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    IL GATTO-PARDO DEL MOSSAD - FREDDO, PIGNOLO, SCIALBO: SOTTO TAMIR PARDO IL SERVIZIO SEGRETO DI ISRAELE È DIVENTATO ONNIPOTENTE- È LUI L’UOMO GIUSTO PER PREVENIRE LA “BOMBA ATOMICA” DELL’IRAN


     
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    Giulio Meotti per “il Foglio”

     

    TAMIR PARDO TAMIR PARDO

    Berna. Svizzera. Anni Novanta. E’ notte. Una pattuglia della polizia si avvicina a un appartamento. Una vecchia signora sofferente di insonnia alle due di mattina si era insospettita per l’arrivo di un’automobile di fronte alla sua casa, nella tranquilla Konitz Strasse. Avvicinandosi alla finestra, gli agenti vedono uomini e donne che armeggiano apparecchi di intercettazione. Sul marciapiede un giovane e una giovane donna facevano da palo, mentre nella cantina altri tre tentavano di manipolare le linee telefoniche di uno degli appartamenti.

     

    Quando nella cantina entrano gli agenti svizzeri (che credevano di avere a che fare con ladri comuni), uno degli israeliani spiegò in inglese con la massima naturalezza di avere divorziato di recente e di aver cercato con la sua nuova amica “un tetto per la nottata”. Il poliziotto non ci crede e li trascina tutti al commissariato più vicino. Si scoprirà che erano tutti agenti del Mossad e che si prefiggevano di eliminare uomini di affari arabi apparentemente implicati nel trasferimento nella valle della Bekaa libanese di materiali chimici e batteriologici.

     

    Avrebbero dovuto essere uccisi con l’introduzione in un orecchio di un liquido letale che avrebbe provocato l’arresto dei battiti cardiaci in poche ore. La casa – si scoprirà – era quella di Jean Abdullah, un anziano operativo di Hezbollah in Europa. Fra gli arrestati c’era anche Ram BenBarak. E’ lui adesso uno dei probabili candidati a succedere a Tamir Pardo, l’attuale “Memuneh”, il capo del Mossad (in ebraico significa “Istituto”, l’istituto per antonomasia), che dovrebbe ritirarsi durante il 2015, a meno che il governo non estenda il suo incarico. Proprio quel Tamir Pardo che sarebbe stato implicato nell’affare di Berna.

     

    mossad mossad

    A competere per il suo incarico anche l’attuale capo del National Security Council, Yossi Cohen, e il vice di Pardo, la cui identità non può essere resa nota sulla stampa. Maratoneta che parla un inglese perfetto, padre di quattro figli, Cohen al Mossad ha già diretto la sezione “Tsomet”, quella incaricata di reclutare agenti e di infiltrarli nei paesi nemici.

     

    Cohen ha diretto le spie in quattro continenti, fra cui Africa ed Europa. Fra i papabili a succedere a Pardo anche un altro Cohen, l’attuale capo dello Shin Bet, il servizio segreto interno, Yoram Cohen, cresciuto in una modesta casa nel quartiere Shapira di Tel Aviv, figlio di Moshe e Leah, emigrati in Israele dall’Afghanistan negli anni Cinquanta. Cohen indossa la kippà, il copricapo dei religiosi, e rappresenta una nuova generazione di spie devote. Durante la prima guerra del Libano, gli amici e i colleghi lo ricordano indossare lo scialle di preghiera dopo un’operazione e intonare Salmi al Signore. Nel caso Cohen venisse nominato, al suo posto potrebbe andare “la volpe”, Roni Alsheikh, un ufficiale religioso di origine yemenita.

     

    AGENTI DONNE DEL MOSSAD AGENTI DONNE DEL MOSSAD

    La massima di Douglas MacArthur, lo stratega americano della guerra nel Pacifico, per cui “i vecchi soldati non muoiono, semplicemente appassiscono”, non vale per Israele. Tamir Pardo è un veterano della sicurezza dello stato ebraico dal 1976. Pardo è anche noto come “l’orologiaio”, per il suo carattere schivo, paziente. E’ un eroe che ha ricevuto ben tre premi, nel giorno dell’indipendenza, comminati a chi rischia la vita in missioni segrete per la sicurezza d’Israele.

