titi e marcel in un gay bar cubano
Nick Kirkpatrick per “Washington Post”
Abel Batista entra in casa e scoppia a piangere. Appena prima il diciassettenne era stato preso in giro, molestato verbalmente dai vicini perché è apertamente gay. Abel si siede e la famiglia lo conforta. A casa si sente accettato, lì non sente il peso del rigetto come gli altri cubani omosessuali.
I diritti LGBT sono innegabilmente migliorati a Cuba negli ultimi tempi, ma molti problemi rimangono. Lo stigma sociale è perpetrato soprattutto dalla Cuba cattolica. Per tre settimane il fotografo venezuelano Alejandro Cegarra ha documentato la vita di giovani gay di L’Avana che gravitano al Malecón, il luogo della vibrante nightlife locale.
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Li immortala nei gay bar “Las Vegas” e “la Fresa”, nella spiaggia di Caracolito dove si incontrano. L’omofobia dilaga, e per quanto Cuba stia tentando di diventare gay-friendly, da Abel ci si aspetta ancora che si comporti da uomo e rinunci alla sua delicatezza e femminilità. Le scarpe coi tacchi della madre li può indossare solo in casa.
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