Stefano Agresti e Monica Colombo per il Corriere della Sera
MORATA
Ormai anche i sommovimenti più imprevedibili e clamorosi, che in questa storia sono stati tantissimi, sono impossibili: il nuovo centravanti della Juve è Alvaro Morata. L' acquisto dello spagnolo, rimasto legatissimo al mondo bianconero da quando lo ha lasciato (nell' estate del 2016), è stato definito in ogni dettaglio: nella serata di ieri è arrivato a Torino, oggi sosterrà le visite mediche.
dzeko
All' Atletico lo sostituirà Suarez. Morata torna in prestito oneroso per 9 milioni con diritto di riscatto fissato a 45, ma la Juve avrà la possibilità di prolungare il prestito di un altro anno; così per il pagamento dell' ingaggio potrà usufruire del decreto Crescita, che scatta dopo due stagioni. E non è un particolare irrilevante, considerato che Morata guadagna quasi 10 milioni lordi (5 netti) a stagione.
Per la Juve, dunque, niente Dzeko: la trattativa con la Roma è saltata perché la società giallorossa non ha potuto chiudere con il Napoli l' operazione Milik e perché gli affari che ha provato a imbastire successivamente (in particolare con il Real per Jovic) non sono decollati.
morata
Morata alla Juve è l' incredibile finale per una storia di mercato che ha visto i bianconeri prima bloccare Milik, quindi mollarlo per andare su Dzeko, poi spingere Suarez a prendere il passaporto comunitario, dunque tornare sul bosniaco, il preferito di Pirlo, e infine buttarsi sullo spagnolo (del cui ritorno a Torino si è comunque parlato nelle ultime settimane). Alvaro, che ha la moglie italiana, firmerà un contratto di cinque anni, augurandosi di essere riscattato.
Questa soluzione, se soddisfa almeno parzialmente la Juve, lascia apertissimi altri due fronti. Uno riguarda la Roma, che aveva deciso di cedere Dzeko anche per risparmiare un ingaggio da 7,5 milioni netti a stagione fino al 2022: adesso dovrà gestire il suo reintegro, non così agevole anche a causa del rapporto non idilliaco con Fonseca. Il bosniaco non vuole lasciare a tutti i costi la capitale, alla quale anzi la sua famiglia è legatissima, ma ormai si era convinto di chiudere la carriera cercando di vincere nella Juve assieme a Ronaldo.
morata e alice
La sua permanenza in giallorosso potrebbe tornare in discussione nel caso in cui si rifacesse sotto l' Inter, con cui ha flirtato per tutta la scorsa estate, un' operazione caldeggiata inutilmente da Conte. Ma al momento, più che cronaca, questa è una congettura.
L' altro fronte aperto, il più delicato, è quello che coinvolge il Napoli e Milik. De Laurentiis lo aveva praticamente ceduto alla Roma per 25 milioni complessivi (tra prestito, riscatto e bonus), una cifra nient' affatto irrilevante per un giocatore in scadenza di contratto nel 2021. Poi la situazione tra le parti si è inasprita: il presidente ha preteso che il centravanti pagasse la multa per l' ammutinamento e lasciasse gli ultimi due stipendi, Arek si è impuntato, il club giallorosso lo ha spinto a sottoporsi a una visita specialistica alle ginocchia in Svizzera da un ortopedico di fiducia del nuovo proprietario Friedkin. Una strana situazione di avvertimenti e minacce, ripicche e sospetti che alla fine ha portato la tensione a un livello insopportabile, conducendo allo scontro definitivo.
matrimonio morata
E ora Milik rimane al Napoli, che proverà a cederlo all' estero entro il 5 ottobre - ma il giocatore deve accettare l' eventuale destinazione - oppure lo vedrà partire a giugno senza incassare un euro (il polacco può firmare all' inizio dell' anno per un altro club). La convivenza sarà durissima.
