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    “NON È IL CLIMA GIUSTO PER FESTEGGIARE IL GATTOPARDO” – IL ROMANZO DI TOMASI DI LAMPEDUSA COMPIE 60 ANNI MA IN ITALIA NON VIENE FESTEGGIATO. IL FIGLIO ADOTTIVO DEL PRINCIPE: "UN'OCCASIONE SPRECATA. FELTRINELLI NON LO CELEBRA PER UNA SORTA DI RESISTENZA PRATICA. CREDONO CHE FUNZIONI SOLTANTO LA LETTERATURA PEDAGOGICA DI SINISTRA" – CON LE SUE METAFORE VOLEVA FARE I CONTI CON LE INAPPLICABILI PROMESSE RIVOLUZIONARIE DEL '56 - VIDEO


     
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    Andrea Velardi per il Messaggero

     

    TOMASI DI LAMPEDUSA TOMASI DI LAMPEDUSA

    Hanno risuonato in tutte le librerie d' Italia le musiche tratte dal film di Luchino Visconti il 21 settembre, all' indomani della scomparsa di Inge Feltrinelli, che si era trasferita a Milano per amore di Giangiacomo Feltrinelli proprio nel 1958, l' anno della pubblicazione de Il Gattopardo, romanzo molto amato dalla regina dell' editoria. Presso la Feltrinelli di piazza del Duomo i lettori hanno perfino ballato sulle soffici note del Valzer brillante, riorchestrazione verdiana di Nino Rota, fatta apposta per il gran ballo tra Claudia Cardinale e Burt Lancaster. Anche Roberto Andò, uscendo dalle prove per la prima milanese di Bella figura di Yasmina Reza, ricorda che Inge Feltrinelli lo volle conoscere dopo aver visto «Il manoscritto del Principe» e che era «entusiasta del Gattopardo, romanzo affatto reazionario, che è un classico di cui nessuno può limitare la portata».

     

    LA NOTA Nel ricordo di Inge, l' editore Feltrinelli ha risposto con una nota ufficiale all' indomani dell' intervista polemica al Messaggero in cui Gioacchino Lanza Tomasi, figlio adottivo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, lamentava il disinteresse per il 60esimo anniversario dell' uscita de Il Gattopardo. L' editore si dice dispiaciuto per le parole di Lanza Tomasi, che preferisce considerare «frutto di una polemica estemporanea piuttosto che considerazioni di natura editoriale» e precisa «quanto sia intenso, oltre che ampiamente noto, il legame strettissimo e continuo tra Feltrinelli e il Gattopardo», valorizzato «in ogni forma come uno dei capolavori della letteratura internazionale» e i cui diritti sono gestiti con «passione e cura» dall' editore che ne permise la pubblicazione dopo il rifiuto einaudiano di Vittorini, con 13 diverse edizioni del libro - maggiori, filologiche, audiolibri e tascabili- dal 1958 a oggi.

    il gattopardo il gattopardo

     

    Un romanzo affatto dimenticato con «innumerevoli occasioni di promozione e celebrazione organizzate dalla casa editrice e dal Gruppo Feltrinelli, in Italia e nel mondo. Ricordiamo qui solo le letture di Stefano Benni organizzate lo scorso anno nella nuova sede della Fondazione Feltrinelli e aperte alla città e alle scuole».L' editore non risponde nel merito del 60esimo, perché «sarebbe scontato sostenere che il nostro modo di celebrare il Gattopardo è quello di cercare quotidianamente le novità che si rifanno a quello stile e a quella matrice letteraria, in realtà lo facciamo anche direttamente»

     

    foto del film il gattopardo foto del film il gattopardo

    LA PARABOLA Gioacchino Lanza Tomasi sottolinea che «tutto quanto detto nel comunicato corrisponde a verità, ma è evidente che il 60esimo si tradurrà in un' occasione mancata». Al figlio adottivo di Tomasi di Lampedusa chiediamo di precisare meglio i motivi del rifiuto dell' editore e del richiamo fatto nell' intervista a Mario Ajello della «resistenza pratica» dovuta alla fede in «una letteratura pedagogica di sinistra». «Il Gattopardo in Italia è stato sempre considerato un libro politico - spiega Lanza Tomasi - mentre nel mondo della cultura mondiale è solo il grande libro amato da grandi scrittori che sarebbero venuti a celebrarlo in un convegno come Mario Vargas Llosa, Javier Marías, AbrahamYehoshua. Quello che «ci ha fatti uscire dal romanzo ottocentesco, è un romanzo storico anomalo perché rilegge i fatti dalla prospettiva della psiche, alla Virginia Woolf, una storia di trauma interiori e non di eventi esterni.

