Estratto dell’articolo di Marco Lignana per “la Repubblica”
padre andrea melis
Il passaggio messo nero su bianco dalla giudice per le indagini preliminari Milena Catalano è sconvolgente: «La pericolosità di Melis è ancora maggiore se si pensa al fatto che è portatore di Hiv e che ha intrattenuto tutti i rapporti con… senza alcuna precauzione, condannando la sua giovane vittima alla stessa malattia di cui è portatore e quindi esponendolo al pericolo di Aids».
[…] le analisi mediche alle quali è stato subito sottoposto l’allora dodicenne, una volta che Procura e carabinieri hanno scoperto della sieropositività del prete, ha dato esito negativo. E la terapia a cui si sta sottoponendo da dieci anni il prelato, ovviamente se assunta costantemente, rende il virus non trasmissibile. Così il pubblico ministero Federico Panichi, titolare delle indagini, non ha contestato il reato di lesioni gravissime. Le cose potrebbero cambiare in modo drammatico se nuovi, futuri test dessero un risultato positivo.
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Secondo la Gip, in ogni caso, il comportamento del prelato appartenente all’ordine degli Scolopi è sintomatico della sua estrema pericolosità. Ed è il segno «dell’indole sessuale di padre Melis, che avendo ormai tradito i valori e i principi ispiratori della Religione Cattolica, cerca esclusivamente il suo piacere personale». […]
Il sospetto dei militari, comunque, è che le vittime del sacerdote, tra Finale Ligure e Genova, possano essere di più. Il nome di Melis era ben noto tra le famiglie che frequentavano la chiesa di Sant’Antonio da Padova, nel ponente ligure dove lui era parroco, e la scuola Assarotti, che lui presiedeva: «Attento che quello è un pedofilo», aveva detto la mamma di uno dei molestati. Così i carabinieri hanno invitato eventuali giovani molestati, o peggio abusati, a farsi aventi.
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Già nell’ordinanza di custodia cautelare che ha spedito Melis ai domiciliari, oltre al dodicenne chierichetto, ci sono altri giovanissimi che si sono sottratti agli approcci del prelato. La vittima ha confermato tutto davanti al pubblico ministero. «Faceva quel che faceva… a me non piaceva ma non gliel’ho mai detto perché mi dava dei soldi». Oltre 4500 euro sono transitati dai conti del sacerdote a una carta prepagata che aveva intestato al ragazzino.
padre andrea melis
“Omaggiato” anche di una consolle Nintendo, abiti griffati, cene in ristoranti rinomati. E poi, gli sms: «Giovedì sera ci vediamo e ti consumo di kiss», «mi piacerebbe stare con te, chiacchierata, coccole».
Oggi è previsto l’interrogatorio di garanzia di fronte alla Gip. Padre Melis si avvarrà della facoltà di non rispondere.
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