Gattuso lo ha escluso dall' elenco dei convocati, De Laurentiis corre il pericolo di rimetterci molto denaro, il calciatore rischia di perdere l' Europeo in programma tra un anno. Paratici, uomo mercato della Juve, nella mattinata di ieri ha provato a sbloccare la situazione chiamando l' entourage di Milik e la Roma: se non sistemate tutto, noi andiamo su un altro centravanti.
L' ultimo tentativo è andato in scena nel tardo pomeriggio, poi il dirigente bianconero ha rotto gli indugi: basta, prendiamo Morata.
IL CAOS ALLA ROMA È TOTALE
Luca Valdiserri per il Corriere della Sera
MILIK
Il caos alla Roma è totale.
Oggi il Giudice Sportivo non omologherà lo 0-0 di Verona ma darà alla Roma la partita persa 0-3 a tavolino per aver schierato Diawara, che non era inserito nella lista dei 25 giocatori «over». E ieri la Juventus ha scelto Alvaro Morata come spalla di Cristiano Ronaldo, chiudendo così la porta a Edin Dzeko, che era la prima scelta di Pirlo ma ha «pagato» i continui intoppi nella trattativa con il Napoli per arrivare a Arek Milik.
A questo punto, a meno di altre clamorose sorprese, tipo un ritorno di fiamma dell' Inter, Dzeko resterà a Roma per onorare il suo ricco contratto da 7 milioni netti più bonus che lo lega fino a giugno 2022.
dzeko
Ma come resterà? Il rapporto tra il centravanti bosniaco e Paulo Fonseca è ai minimi storici. Il primo strappo era avvenuto dopo la sconfitta in Europa League contro il Siviglia (il 6 agosto scorso), quando Dzeko si lamentò per 90' in campo e ribadì nelle dichiarazioni post-partita la sua insoddisfazione per come l' allenatore aveva preparato tatticamente la partita («Ci hanno mangiato in tutto: velocità, tecnica e preparazione della gara»). Fonseca non gradì e disse al calciatore che certe critiche andavano fatte faccia a faccia e nello spogliatoio.
Sabato sera, a Verona, la seconda puntata: Dzeko resta in panchina per 90' anche se la squadra non sblocca la partita; Fonseca dice di averlo «preservato» dopo una settimana di tormenti legati al calciomercato; partono voci sul rifiuto del bosniaco di partecipare alla riunione tecnica prepartita. Un caso che trascina con sé troppe domande. La prima: se Dzeko era confuso perché portarlo in panchina?
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Se non lo era perché non farlo entrare? Se davvero non ha partecipato alla riunione tecnica perché non è stato mandato in tribuna come avvenne con De Rossi sotto la gestione di Luis Enrique? In ogni caso, Fonseca ne esce pesantemente ammaccato. Lo stesso Fonseca con il quale Dzeko dovrà convivere in futuro. Ma qui si apre un altro inquietante scenario: quanto è solida la panchina dell' allenatore portoghese, che ha contratto in scadenza nel prossimo giugno?
Al di là dei rumours su Allegri, nati peraltro da una frase del tecnico intercettata durante la sua partecipazione a «Ballando sotto le stelle», la posizione del tecnico è in bilico per la mancanza di un' idea chiara di gioco e di risultati.
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Solo a lui la stagione scorsa, con 10 sconfitte in campionato, il quinto posto e le nette eliminazioni in Coppa Italia e Europa League è sembrata «positiva».
La Roma era partita come squadra d' assalto (l' esordio di Fonseca nel campionato scorso fu un 3-3 casalingo contro il Genoa), con la difesa rigorosamente a 4 e tre trequartisti dietro alla punta centrale. Poi l' allenatore si è via via «italianizzato», fino ad arrivare alla difesa a 3. A Verona, peraltro, schierata con Cristante fuori ruolo. Una confusione che dura da quattordici mesi e che è passata anche nella mente dei giocatori, che assistono pure a scelte sui generis come l' ingresso in campo al 44' della ripresa di Villar a Verona, proprio al posto di Diawara.
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Una sostituzione che, di solito, si fa per perdere tempo quando si sta vincendo la partita.
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