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    IL GIALLO DEI VERBALI FANTASMA DI PIERO AMARA - SECONDO IL "FATTO" LE CARTE SULLA "LOGGIA UNGHERIA" CIRCOLAVANO GIÀ PRIMA CHE IL PM STORARI LE CONSEGNASSE A DAVIGO - MA E' UNA VERSIONE UTILE SOLO A SCAGIONARE "PIERCAVILLO" - "LA VERITÀ" CONTESTA LA RICOSTRUZIONE: "A NOI VIENE DA DIRE: CUI PRODEST? AMARA E ARMANNA NON AVREBBERO POTUTO RIVELARE QUANTO RACCONTATO AI PM SENZA BISOGNO DI FOTOGRAFARE LO SCHERMO DEL PC? E QUANTE PAGINE IMMORTALATE DI NASCOSTO SONO STATE DIVULGATE?"


     
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    Fabio Amendolara per "la Verità"

     

    PIERO AMARA PIERO AMARA

    Con rettifica del 22 ottobre 2021 l'Eni ha preannunciato azioni legali nei confronti del Fatto Quotidiano poiché si sarebbe «reso portavoce di calunnie e falsità» con la pubblicazione dell'articolo «Agende ritoccate. La frase non arrivò al pm del caso Eni», secondo cui il dirigente Eni Claudio Granata avrebbe incontrato il faccendiere Piero Amara e il sodale Vincenzo Armanna per «aggiustare» la testimonianza di quest' ultimo nel processo Opl 245, salvo poi modificare la propria agenda per non fare risultare l'incontro, ribattezzato da Amara come «il patto della Rinascente».

    vincenzo armanna vincenzo armanna

     

    È chiaro che per il quotidiano le sentenze di assoluzione della Corte di appello e del Tribunale di Milano non debbono essere risultate convincenti poiché continuano a perorare le tesi dell'accusa anche laddove si basano sulle dichiarazioni del controverso faccendiere Amara.

     

    L'Eni ha inteso precisare che le indagini hanno accertato come «falso storico» quel presunto patto e ciò risulta non solo dall'agenda di Granata, ma anche da altre prove raccolte dai pm.

    Claudio Granata Claudio Granata

     

    In ogni caso l'articolo del 22 ottobre addossa al pm Paolo Storari la responsabilità di avere sottaciuto elementi favorevoli all'accusa rappresentata da Fabio De Pasquale e Sergio Spadaro, e segue e precede altri articoli dello stesso tenore che tendono a individuare proprio in Storari colui che, anche prima dell'aprile 2020, avrebbe fatto circolare i verbali di Amara con l'intenzione di danneggiare l'indagine che invece il procuratore Francesco Greco e l'aggiunto Laura Pedio volevano svolgere nella più assoluta segretezza tanto da non iscrivere alcun indagato.

     

    Così il 20 ottobre 2021 viene pubblicato l'articolo: «Date incontri e colloqui. Storari parla e accusa, ma non tutto torna» nel quale si ipotizza che Storari non abbia detto la verità ai pm di Brescia sulla data della consegna dei verbali a Piercamillo Davigo. Sullo stesso argomento il giorno successivo Il Fatto pubblica: «Amara: i verbali usciti due mesi prima che li ricevesse Davigo» dove si legge: «I documenti sono nove, circolavano già all'inizio del 2020 prima che Storari li consegnasse (in questo caso solo sei, ndr) a Davigo. E continuano a girare».

     

    piero amara piero amara

    Anche perché, ci viene da dire, le Procure di Milano, Roma e Perugia nulla hanno fatto per impedirlo tanto che non li hanno sequestrati neppure ai giornalisti che li avevano ricevuti da un anonimo corvo.Nello stesso articolo l'inviato Antonio Massari fa sapere di avere visionato i nove verbali «non in formato word, firmati dai pm dall'indagato, dal suo avvocato», mentre quelli consegnati da Storari a Davigo ad aprile 2020 sono in formato word e non firmati.

     

    FABIO DE PASQUALE FABIO DE PASQUALE

    L'autore dell'articolo aggiunge anche che non è stato né un pm, né un investigatore a farglieli vedere, ma che questi nove verbali sottoscritti «erano altrove» senz' altro aggiungere se non un «indizio» per il lettore: Armanna, durante un interrogatorio del febbraio 2020 davanti a Storari e alla Pedio, sventola un «foglietto» che Storari nell'interrogatorio a Brescia descrive come «una pagina dell'interrogatorio dell'11 gennaio 2020 di Piero Amara dove si parla di Ungheria» che, ancora una volta, non viene sequestrato e quindi si «lascia in circolazione». Armanna fa, però, il nome di Filippo Paradiso che viene perquisito senza esito.

     

    Il Fatto quotidiano mostra anche un paio di foto: ritraggono due pagine dei suddetti verbali. Sono «lavorati», cioè chiosati e sottolineati. In una delle immagini si vedono i simboli dello schermo di un pc. Probabilmente quello di uno dei pm. Chi ha fatto quelle istantanee e le ha fatte girare? È stato uno degli indagati durante uno degli interrogatori?

    piercamillo davigo al tg2 1 piercamillo davigo al tg2 1

     

    Lo ha potuto fare perché uno dei magistrati ha chiuso un occhio, favorendo così la fuga di notizie? Da tale incastro Massari arguisce che già nel febbraio del 2020, momento in cui Armanna sventola il verbale, tutti i nove verbali, timbrati e sottoscritti, fossero già «in circolazione» e quindi Davigo non può che essere ritenuto innocente avendo divulgato ciò che di fatto era già pubblico da oltre due mesi e che le tre Procure interessate non hanno mai fatto sequestrare.

    LAURA PEDIO LAURA PEDIO

     

    A noi viene da dire: cui prodest? Amara e Armanna non avrebbero potuto rivelare quanto raccontato ai pm senza bisogno di fotografare lo schermo del pc? E quante pagine immortalate di nascosto sono state divulgate? Noi possiamo testimoniare che a fine aprile su alcune chat di giornalisti ha iniziato a girare una versione del verbale reso da Amara il 6 dicembre 2019 senza firme e al Fatto e alla Repubblica nei mesi precedenti erano arrivate copie simili. Insomma la vera fuga di notizie è avvenuta con verbali uguali a quelli consegnati ad aprile del 2020 da Storari a Davigo. Il resto sono elucubrazioni.

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