     

    Inge Giangiacomo e Carlo Feltrinelli Inge Giangiacomo e Carlo Feltrinelli

    La questione ideologica non c' entra, va bene, ma Il Gattopardo rimane un romanzo scomodo, dirompente, micidiale perché si innesta nella mancata metabolizzazione del Risorgimento, la cui parabola conduce al fascismo perché, diciamolo francamente, i Savoia non erano affatto per la democrazia. Il Risorgimento ha spaccato l' Italia e la frattura tra Nord e Sud è stata imperante anche nelle ultime elezioni politiche. Il successo del libro viene da questo: sono cadute le scaglie dagli occhi della gente distrutta che ha pensato: ci avevano detto che questo era il progresso, ma invece siamo stati fregati».

     

    abito del film il gattopardo abito del film il gattopardo

    Quindi non sarebbe affatto, come sottolineava Asor Rosa criticando l' interpretazione di Francesco Orlando, che Il Gattopardo è il romanzo del fatalismo meridionale? Lanza Tomasi si accende: «Said nel saggio sull' orientalismo ha fatto capire che la frase sul trasformismo in realtà vuol dire Se tu non cambi, la storia ti seppellisce, muovendo ad un dinamismo e a una consapevolezza dell' azione che lega Lampedusa a Vico e Gramsci. Gli aspetti reazionari ci sono, ma appartengono semmai al distacco aristocratico di Tomasi di Lampedusa.

     

    Perfino un tassista palermitano mi ha citato l' episodio della visita del senatore Tassoni nell' ultimo capitolo dove si svelano le finzioni reciproche dei personaggi e «un' altra pala di terra fu messa sul tumulo della verità. Peccato che l' editore mostri una tale disattenzione per questo scrittore capace di profezia».

     

    2. QUEL PREGIUDIZIO ITALIANO MAI SCOMPARSO

    Matteo Collura per il Messaggero

    moravia morante moravia morante

     

     Letta l' intervista di Mario Ajello a Gioacchino Lanza Tomasi, figlio adottivo del principe di Lampedusa, pubblicata ieri su questo giornale, se ne ricava una semplicissima deduzione: passano gli anni, ma la pregiudiziale contrapposizione tra sinistra e destra (comunisti e non comunisti), riguardo i temi culturali rimane. Siamo rimasti fermi a Calvino, Guttuso, Moravia, Vittorini. E per quanto riguarda la critica più orientata a sinistra, a Mario Alicata, influente membro del Comitato centrale del Partito comunista.

     

    Questo è quanto ci dice l' intervista, nonostante siano trascorsi sessant' anni dalla pubblicazione del Gattopardo. Sessant' anni dice Gioacchino Lanza Tomasi sarebbero una buona occasione per festeggiare il romanzo, che (questo lo diciamo noi) ha dato agli italiani il gusto della lettura, inaugurando, con Il dottor Zivago, l' epoca dei best seller in Italia.

     

    gioacchino lanza tomasi lucio piccolo giuseppe tomasi di lampedusa gioacchino lanza tomasi lucio piccolo giuseppe tomasi di lampedusa

    Senonché dice sempre il figlio adottivo dello scrittore alla Feltrinelli hanno preferito far passare sotto silenzio l' anniversario. Nessuna celebrazione. «Credono che può ancora esistere una letteratura pedagogica di sinistra, e che funzioni soltanto quella», ne deduce Gioacchino Lanza Tomasi. Credono proprio così alla Feltrinelli? Possibile, dopo ventinove anni dalla caduta del muro di Berlino? Può ancora Il Gattopardo dividere gli italiani? Può continuare ad essere, questo meraviglioso romanzo, un inno reazionario, per la sua filosofia del tutto cambi perché nulla cambi?

     

    luchino visconti e la sorella a la colombaia luchino visconti e la sorella a la colombaia

    C' è da restare basiti. E dare ragione al principe, quando il 2 luglio 1957, ventiquattro giorni prima della morte, letta la lettera di rifiuto che gli aveva fatto avere Elio Vittorini, disse: «Come recensione non c' è male, ma pubblicazione niente». È vero: il direttore della collana I Gettoni (Einaudi) era stato più recensore che lettore editoriale, avendo espresso riserve che attengono più alla critica che alla valutazione di chi i libri li pubblica per venderli: per più di una buona metà, il romanzo rasenta la prolissità nel descrivere la giornata del giovin signore' siciliano (la recita quotidiana del rosario, la passeggiata in giardino col cane Bendicò, la cena a Villa Salina, il salto' a Palermo dall' amante). Tutti difetti, questi, che sarebbero risultati la vera ragione del successo del libro. Ne è prova il film che nel 1963 ne ricavò Luchino Visconti.

