Marco Menduni per “la Stampa”
stefano di negro
Di giorno viale Alfieri è un rettilineo fuori dalla città dove gli appassionati fanno jogging e i ragazzi giocano al pallone nei campetti che lo affiancano. Di notte è una strada scura, con poca illuminazione, dove i giovani si sfidano alle corse tra le macchine e qualcuno spaccia.
Una via anonima, percorsa solo da auto che sfrecciano.
Che cosa ci facesse lì dopo le otto di sera, l' architetto Stefano Di Negro, e soprattutto chi abbia incontrato, è il dettaglio che tinge di giallo un omicidio. Di Negro, 50 anni, noto a Sarzana, primogenito di una famiglia conosciutissima di professionisti, è stato ucciso.
Hanno pochi dubbi gli inquirenti. Qualcuno l' ha colpito selvaggiamente: un colpo alla nuca, un altro in mezzo alla fronte, che l' hanno fatto stramazzare e morire lì, a pochi metri dal greto del rio Calcandola. Qualcuno con il quale aveva un appuntamento.
C' è il mistero del luogo e dei tempi. Un' ora e un quarto in cui l' esistenza dell' architetto viene avvolta dal nulla, fino al primo allarme dato al 118. Di Negro era stato a trovare i genitori e le loro testimonianze danno un riscontro preciso: alle otto è uscito dall' abitazione del padre Giancarlo, chirurgo in pensione, e della madre Clelia, titolare di una cantina di vini pregiati. Era andato per cercare una stampa, non l' aveva trovata, li aveva congedati: «Torno a casa». Lì lo aspettava la moglie Prisca. Invece il professionista non è mai arrivato. È stato aggredito a mezzo chilometro di distanza dall' alloggio dei genitori.
omicidio di negro
Come si incastona la visita imprevista ai genitori nel giallo?
Tra gli amici qualcuno sospetta: «In quella casa cercava una pistola». Un' arma per difendersi. Ma le forze dell' ordine non confermano.
Due giovani che passano a piedi danno l' allarme. La Toyota Auris della vittima è parcheggiata lungo la strada, le portiere chiuse: segno che Di Negro è sceso deliberatamente dall' auto per incontrare qualcuno. C' è stata una lite e gli inquirenti propendono non per un agguato, ma per un delitto d' impeto. Non è un luogo per una trappola, esposto com' è al rischio che passi qualcuno.
L' ipotesi più evidente è quella dell' alterco, seguito dai due colpi mortali. Non una rapina: nel borsello dell' architetto ci sono le carte di credito, le chiavi, i soldi, il telefonino. Il cellulare non aiuta perché, spiegano gli inquirenti, tra le telefonate del giorno non si trova la prova che il professionista avesse un appuntamento e con chi. E l' arma del delitto? Non è stato ritrovato nulla che corrisponda all' ipotesi di un corpo contundente, magari anche solo una grossa pietra. L' assassino ha portato l' oggetto con sé e probabilmente l' ha già fatto sparire.
Quando i soccorritori arrivano, non c' è più nulla da fare.
omicidio di negro
L' identificazione è rapida. Stefano Di Negro è una delle persone più conosciute di Sarzana e la sua è una delle famiglie più in vista: «È lui, il Dine». Quando parte un' indagine, si fa subito un ritratto della vittima. Di Negro era benvoluto da tutti, l' unica nota di spicco del suo carattere era la sua mutevolezza, dalla rabbia all' allegria in pochi minuti. Nel passato la laurea in architettura al Politecnico di Milano (specializzazione in restauro e paesaggio) e goliardia: memorabile una sfida a gavettoni tra due Cinquecento nel pieno centro di Sarzana.
Non risultano problemi di soldi né crisi familiari. Anzi, quella di agosto era stata una grande festa per i suoi 50 anni, con la moglie, la figlia e gli amici nel grande fondo sotto la sua casa trasformato per l' occasione in una discoteca. La casa in cui la moglie e due bambine lo aspettavano sabato sera. Di Negro aveva passato il pomeriggio a Lido di Camaiore con la figlia, a casa di un amico avvocato. Era rientrato con la figlia di quest' ultimo: le due piccole volevano dormire insieme. Le aveva lasciate alla moglie, prima dell' ultima visita ai genitori. Non è più tornato.