     

    Eppure è molto diverso dal suo predecessore, Meir Dagan, che due notti fa a Tel Aviv ha guidato una manifestazione politica faziosa contro il primo ministro Benjamin Netanyahu, a meno di una settimana dalle elezioni. Se Dagan era chiaramente una nomina personale dell’ex primo ministro Ariel Sharon, Pardo è legato a Bibi. Hanno una storia comune, qualcosa che potrebbe essere definito quasi come un legame di sangue: l’Operazione Entebbe e l’eliminazione di Khaled Meshaal.

     

    Pardo era l’ufficiale di collegamento durante l’Operazione Entebbe nel 1976. Fu lui a usare la parola in codice “Carmelo”: stava a significare che l’operazione era stata effettuata e che gli aerei erano decollati con gli ostaggi di Entebbe. Tutti tranne Yoni Netanyahu, il fratello dell’attuale primo ministro. Il proiettile mancò di dieci centimetri Pardo, che fu il primo a vedere Yoni crollare. Quattro anni dopo, Pardo entra nel Mossad e inizia a farsi subito notare per uno straordinario potere di improvvisazione. Pardo fa parte degli “sciusciuisti”, ovvero quelli che fanno “sh”, per invitare al silenzio. Non parlano di quello che fanno.

    mossad mossad

     

    Nel 1997, quando Netanyahu era primo ministro, agenti del Mossad sono stati arrestati in Giordania in seguito al fallimento dell’assassinio del leader di Hamas, Khaled Meshaal. Alla testa della commissione di inchiesta c’era Pardo. Pardo ha fama di essere un personaggio complesso: da un lato, è uno squalo che morde avidamente ogni progetto, dall’altro lato è un pignolo che passa in rassegna tutte le possibilità di successo e di fallimento, una caratteristica che spesso suscita risentimento tra i subordinati.

    Fumatore incallito, Pardo lavora spesso di notte e convoca riunioni alle 22 e 30. Vuole avere il materiale prima di ogni meeting, così da smontare spesso i piani che i suoi dipendenti hanno accuratamente messo a punto per lui durante settimane di lavoro.

     

    A differenza del coriaceo Meir Dagan, Pardo è freddo, distante, quasi irraggiungibile. Privo di carisma, Pardo è difficile, mai incline all’umorismo, anche se esercita un fascino tutto particolare, quasi stoico. Quando è stata nominato da Netanyahu capo del Mossad, i suoi vicini di casa nel moshav Nir ne ignoravano perfino l’esistenza. “Nessuno sapeva quello che stava facendo”, diranno.

     

    Pardo ha rivoluzionato il Mossad in due campi. Innanzitutto nel reclutamento, dopo il suicidio della spia-traditore Ben Zygier, il “prigioniero X”. Non avrebbe mai dovuto essere stato assunto in primo luogo, sebbene al momento delle missioni segrete di Zygier e del suo arresto, il regista del Mossad era il predecessore di Pardo, Meir Dagan. L’attuale capo del Mossad ha inoltre potenziato il ruolo delle donne all’interno del servizio segreto. Tutto ebbe inizio alla periferia di Parigi con una bionda focosa. E’ tramite lei che il Mossad (all’epoca Pardo era già un dirigente di spicco) contatta un ingenuo e godereccio iracheno addetto alla costruzione di un reattore nucleare.

    NETANYAHU ALL ASSOCIAZIONE DEGLI EBREI AMERICANI NETANYAHU ALL ASSOCIAZIONE DEGLI EBREI AMERICANI

     

    Dopo un po’ di sesso e intrighi, il 7 giugno 1981, una pattuglia di cacciabombardieri israeliani elude la sorveglianza dei radar e distrugge la centrale nucleare irachena di Tuwaitha. Il sogno dell’atomica cullato da Saddam Hussein va in pezzi. Il mondo si indigna per l’audacia israeliana. Ma neanche dieci anni dopo tirerà un sospiro di sollievo quando il rais di Baghdad infiammerà il Golfo. Da allora, il Mossad fa sempre più uso delle femmine fatali.

     

    Come Sylvia Rafael, bellissima, alta, arrestata in Norvegia dopo il fallimento di Lillehammer. O Cindy, che si spacciò per estetista e incastrò su uno yacht al largo di Ostia il tecnico nucleare israeliano Mordechai Vanunu che aveva tradito il suo paese vendendo segreti atomici all’estero.

