Giordano Tedoldi per “Libero Quotidiano”
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Dal 19 al 28 luglio avrà luogo l' annuale Giffoni Film Festival, arrivato alla sua 48 edizione. Nato nel 1971 come festival cinematografico per bambini e ragazzi, è rapidamente cresciuto per prestigio e contenuti, e leggendo il programma di quest' anno non possiamo che restare ammirati dall' offerta di «100 opere, di cui 11 italiane» (un po' poche, in rapporto) «giurati da 52 paesi del mondo» e poi maratone, rassegne, laboratori di cinema, tv, radio, web.
Ma in tanta opulenza si nota qualcosa di singolare: un nutrito blocco di incontri, all' interno della sezione «Talk», dove protagonisti non saranno registi, attori, e altri artisti, bensì ministri, assessori, governatori, procuratori, sottosegretari, sindaci.
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Una parata di «autorità», come si diceva un tempo, quali Luigi Di Maio, Roberto Fico, Vincenzo De Luca, il ministro della cultura e del turismo Bonisoli, quello dell' ambiente Costa, il sottosegretario Spadafora, il procuratore di Catanzaro Gratteri, e poi il presidente di Confindustria, quello del Coni Insomma, Giffoni, per la decina di giorni in cui dura il festival, diventa qualcosa come il riminese Meeting di CL.
FITTA TESSITURA
luigi di maio link campus university
Una sorta di manifestazione para-istituzionale, contigua al potere, aggiungendo all' offerta culturale e spettacolare, utile a richiamare i giovani, la fitta tessitura di una rete di rapporti che, un domani, potrebbe trasformarsi in consenso elettorale per i personaggi invitati.
luigi di maio vincenzo spadafora
Ma perché, si dirà, facciamo notare questa invadenza delle «autorità» a Giffoni? Forse c' è qualcosa di male, in questo connubio tra cinema, tv, radio, web, e istituzioni? Non è certo un fenomeno inedito: nel 2012 a Giffoni andò il potente del momento, cioè Renzi, e anche la scorsa edizione era rinfoltita da politici, tra i quali l' ex ministro dell' Istruzione Fedeli.
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Lo stesso Di Maio era stato già ospite nel 2016. Ma è proprio questo il punto: ci saremmo augurati, quest' anno, uno scatto di indipendenza da parte degli organizzatori, una fiera resistenza a offrire per l' ennesima volta una superflua vetrina ai rappresentanti del nuovo potere appena insediatosi, dedicandogli un omaggio oltre che inutile, anche un po' servile.
Non che vogliamo accusare Giffoni di fiancheggiare i vincitori delle ultime elezioni: l' abbiamo detto, in passato c' è stato Renzi. È la solita pratica italiana, piuttosto, di salire opportunisticamente sul carro del vincitore.
GIFFONI 1
A nostro parere, invece, la partecipazione delle istituzioni a un festival dovrebbe essere ridotta all' osso: un saluto del ministro della Cultura, col suo bravo discorso ispirazionale e generico, e basta così.
SPAZIO AGLI ARTISTI
il ministro dei beni culturali alberto bonisoli (4)
Spazio agli artisti. Che ci sta a fare questo nugolo di ministri, sottosegretari, procuratori, assessori, sindaci, capi di Confindustria e Coni e il rettore dell' università di Salerno?
Perché, al sud in particolar modo, qualunque iniziativa dev' essere soffocata dalle spire delle presenze istituzionali, dallo Stato insomma? Perché anche un festival dello spettacolo deve diventare un' occasione di assistenzialismo, di mietitura di consensi, di propaganda politica?
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Possibile, amici del Giffoni, che sentiate così debole il vostro programma artistico, e così minacciata la vostra autonomia, da dovervi riparare sotto le gonne di ministri e governatori? Va bene che da tempo anche la politica è spettacolo, ma, come diceva un grande artista che fu anche uno spirito libero, e che voi conoscete bene, qui si esagera.