Liana Milella per “la Repubblica”
luca palamara 2008
Diceva Tancredi nel Gattopardo: "Se vogliamo che tutto rimanga com' è, bisogna che tutto cambi". E al Csm devono aver deciso di prenderlo alla lettera. Nonostante il monito di Sergio Mattarella, presidente della Repubblica e del Csm, che il 21 giugno, salvando l'attuale Consiglio dopo lo scandalo Palamara, disse nella sala Bachelet: «Oggi si volta pagina» rispetto «al quadro sconcertante e inaccettabile» svelato dall'inchiesta di Perugia.
David Ermini
Era un segnale preciso, niente più inciuci correntizi sulle nomine, rigoroso ordine cronologico. E invece, non appena riparte il treno di quelle strategiche, come la procura generale della Cassazione e la procura di Roma, ecco che le correnti riemergono potentissime.
Nonostante il vice presidente del Csm David Ermini continui a ripetere che «dobbiamo scegliere i magistrati più bravi e liberarci delle vecchie nomine correntizie che condizionano il futuro». Nel calendario di Ermini c'è una sfida: chiudere il 2019 portando a casa il Pg della Cassazione, i procuratori di Roma e Torino, e, almeno in commissione, il futuro capo di Perugia, la procura che gestirà il processo Palamara.
davide casaleggio alfonso bonafede
Ma, come dimostra la trattativa tra il Guardasigilli Alfonso Bonafede e il Pd sulla giustizia, quando si parla di riforme "epocali" tutto si complica. Tant'è che Bonafede invita il Pd «a non comportarsi come la Lega che ha fatto di tutto per bloccare la mia riforma», e dal Pd trapela all'opposto che in settimana sarà presentata un'articolata proposta sulla prescrizione.
Il dem Michele Bordo critica le «provocazioni gratuite» di Bonafede perché il Pd «è corretto, non ha mai fatto giochetti né sulla giustizia né su altro». Ma la soluzione Bonafede - stop alla prescrizione dopo il primo grado - è un «ergastolo del giudizio», serve altro. Scontro inevitabile, anche se Bonafede e Conte contavano di chiudere sulla giustizia già in settimana.
RICCARDO FUZIO SERGIO MATTARELLA
Proprio come, in settimana, Ermini vorrebbe far votare in plenum il Pg della Cassazione. Ammesso che Bonafede dia il suo "concerto" alle tre proposte che gli sono piovute sul tavolo. Sì, proprio tre. Sintomo chiaro di lotta dura tra le correnti. La quinta commissione si divide, 3 voti per Salvi, l'attuale Pg di Roma (Davigo, Suriano di Area, Benedetti di M5S); due per Riello, Pg a Napoli (il forzista Cerabona e Micciché di Mi); uno per Marcello Matera (Mancinetti di Unicost, la stessa corrente di Matera).
GIUSEPPE CREAZZO
In plenum potrebbe vincere Salvi con 12 voti (4 Area, 5 Davigo, 3 M5S), visto che Ermini non vota, e mancano sia il Pg che un consigliere. Ma è la logica tuttora correntizia a stupire, visto che Salvi, un anno fa, perse la stessa corsa per l'asse Palamara- Ferri che fece vincere Riccardo Fuzio di Unicost, costretto poi a dimettersi per l'inchiesta di Perugia. «È tutto come prima -dice un consigliere - il Csm non trova un metodo per rifarsi la verginità o forse non ha compreso la gravità di quanto è accaduto, ritiene che prima o poi lo scandalo sarà dimenticato».
In plenum dovrebbe passare la nomina del nuovo capo della procura di Torino, scoperta da un anno dopo il pensionamento di Spataro e dovrebbe farcela Anna Maria Loreto con un cartello simile a quello di Salvi.
francesco lo voi 1
Pronostico difficilissimo invece per Roma e per il dopo Pignatone. Proprio la procura dove si è consumata la trattativa registrata dal trojan di Perugia tra Palamara, i Pd Lotti e Ferri, alla presenza di altri consiglieri poi costretti alle dimissioni. Tramontata la candidatura del Pg di Firenze Viola, resta la gara tra Prestipino, che durante le audizioni «ha dato prova di essere il migliore», come ammette chi lo ha ascoltato, e i procuratori di Palermo Lo Voi e di Firenze Creazzo. Ma scatta qui la vecchia logica della carriera passata, e non dei meriti effettivi. Essere procuratore vale di più che essere un procuratore aggiunto. Come vale l'anzianità.
raffaele cantone foto di bacco
Con il rischio di essere poi bocciati dal Consiglio di Stato. Anche se magari quelle nomine pregresse sono state concordate tra le correnti. È il metodo antico che potrebbe penalizzare Raffaele Cantone. L'ex presidente dell' Anac corre per tre procure (Torre Annunziata, Frosinone, Perugia). Ha creato dal nulla l'Anac, ha diretto oltre 400 uomini, nucleo di Gdf compreso, ha spaziato su tutte le indagini italiane per corruzione. Ma è stato fuori ruolo per 5 anni e non ha diretto una procura. «Deve saltare un giro», dice qualcuno. Ma all' opposto c'è chi ragiona così: «Non possiamo essere prigionieri delle vecchie nomine correntizie che condizionano quelle future. Tutti dicono che serve il procuratore manager, e poi rinunciamo a Cantone? Assurdo. C' è un posto dove serve un magistrato "cattivo"? Sì, è Perugia, e allora mandiamolo lì, valutando il suo fuori ruolo all'Anac per quello che è stato, più che dirigere la più grande procura d'Italia». A patto che «tutto cambi perché nulla cambi».
riccardo fuzio e michele prestipino