Gigi Garanzini per “la Stampa”
serbia portogallo
Poiché i nodi prima o poi vengono al pettine, anche per lorsignori, qualcosa ci dice che sul Mondiale in Qatar si sta preparando la tempesta perfetta. Fuori dal campo, per ora, il proliferare delle inchieste e il conseguente espandersi della protesta per le migliaia di morti nei cantieri calcistici e non: nuvoloni neri in progressivo addensamento quando ancora manca più di un anno e mezzo all' evento. Dentro al campo, il fulmine a ciel sereno del gol-non-gol di Cristiano Ronaldo al Marakanà di Belgrado. Alla fine di marzo del 2021 quando, non si dice la Var ma almeno la gol-technology dovrebbe essere non più un diritto ma un dovere.
Partiamo da lì, dall' ultimo minuto di Serbia-Portogallo, dal pallone che sta rotolando in rete e viene ricacciato quando ha interamente superato altro che la linea. L' errore dell' arbitro olandese Makkelie e del suo assistente è incredibile, a maggior ragione considerando la lentezza della traiettoria, ma proprio per questo è stato inventato lo strumento che fa vibrare l' orologio arbitrale per certificare il gol. Macchè.
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La Fifa lo prevede per la fase finale del Mondiale: non per le qualificazioni che decidono chi è ammesso a partecipare. È ridicolo? Certo che sì. È costoso l' aggeggio, non proprio alla portata di tutte le partecipanti? Può essere. Ma un aiutino da Zurigo no, visto che stanno seduti, al caldo, su una montagna di miliardi?
Tra le tante, e a quanto pare legittime perplessità sulla tecnologia nel calcio, c' era il principio di eguaglianza, della parità di trattamento in quello che di gran lunga rimane lo sport più popolare del pianeta. I lorsignori di cui sopra hanno scelto di bypassarlo, dando vita al calcio dei ricchi da una parte e dei poveri dall' altro. Peggio ancora, dal punto di vista più strettamente sportivo: una domenica si gioca a pallone in un futuro che è già il presente: e quella dopo si torna in un passato che profuma di medioevo.
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Non bellissima, questo no, la reazione di Cristiano Ronaldo che si sfila e getta per terra la fascia di capitano, in quel frangente la bandiera del Portogallo, e se ne va senza salutare. Ma umana, questo sì. Perché se nelle domeniche pari ci sono strumenti super partes a dirimere i dubbi, e nelle dispari si torna alle diottrie, qualcosa evidentemente non torna nemmeno per quelli normali. Figurarsi per i fuoriclasse.
E questo è il fulmine. Mentre la tempesta che si sta caricando sullo sfondo forse si scaricherà strada facendo. O forse no. Per il momento a sollevare dubbi, non ancora a schierarsi, sono stati i giocatori di Olanda, Germania, Norvegia, e altri potrebbero seguirli. Nel mondo del pallone non risulta al momento né un Lewis Hamilton né un LeBron James. Ma venti mesi sono lunghi abbastanza da sognare, in Qatar, un mondiale di calcio fiorentino con Renzi alla destra di Infantino. E quello vero l' estate dopo.
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