     

    Moravia, che del romanzo non fu entusiasta (come del resto, inizialmente, Leonardo Sciascia), nel recensire la versione cinematografica così si espresse: «Solo Visconti, comunista aristocratico, poteva con tanta sottigliezza dosare il grado di scetticismo e di poetica nostalgia del principe di fronte alle questioni sociali e politiche dell' epoca». Scetticismo, poetica nostalgia. Parole sante.

     

    Era il 1956 quando il principe di Lampedusa scriveva il suo unico romanzo; l' anno della rivolta d' Ungheria e di tanti, conseguenti, chiusi settarismi.

     

    Quando Il Gattopardo giunse nelle librerie sembrò che in esso non ve ne fosse traccia. E forse si trattò di un clamoroso errore, perché nella sua prorompente, quanto pittoresca metafora politico-sociale, non è escluso che il romanzo di Lampedusa intendesse fare i conti anche con le promesse rivoluzionarie (quelle nate dalla Resistenza comprese) che già mostravano la loro inapplicabilità. Non era cieco né sordo né del tutto tenuto al riparo dalla realtà, il privilegiato scrittore, e le due guerre che aveva vissuto, la prima come prigioniero degli austriaci, stavano a dimostrarlo. Quando, libri come Il Gattopardo, saranno letti per quello che sono: meravigliosi romanzi, sfoghi della fantasia, poetiche narrazioni del mistero che è la storia di noi esseri umani?

    luchino visconti alain delon luchino visconti alain delon

     

    IL GATTOPARDO

     

    Mario Ajello per “il Messaggero”

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

    elio vittorini elio vittorini

    «C' è sempre acqua dal cielo e mai dal rubinetto». Lo diceva il principe di Lampedusa di questa casa, che ora è un gioiello sui bastioni di Carlo V in difesa di Palermo dallo sbarco dei turchi ma quando la abitava l' autore del Gattopardo, aristocratico ma non ricco, era quasi un tugurio. «Guardi, questa è l' edizione del Gattopardo in giapponese, e si capiscono soltanto i numeri. Questa è quella in lettone. Quest' altra è quella in ebraico. Lo sa che il Gattopardo in Israele vende moltissimo?».

     

    Gioacchino Lanza Tomasi, figlio adottivo del principe di Lampedusa, vive in questo splendido posto affacciato sul mare. Lì c' è il salone delle feste, nell' angolo c' è il manoscritto del Gattopardo con tanto di dubbi e correzioni del principe...

    gioacchino lanza tomasi gioacchino lanza tomasi

     

    Non sarebbe questo il luogo perfetto dove festeggiare i 60 anni di uno dei più importanti romanzi italiani di tutti i tempi?

    «Andrebbe bene anche il Quirinale. Ma Feltrinelli non vuole celebrazioni. Non le ha fatte e non si faranno. È un peccato. Non è proprio il clima giusto, purtroppo».

     

    Ma è il romanzo che, insieme al Dottor Zivago, ha fatto la fortuna della Feltrinelli. È un libro troppo di destra, come sosteneva Moravia, per essere celebrato nel mainstream progressista che ancora domina in molte case editrici?

    «Elio Vittorini, che lo rifiutò due volte, prima per la Mondadori e poi per Einaudi, lo considerò un libro vecchiotto'. Palmiro Togliatti lo stroncò ma poi, dopo l' elogio di Louis Aragon, secondo cui il Gattopardo dimostrava che il capitalismo sarebbe andato a finire male, ne parlò benissimo».

     

    Ma queste sono vecchie storie...

    gioacchino lanza tomasi 2 gioacchino lanza tomasi 2

    «No. Sono portato a pensare che Feltrinelli non celebri i 60 di questo libro, celebrato in tutto il mondo, per una sorta di resistenza pratica. Perché loro credono che può ancora esistere una letteratura pedagogica di sinistra, e che funzioni soltanto quella. Il Gattopardo, che alla Feltrinelli ha dato successo e denaro, non rientra in questo schema. E del resto, è un libro terribile. È l' opera di uno scettico, non di un progressista mainstream».

     

    Se uscisse oggi, non venderebbe?

    «Poco. Direbbero: ma guarda questo aristocratico stronzo!».

     

    Era contro il popolo il principe di Lampedusa?

    «Era contro le plebi. Avrebbe voluto mettere nelle mani della povera gente, per emanciparla dall' ignoranza e dalla sudditanza, l' Encyclopédie di Diderot e D' Alembert. C' è poi un altro aspetto per cui la cultura d' oggi ritiene scomodo Tomasi di Lampedusa. Perché, da visionario, seppe vedere qualsiasi degenerazione razionale del presente: dalla demagogia al pressappochismo, a una certa ansia di stupire con nulla inflazionando le parole e svalutandole».

