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    DOPO LE SCORPACCIATE DI SOCIALFUFFA CON FACEBOOK E TWITTER, IL FUTURO DELL’HI TECH È NEL GARANTIRE L’ANONIMATO - BOOM DI APP CHE PERMETTONO DI COMUNICARE NELL’OMBRA


     
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    Simone Cosimi per "la Repubblica"

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    Dopo la scorpacciata di narcisismo, quando Facebook ha appena spento dieci candeline, prende il via l'epoca dell'anonimato 2.0. Almeno per quanto riguarda l'ultima ondata di app che presto, sulla scia del boom di Whisper, colpirà anche il mercato italiano. Sono strani ibridi anonimi o semianonimi, a metà fra social network e programmi di messaggistica istantanea. Realizzati per raccontare paure, segreti, faticose verità e a volte per prendere di mira il prossimo senza bisogno di associarli a un'identità né a un più precario pseudonimo. Il modello, insomma, è in bilico fra "sfogatoio" e confessionale.

    Oltre alla creatura del ventiseienne Michael Heyward, Whisper, ci sono Secret e Social Number (che però non è un'app) da una parte, Telegram, Confide, Popcorne Wutdall'altra.
    Solo per citare le più scaricate degli ultimi mesi e senza contare il fantasmino giallo di Evan Spiegel, Snapchat, inattaccabile leader del settore con i suoi 400 milioni di messaggi quotidiani.

    Molte di queste applicazioni sono nate da un presupposto: «Quando sei su un social network devi sempre apparire migliore», ha spiegato lo stesso Heyward recentemente. «Nessuno fra gli studenti di un liceo ammetterà mai pubblicamente di essere vergine. Ed è difficile che qualcuno che fa lo striptease per pagarsi gli studi lo dica su Twitter».

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    La vita pubblica, specie sul Web, non è fatta per le confessioni. Una delle più recenti,
    Wut, assomiglia invece più a un gioco. Saltata fuori dal genio di Paul McKellar, già al lavoro su Square (la piattaforma di pagamenti in mobilità) consente di inviare messaggi anonimi ad una cerchia di amici di Facebook. Ma trattandosi di amici è possibile che qualcuno capisca chi ha scritto il messaggio. Di fatto, una volta sbloccato il telefono, comincia il divertimento.

    Telegram è invece una chat che funziona grosso modo come Whatsapp. Ma a differenza di quest'ultima i messaggi sono criptati e fra le altre opzioni consente di programmarne l'autodistruzione dopo la lettura. Non sarebbe male per far chiacchierare Edward Snowden e Julian Assange ai confini del Vecchio continente. Al di là del punto di partenza e del livello di elaborazione, la scivolosa tendenza è segnata da un concetto di fondo ancora più complicato dell'anonimato: la fugacità.

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    Perfino il New York Times ha parlato di una nuova era delle piattaforme sociali, inaugurata proprio da Secret & co. Non che prima il Web fosse un libro aperto. Adesso, dopo aver sperimentato la socialità online in ogni edonistica sfumatura, lo schema si sta però capovolgendo. Il paradigma di oggi è effimero, casuale e temporaneo. Anzitutto quando riguarda l'utente, al quale non è più richiesta alcuna procedura di log-in né la creazione di un profilo personale.

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    Anzi, come in Popcorn, decide con chi chattare - sempre senza nome - in base a chi trova nei dintorni. Ma anche quando tocca i contenuti. Su Confidei blindatissimi messaggi si svelano passando il dito sul display, per evitare il rischio screenshot, e si autodistruggono appena letti. Come in Peek, Backchat e altri servizi simili. Illusione di riservatezza o arma a doppio taglio?

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    «L'anonimato assoluto in Rete non esiste, l'utente lascia sempre delle tracce - spiega Antonello Soro, presidente dell'Autorità per la protezione dei dati personali - la mancanza di autenticazione non esclude la possibilità di risalire all'identità di chi naviga online, rende solo più complesso il lavoro per magistratura e Polizia. Con questi nuovi social network anche i rischi per i minori sono ancora più forti: il fatto che una foto o un messaggio si cancellino dopo qualche istante non mette al riparo da utilizzi abusivi, e i rischi di cyberbullismo si moltiplicano».

     

     

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