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    “IL GIORNALE” PIZZICA “IL FATTO”: PERCHÉ NON PUBBLICA LE PAROLE DI BISIGNANI SU FURIO COLOMBO?


     
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    R.I. per "il Giornale"

    LUIGI BISIGNANILUIGI BISIGNANI Furio ColomboFurio Colombo

    Dal Fatto quotidiano impariamo sempre qualcosa. Ieri, ad esempio, leggendo la «rassegna stampa» - ripresa in grande evidenza dal sito di gossip e informazione Dagospia - abbiamo appreso di aver (dolosamente?) dimenticato «le rivelazioni di Bisignani sulla mancata fusione tra i due house organ berlusconiani, su cui lavorò Daniela Santanché, oggi compagna di Sallusti ma in precedenza intima dello stesso faccendiere».
    Un'omissione enorme, imperdonabile, specie se raffrontata alla prima pagina dedicata alle anticipazioni del libro del faccendiere.

    Ora, a parte che anche il Fatto ha dedicato al libro l'apertura (oltre a due pagine interne, proprio come il Giornale e Libero ) ma anche concentrandosi nella lettura dei resoconti dell' house organ delle procure non si trova alcun riferimento a ciò che scrive Bisignani sulla fusione dei giornali di centrodestra. Segno, forse, che anche per il Fatto altre erano le notizie più appetitose da mettere in pagina, e non solo nella prima.

    GIANNI AGNELLIGIANNI AGNELLI

    Cosparso il capo di cenere non possiamo non notare poi che anche agli attenti colleghi del Fatto è sfuggita una notizia che, seguendo il loro ragionamento, hanno omissato ai lettori. Ed è quando l'intervistatore Madron chiede a Bisignani: «Chi conosceva al Corriere ?». Il faccendiere risponde: «I direttori, quasi tutti. Il vecchio Ugo Stille, il suo vero nome era Michail Kameneckij, detto Misha. L'ho incontrato per la prima volta a New York quando faceva il corrispondente. Negli Stati Uniti era un punto di riferimento per Andreotti, che lo considerava un amico, anche per Stammati: in mezz'ora era in grado di farti un quadro più preciso di qualsiasi rapporto diplomatico».

    Antonio PadellaroAntonio Padellaro

    Ancora Madron: «Negli stessi anni un giornalista influente era Furio Colombo». E Bisignani: «Allora era il rappresentante di casa Agnelli, e nulla lasciava presagire che sarebbe diventato molti anni dopo direttore de l'Unità e poi battagliero editorialista del Fatto quotidiano. Lo ricordo come un uomo delicato, accondiscente e gentilissimo. L'Avvocato lo metteva a disposizione dei potenti di passaggio negli Stati Uniti». Furio Colombo, editorialista del Fatto quotidia¬no, pagina 204.

     

     

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