' ipotesi accusatoria. Invece è la ricusazione di un metodo. La Suprema corte comincia finalmente a capire che l' aggravante mafiosa è diventata da qualche anno a questa parte la sceneggiatura necessaria senza la quale nessun processo finisce sui giornali. E' la via più breve sperimentata dai cosiddetti magistrati coraggiosi per inserire la propria inchiesta, anche la più pallida o la più fragile, nei più alti gironi del circo mediatico-giudiziario.
SALVATORE BUZZI E GIULIANO POLETTI
2. SERVIVA UN TRUCCO PER TRASFORMARE IL PROCESSO IN UNO SCONTRO TRA IL BENE E IL MALE
Giuseppe Sottile per ''Il Foglio''
E' la vocazione al cinematografo. E' il trucco di scena per trasformare un confronto - che altrimenti risulterebbe fiacco e sconclusionato - in uno scontro titanico tra accusa e difesa, in un' epopea in cui le forze del bene sono lì, a rischiare la vita, per sconfiggere le forze del male. E i giudici - diciamolo - molto spesso ci cascano. E finiscono, soprattutto nelle sentenze di primo grado, per accettare qualsiasi forzatura, per assegnare nobiltà di prova ai sospetti più azzardati, ai ragionamenti più strampalati, alle dicerie più improbabili, alle boiate pazzesche.
Giuseppe Pignatone
Come la fantomatica Trattativa inventata dall' antimafia chiodata di Palermo per far credere, all' Italia dei talk-show, che il generale Mario Mori, il carabiniere che aveva catturato Totò Riina, capo dei sanguinari corleonesi, è stato un ufficiale infingardo e fellone; al quale lo Stato, che avrebbe dovuto assegnargli una medaglia d' oro, ha inflitto invece l' infamia di una condanna a dodici anni di carcere per un traccheggio sottobanco con i boss. Ma la Corte d' Assise, in primo grado, non ha trovato di meglio che accettare quella sceneggiatura, tanto propagandata da giornali e televisioni. Del resto, perché rischiare? Chi avrà mai il coraggio di contrastare le forze del bene che rischiano la vita per combattere il male? Ci penserà, semmai, la Cassazione. Che, per Mafia Capitale, ci ha già pensato.
carminati londra carminati CARMINATI CARMINATI 1 CENA 2010 - GIULIANO POLETTI - FRANCO PANZIRONI - UMBERTO MARRONI - DANIELE OZZIMO - ANGELO MARRONI - SALVATORE BUZZI - GIANNI ALEMANNO