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    IL FUMO E LA RABBIA DI PORTO MARGHERA - ESPLODE UNA FABBRICA DI PRODOTTI CHIMICI, GRAVI 2 OPERAI. LA NUBE NERA OSCURA VENEZIA. IL ROGO E’ STATO CAUSATO DALLO SCOPPIO DI UN SERBATOIO DELL’ACETONE - I SINDACATI SULLE BARRICATE: “SICUREZZA INSUFFICIENTE” – L’EX DEPUTATO BETTIN: “DISASTRO ANNUNCIATO” - VIDEO


     
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    Laura Berlinghieri per la Stampa

     

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    Un' alta colonna di fumo di un nero intenso, l' odore acre dell' aria, il suono delle sirene. È l' incubo in cui è piombata ancora una volta Porto Marghera, poco prima delle 10.30 di ieri, a seguito di un' esplosione nella ditta 3V Sigma, specializzata nella produzione di composti chimici per la cosmesi. La tensione era già alta per le continue e recenti denunce di lavoratori e sindacati per la carenza di sicurezza. Un doppio scoppio e poi le fiamme e una nube nera visibile da terraferma, centro storico e persino da fuori provincia. In grado di inghiottire, nel giro di breve, un' area industriale di 12 mila metri quadrati.

     

    L' invito ai cittadini di rimanere in casa, chiudendo porte e finestre, per la paura di dispersione nell' ambiente di sostanze chimiche, è l' immagine del ritorno dell' incubo Porto Marghera, per molti bomba a orologeria.

     

    L' incendio è divampato per l' esplosione di un serbatoio nell' impianto dell' acetone della 3V Sigma. Il bilancio è di due operai feriti e due intossicati. I primi, che verserebbero in gravi condizioni, sono manutentori di un' azienda esterna e al momento dello scoppio stavano lavorando a una nuova linea produttiva. Uno dei due, di nazionalità romena, è stato subito portato da un collega nell' ospedale di Dolo, in provincia di Venezia, quindi ricoverato al Centro ustioni di Padova; il secondo, indiano, è stato immediatamente trasportato nel nosocomio di Verona con l' elicottero.

     

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    Enorme e celere il dispiegamento di forze per far fronte all' incendio. Otto squadre a terra dei Vigili del fuoco provenienti da tutto il Veneto, per un totale di 80 uomini e 30 autobotti, con un mezzo arrivato dall' aeroporto di Treviso e il suo potente getto di schiuma per domare le fiamme. Un intervento massiccio durato quasi tre ore, con la ritirata del fuoco e del fumo e lo spettacolo desolante di un impianto collassato su se stesso, di cui non rimane altro che lo scheletro. Le strade intorno, compresa una parte della Romea, erano state bloccate, mentre alle 14 suonava la seconda sirena: segnale della fine dell' emergenza.

     

    Ma nella testa rimane la paura. Si attendono ancora i risultati delle analisi dell' Arpa regionale su aria e acqua, non sarà altro che il contorno di quello che l' ex deputato Gianfranco Bettin, una vita spesa al fianco degli operai di Porto Marghera, ha definito un «disastro annunciato». E non sono mancati i commenti di chi, ora, siede in Parlamento. Il senatore dem mestrino Andrea Ferrazzi ha depositato un' interrogazione ai ministri dell' Ambiente, della Salute, del Lavoro e dello Sviluppo economico. E presto farà lo stesso il deputato Pd Nicola Pellicani, rivolgendosi al ministro Sergio Costa. Ma le critiche più dure e severe sono quelle di operai e sindacati, che già da un anno denunciavano una situazione insostenibile, presentata pochi mesi fa tramite un esposto al prefetto. L' ultimo grido di allarme, appena due giorni prima, con la richiesta di un incontro urgente con la proprietà. Inascoltata.

     

     

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