     

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    Con la nomina di Pardo, il Mossad ha assunto soprattutto il controllo di tutte le operazioni clandestine, comprese quelle dell’esercito, da sempre geloso della propria indipendenza operativa. Tamir Pardo ha dato al Mossad un potere praticamente infinito nella gestione della sicurezza dello stato ebraico. Il 5 agosto 2006, i commandos israeliani arrivarono nel porto mediterraneo di Tiro, in Libano, uccidendo ventisette fra agenti di Hezbollah e Guardie della Rivoluzione iraniane. A guidare l’incursione proprio Pardo, allora capo delle operazioni del servizio segreto. Era la prima volta che un ufficiale del Mossad si metteva a capo di un reparto dell’esercito.

     

    Questo metodo non venne applicato nella guerra a Gaza alla fine del 2008 e nel 2009, a causa delle obiezioni dell’allora premier Ehud Olmert che temeva un accentramento di potere. Sotto Netanyahu, il Mossad ha aumentato del ventisei per cento anche il proprio budget. Alcune settimane fa una operazione simile a quella del 2006 si è ripetuta in territorio libanese, con l’uccisione di capi di Hezbollah come Imad Mughniyah e di pasdaran iraniani come Mohammed Ali Allahdadi. Sotto la direzione di Pardo, il Mossad ha smesso di assassinare scienziati iraniani (attività ovviamente di cui non si sono mai avute conferme). I quattro anni di campagna di “targeted killings” è cessata nel 2012, con quattro uccisioni sotto Dagan e una sotto Pardo.

     

    primo ministro benjamin netanyahu primo ministro benjamin netanyahu

    Secondo un rapporto del settimanale Spiegel, l’omicidio di Dariush Rezaie fu la prima azione del nuovo capo del Mossad, Tamir Pardo, come la definì al settimanale tedesco un funzionario dello stesso servizio segreto israeliano. “Israele non risponde”, replicò Ehud Barak, abbozzando un leggero sorrisetto, a chi gli chiedeva conto di questi strani omicidi in Iran.

     

    Da allora, l’ostilità della Casa Bianca di Barack Obama e la sempre più forte azione di controspionaggio iraniano, hanno spinto i “Pardo boys” a concentrarsi sull’intelligence, la raccolta di informazioni sul programma nucleare iraniano. Da qui il potenziamento, da parte di Tamir Pardo, della divisione “Neviot” del Mossad, gli specialisti in sorveglianza, effrazione e intercettazione che sono stati rispediti anche in Europa nel 2012 dopo una lunga assenza.

     

    E’ la “guerra delle onde” di cui Pardo sarebbe il genio assoluto. Sua l’idea, il 16 aprile 1988, di un Boeing 707 con contromisure elettroniche per coprire l’operazione del commando del Mossad che uccise Abu Jihad a Tunisi? Suo “Stuxnet”, il super virus che avrebbe fortemente ritardato le centrifughe nucleari iraniane? Ma non è che c’è lo zampino di Pardo anche nell’intercettazione, la scorsa estate, che i servizi segreti israeliani hanno fatto delle telefonate del segretario di Stato John Kerry?

     

    Il responsabile della diplomazia americana venne intercettato dal Mossad durante le conversazioni svolte nelle trattative tra Israele e l’Autorità palestinese. E non fu un bel sentire per Gerusalemme. Un anno fa, Pardo si sarebbe incontrato a Vienna con il capo dell’intelligence saudita, Bandar bin Sultan, per una comune azione di boicottaggio del nucleare iraniano. Pardo finora si è sempre detto contrario a uno strike preventivo sulle installazioni atomiche iraniane.

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    Figlio di ebrei turchi, doppia laurea in Scienze politiche e Storia, Pardo ha trascorso un periodo da ufficiale anche nella squadra segreta “Cesarea”, la divisione di assassini del Mossad nata per colpire comandanti e finanziatori dei gruppi terroristici. Il gruppo era stato messo in piedi per dare la caccia ai criminali di guerra nazisti ed è formato dall’élite dell’élite di Israele.

     

    Ma è la sorveglianza il suo forte. La grande distanza che separa Israele e Stati Uniti sul nucleare iraniano è adesso sul tempo che servirà agli iraniani per fabbricare la bomba atomica una volta che lo decideranno. Un anno per gli americani, sei mesi per gli israeliani. Ma forse anche meno. Spetterà a Pardo intercettare quel segnale. E se Israele deve prepararsi a dieci anni di containment fra Teheran e le potenze occidentali, l’orologiaio del Mossad è davvero l’uomo giusto per prevenire la “bomba di Allah”. E’ molto paziente. Una qualità importante in medio oriente.

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