     

    Feltrinelli insomma perde una grande occasione?

    il Gattopardo il Gattopardo

    «Sì. Io ho detto loro: facciamo venire in Italia tutti i grandi letterati che adorano il Gattopardo, da Vargas Llosa a Xavier Marías, per non dire di Yehoshua, a spiegare perché questo romanzo è così importante nel mondo. Mi hanno risposto dalla Feltrinelli: ma con la nostra fondazione qualcosa la faremo.... Poi non si è fatto e non si farà niente».

    INGE FELTRINELLI INGE FELTRINELLI

     

    Torno a chiederle: perché?

    «Il libro è uscito il 28 ottobre del 58. E secondo me c' è ancora, in un certo mondo culturale, quell' impostazione che allora fu data da due personaggi del calibro di Contini ed Eco. Che dicevano: il Gattopardo è una volgarizzazione di Proust. E in Carlo Feltrinelli, figlio di Giangiacomo e Inge, credo pesi ancora il pregiudizio di Vittorini sulla presunta non modernità di questo libro.

     

    La questione del pregiudizio sul Gattopardo non è mai stata superata. Anche se un grande intellettuale, Edward Said, il celebre autore di Orientalismo, ha fatto un saggio in cui sostiene che gli italiani sono stati il popolo dello spirito laico. Prima Lucrezio con il De rerum natura, poi Vico, poi Gramsci, poi Lampedusa. L' illuminismo di Lampedusa, aggiungo io, andrebbe celebrato in Italia come lo celebrano all' estero».

     

    Dunque, non è più aria?

    «Siamo ormai un Paese che ha fatto la civiltà europea ma della cultura non s' interessa più. Vendiamo vino e olio, e non facciamo auditorium».

     

    Qual è il nocciolo del Gattopardo?

    gioacchino lanza tomasi 1 gioacchino lanza tomasi 1

    «Più lo studio e più mi accorgo che è un romanzo freudiano. Si fonda sul sogno di desiderio. Tomasi tra i suoi libri di culto aveva il Trattato di psicoanalisi di Cesare Musatti. Non lo definirei semplicemente un romanzo storico. Ma un libro che insegna come raccontare la storia dell' uomo, che è fatta di traumi, di fatti psicologici, di gioie, di contraddizioni».

     

    Perché comunque lo pubblicò Feltrinelli, e non Mondadori e Einaudi che erano meno di sinistra rispetto alla casa editrice fondata dal miliardario tupamaro?

    «Guardi, è stato Giorgio Bassani, che non era di sinistra, a farlo pubblicare. Era consulente della Feltrinelli, il suo parere contava moltissimo».

     

    Perché Tomasi scelse la figura del Gattopardo?

     

    calvino calvino

    «Si tratta di un errore linguistico. In siciliano leopardo si dice attopardo. Lui voleva dire leopardo come fanno i contadini. Ma le racconto questo. Mia madre, che era una grande signora, ebbe in regalo da un maharaja un ghepardo. Smilzo, brevilineo, velocissimo. Lo tenevano in casa a Roma, in via Cornelio Celso, vicino a villa Torlonia. Si chiamava Cita, quel ghepardo.

     

    Giuseppe Tomasi di Lampedusa Giuseppe Tomasi di Lampedusa

    Cita, così lo avevamo chiamato, lo vedevi sdraiato su un tappeto, e dopo mezzo secondo con un salto di tre metri stava sulla cima di una libreria o a cavallo di uno specchio. Oppure usciva e mangiava le galline nei campi che allora c' erano lì intorno. A casa nostra era una processione di gente che arrivava con le galline morte tra le mani e volevano soldi. Dovemmo rinchiudere Cita allo zoo».

     

    Insomma lei conobbe una forma di gattopardo, o almeno di gattaccio, prima ancora di conoscere il principe di Lampedusa?

    «Sì, lo avrei conosciuto più tardi e ne restai affascinato».

     

    In che cosa credeva Lampedusa?

    di maio conte salvini di maio conte salvini

    «Nello stato di diritto. Se a Palazzo Chigi, al posto di Di Maio e di Salvini, ci fossero Montesquieu e Einaudi, lui applaudirebbe dall' aldilà. Ma non perché antico, o vecchiotto, ma perché moderno».

    LUCHINO VISCONTI LUCHINO VISCONTI Feltrinelli Feltrinelli pasolini moravia betti pasolini moravia betti feltrinelli feltrinelli Inge Feltrinelli Inge Feltrinelli feltrinelli feltrinelli Feltrinelli e Inge Feltrinelli e Inge

     

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