Estratto dell’articolo di Gianluca Di Donfrancesco per “Il Sole 24 Ore”
debito pubblico
«Le economie europee avanzate ad alto debito devono impegnarsi in più significativi e anticipati piani di consolidamento dei conti pubblici rispetto a quanto attualmente previsto»: l’invito vale in particolare per Italia, Belgio e Francia e arriva dall’outlook sull’Europa, pubblicato ieri dall’Fmi.
Sull’Italia, ieri sera, è arrivato il giudizio di S&P, che ha confermato il rating all’attuale BBB con outlook stabile. Secondo l’Fmi, l’Italia deve agire velocemente sul debito e può partire riducendo detrazioni, elusione e aiuti anti-inflazione, ha spiegato il direttore del dipartimento Europa, Alfred Kammer: «In cima alla lista ci sono gli sgravi fiscali inefficienti, come il superbonus».
FONDO MONETARIO INTERNAZIONALE
Già nel Fiscal Monitor, il debito pubblico italiano era tornato sotto la lente del Fondo, che ha raccomandato ulteriori «sforzi nei prossimi due anni» per intraprendere un credibile piano di risanamento. Il rapporto presentato ieri non fa che ribadire il messaggio.
Nelle economie europee avanzate, le misure di sostegno varate durante le crisi «dovrebbero essere completamente ritirate, man mano che gli shock continuano ad attenuarsi e la ripresa avanza». Senza tuttavia «compromettere gli investimenti pubblici e i sistemi di welfare». E soprattutto, per i Paesi ad alto debito, «saranno particolarmente critiche» riforme che favoriscono la crescita.
giancarlo giorgetti giorgia meloni
Ce n’è anche per i “frugali”, i Paesi con livelli di debito relativamente bassi (come la Germania), ai quali l’Fmi torna a raccomandare politiche meno restrittive: «Questo consentirebbe di dare più spinta agli investimenti verdi che favoriscono la crescita».
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Il Fondo sottolinea che le differenze nei livelli di reddito pro capite tra Europa e Stati Uniti è dovuto soprattutto a questo: «La produttività totale dei fattori nell’Unione Europea è solo il 78% di quella Usa», si legge nel rapporto. Gli ostacoli sono ancora significativi. Per esempio, nella mobilità dei lavoratori all’interno dell’Unione Europea: «I costi di migrazione tra i Paesi Ue, che possono riflettere tra l’altro la non portabilità di pensioni o requisiti professionali, sono circa otto volte superiori a quelli negli Stati Uniti. […]
PAOLO GENTILONI GIANCARLO GIORGETTI
La debolezza della domanda interna potrebbe, a sua volta, «portare l’inflazione al di sotto del target». La crescita del Pil per l’Eurozona è bassa, come già evidenziato dal World Economic Outlook: la stima è di un incremento dello 0,8% quest’anno e dell’1,5% il prossimo (dallo 0,4% del 2023), con una leggera correzione verso il basso rispetto alle stime di gennaio (-0,1% per il 2024, -0,2% per il 2025).
Per l’Italia la previsione per il 2024 e il 2025 è di un incremento del Pil dello 0,7% con crollo allo 0,2% nel 2026, «con il Superbonus che arriva ad esaurimento e il Pnrr che continua ad esserci, ma non con così tanta forza», spiega Helge Berger, vice direttore del dipartimento Europa dell’Fmi. «Per quest’anno il livello di crescita dell’Italia è molto vicino alla media dei Paesi europei. Certamente ci devono essere prudenza nella spesa, attenzione sul debito pubblico e attuazione del Pnrr», ha commentato il commissario Ue agli Affari economici, Paolo Gentiloni.
DEBITO PUBBLICO ITALIANO
Che ha indicato problemi sull’ipotesi di proroga della scadenza del Pnrr, formulata dall’Italia: «È legittimo segnalare difficoltà, ma questo non dovrebbe portare a rallentamenti». Riguardo all’Europa, secondo Gentiloni «se non ci fosse un’incognita geopolitica», ci sarebbero «tutte le premesse per un miglioramento della situazione economica, a partire dalla seconda metà di quest’anno, collegata a un allentamento della stretta monetaria».
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