ALFREDO PEDULLA’ per la Gazzetta dello Sport
maurizio sarri
Nella testa di Maurizio Sarri la risoluzione non può essere, e non sarà, contrattuale. L'impegno con la Juve resta fino a quando non arriverà una proposta ritenuta davvero giusta per ripartire. E' un'altra la vera "risoluzione", nelle sue ore di pace dentro l'eremo toscano a Piandiscò (la nuova villa con vista sulle colline del Chianti), in compagnia della moglie Marina e del figlio Nicolé.
La "risoluzione" è con il passato recente, anche se gli ha dato uno scudetto (con la Juve) e un'Europa League (alla guida del Chelsea). Sarri non ha rabbia, ma malinconia, inquietudine, smarrimento misto a pentimento. Chelsea e Juve gli hanno gonfiato il conto in banca e arricchito la bacheca. Maurizio è ricco ma povero. Tornerà ricco quando allenerà e non gestirà. Quando gli diranno di mettere un pilota automatico, dopo avergli proposto una bella iniezione sul mercato, quando guarderà prima dentro la scatola.
JUVE LIONE SARRI
E se la troverà vuota, dirà no. In fondo, è colpa anche sua: lui non chiede mai, e sbaglia. Conte ha avuto 200 milioni al primo anno, Guardiola quasi 800 da quando è arrivato e il Manchester City mai è andato oltre i quarti di Champions. Dov' è l'errore? È anche lui che non guarda oltre il 4-3-3, non si tutela con un paio di richieste secche. E sbaglia, per troppa generosità o per quella forma di altruismo che se alleni e devi vincere proponendo il tuo calcio non puoi avere.
sarri
L'egoismo è di pochi, gli allenatori che chiedono, ottengono e lo fanno per legittima difesa di un concetto tattico. Sarri non l'ha fatto. I punti chiave sono dieci, nel suo tormentato rapporto con la Juve che ha portato a un divorzio da oltre 40 milioni lordi, quelli che comprendono il suo staff. E una penale da 2,5 milioni che la Juve gli dovrà versare non facendo ovviamente scattare l'opzione prevista per il terzo anno.
Il Sarri di oggi, in dieci punti, va riepilogato così.
1 Il rapporto di Maurizio con i giocatori Il rapporto con la squadra è stato variegato. Sarri non è uno che porta i giocatori dalla sua parte con le parole, al massimo con i fatti. E se non scatta la scintilla, con Chiellini non è scattata, qualche incendio ci può stare. Il feeling con Dybala è stato totale, testimoniato da bellissimi pensieri, pubblici e privati. Molto bene con De Ligt che gli ha scritto parole sentite. E anche con Cuadrado. Tra il mutismo di Rabiot, l'ermetismo di qualche altro, cose normali di spogliatoio.
cr7 sarri
2 Con Cristiano si sono sopportati Il rapporto con Ronaldo? Il rispetto reciproco, Cristiano è un'azienda individuale che fattura centinaia di milioni, che ha un oceano di follower, che non si ammazza di tattica perché sa che almeno 30 gol a stagione li porta sempre a casa. Almeno. Quindi, si sono quasi sopportati, ma senza grandi frizioni. Nel 4-3-3 spettacolare di Sarri l'individuo di classe mondiale che si isola dagli schemi è un valore aggiunto per l'occhio del tifoso, di sicuro non per la funzionalità del sistema tattico.
3 A Cagliari si è rischiata la rottura immediata Uno dei momenti più bassi dopo la sconfitta di Cagliari. Ininfluente ai fini della classifica, la Juve era già campione d'Italia, ma che ha generato tensioni incredibili tali da sfiorare la rottura immediata. Poi la volontà e la necessità di preparare il Lione hanno fatto rientrare tutto.
4 Mandzukic ed Emre Can due casi diversi Mandzukic è stato un finto problema, aveva ormai deciso di lasciare e la Juve di tagliare un ingaggio. Certo, poi Maurizio ha scoperto di dover giocare il finale di gara contro il Lione con baby Olivieri, ma qui torniamo al discorso di prima: le richieste di mercato sono un optional a casa Sarri.
juve lazio cr7 sarri
Però, servirà da lezione, gli optional fanno diventare un'auto ancor più da corsa. Emre Can lo aveva puntato pensando che fosse lui il responsabile del "taglio" dalla lista Champions. Sarri ha dovuto eseguire perché riteneva Emre Can non indicato per il 4-3-3. Non un Allan, per capirci. Strada facendo avrebbe scoperto che non sarebbe stato soltanto un problema tattico.
5 Con Paratici il rapporto è andato peggiorando Il rapporto con Fabio Paratici è andato piano piano scemando. A fine agosto del 2019 c'era la necessità di fare plusvalenze, al punto che Dybala era stato ceduto allo United, se Paulo non si fosse impuntato facendo saltare tutto. A gennaio aveva chiesto un terzino sinistro come il pane, non ci fu la possibilità di accontentarlo. Il mercato è stato un supplizio, dall'inizio alla fine, spesso in antitesi con le sue idee.
chiellini buffon
6 Se la Juve voleva solo un gestore di uomini... I confronti non sono stati sempre molto chiari. Lo slogan: se volevate uno per gestire, dovevate prendere un altro. Magari confermando Allegri che aveva ancora un anno di contratto. Sarà il punto di partenza essenziale per il prossimo impegno lavorativo, varrà più di qualsiasi altra cosa.
7 Quel sondaggio dalla Cina respinto Sarri è stato sondato dalla Cina a primavera inoltrata, forse sapevano che il rapporto con la Juve sarebbe terminato. Avevano messo sul tavolo una proposta in doppia cifra, ma disse no ancor prima di far nascere qualsiasi trattativa. In Cina sarebbe durato (durerebbe) non più di una settimana.
8 Niente estero a meno che l'Atletico... All'estero non tornerà, anche se la magia della Premier (gli stadi, l'atmosfera, la civiltà) sarà una pietra miliare di ricordi. Farebbe un'eccezione, l'Atletico quando e se finirà il ciclo del Cholo Simeone. In Italia? Ci possono essere solo due situazioni in divenire, ma parlarne oggi è anacronistico.
CHIELLINI
9 Da Douglas Costa non se l'aspettava Una delle prime cose, tra le prime cinque, che l'ha più ferito è stato il "like" di Douglas Costa sotto il comunicato dell'esonero. I 46 milioni per acquistarlo dal Bayern mai sono stati giustificati. Eppure Sarri pensa di averlo gestito con delicatezza e rispetto, sapendo che se avesse giocato tre partite di fila si sarebbe rotto. Non le ha giocate quasi mai, si è rotto lo stesso.
10 Il suo futuro era già stato deciso La notte dell'eliminazione dalla Champions: aveva capito tutto da giorni. La famosa frase "i dirigenti della Juve mica sono dilettanti, non decidono in base al risultato di una partita". Avevano già deciso, lui sapeva, la telefonata (sabato 8 agosto) gli è arrivata il giorno dopo verso le 13,30. La sera prima 4 o 5 calciatori incrociati in garage gli avevano chiesto "ma tanto lei, mister, resterà anche l'anno prossimo, no?".
paratici nedved
Ingenuità, perfidia, superficialità, nessuno può saperlo. Sarri affogherà la malinconia con i pochi amici di sempre, Alessandro e Marcello in testa: gente di calcio, ma anche di vita. Il suo cane Ciro non abbaierà alla luna, piuttosto al motto "io gestisco, non alleno". Il prossimo Sarri ripartirà da qui: non sarà un altro, ma quello di prima.
agnelli cr7 paratici douglas costa