Andrea Bonso per il Giornale
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Come si dice gol in polacco? Perché questa, dopo l'italiano, è ormai diventata la seconda lingua ufficiale della Serie A.
Sono infatti 38 le reti che portano la firma di giocatori polacchi nel nostro campionato, ma in generale sono sempre di più i calciatori nati a Varsavia e dintorni che giocano da noi. Un vero e proprio boom: solo cinque anni fa i polacchi in Serie A erano sei; ora sono quattordici e sono la sesta nazionalità più rappresentata (4,6%), dietro a Italia, Brasile, Argentina, Serbia e Francia.
Ma non si tratta di una crescita puramente quantitativa, perché negli ultimi anni sono arrivati non solo tanti polacchi, ma sono arrivati tanti polacchi bravi. Non è un caso, infatti, che molti di questi siano presenze fisse nella Nazionale allenata dal ct Brzczek e forse non è un caso che a guidare la federcalcio polacca sia Zibi Boniek, uno che l'Italia la conosce piuttosto bene.
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Tornando ai gol, in queste 22 giornate solo in quattro occasioni non sono andati a segno calciatori polacchi e ovviamente gran parte del merito va dato a Piatek e Milik, rispettivamente con 14 e 12 marcature.
Krzysztof è sicuramente la grande sorpresa di questa stagione. Neppure il salto ad una big sembra averlo frenato: 3 gol in tre gare al Milan, una partenza da urlo. E pensare che Preziosi l'ha pescato in estate dal Cracovia per soli 4,5 milioni...
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Per Arek si tratta invece della stagione della rinascita: dopo due anni complicati, l'ex Ajax si sta prendendo quello che gli spettava, dimostrandosi un grande attaccante con una super media gol: segna infatti ogni 104'.
In nazionale, però, devono giocarsi il posto, dato che non sono ancora a livello di capitan Lewandowski, anche se la strada intrapresa è quella giusta.
C'è però anche un altro attaccante polacco che, zitto zitto, si sta mettendo in luce: è Mariusz Stepinski, su cui il Chievo punta fortemente per raggiungere un'insperata salvezza. Per il 23enne sono sei gol in campionato e già a gennaio più di una squadra ha chiesto informazioni su di lui. Chi invece nel mercato invernale ha salutato l'Italia è Dawid Kownacki, che dopo un gol al Frosinone, ha lasciato la Samp per volare in prestito al Fortuna Dusseldorf. Il capitano della Polonia U21 a Genova non aveva il posto da titolare e ha scelto così di andare a giocare e fare esperienza in Germania, ma ne risentiremo presto parlare...
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Qui da noi c'è anche quello che in molti considerano il talento più puro della scuola polacca: Piotr Zielinski. Con Ancelotti, il centrocampista del Napoli sta confermando tutto il suo valore ed è ormai sulla via della consacrazione: 3 gol e prestazioni da vero leader. Uno che lo conosce molto bene è Marco Giampaolo, che lo allenò ad Empoli e si innamorò della sua classe. Alla Samp invece sta allenando un suo gemello, quel Karol Linetty che ormai è imprescindibile per il gioco dei blucerchiati e ha anche segnato due gol.
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Insomma, la colonia polacca in Italia sta dando grandi frutti, sia per le nostre squadre sia per la Nazionale biancorossa, che vede i propri giocatori sbocciare. E per la cronaca, gol in polacco si dice sempre gol.
DAL SOGNO DI MODRIC AL CASO PERISIC
Matteo Basile per il Giornale
Luglio 2018. Un Paese di poco più di 4 milioni e mezzo di abitanti sogna sulle ali di una nazionale di calcio vicina a salire sul tetto del Mondo.
Una nazione piccola, è vero, ma ricca di talento sportivo che negli anni ha saputo spiccare a livello individuale e di squadra. E mentre la Croazia batte l'Inghilterra e si qualifica alla finale dei Mondiali con la Francia, che poi perderà seppur a testa altissima, inizia il sogno anche dei tifosi dell'Inter.
Già perché proprio in estate sembra prendere forma una spina dorsale nerazzurra composta da giocatori croati che può contribuire a contendere lo scudetto all'invincibile Juventus. Sogni che diventano realtà soltanto in parte e che con la stessa si scontrano, frontalmente e malamente, solo pochi mesi più tardi. Fino quasi a sfiorare i connotati dell'incubo. Sportivo, s'intende.
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Perché nell'Inter che stava prendendo forma c'erano già Marcelo Brozovic e Ivan Perisic, colonne di quella Croazia che stava facendo sfracelli ai mondiali. E di lì a poco, anche grazie alla loro opera di convincimento, li avrebbe raggiunti Sime Vrsaljko. Entusiasmo made in Croazia che ha fatto vacillare pure Luka Modric. Tentatissimo dall'avventura italiana e dall'offerta dell'Inter ma non liberato dal Real Madrid (mentre ora sembra vicino il rinnovo di contratto con la casa blanca). Il sogno di quello che sarebbe diventato di lì a poco il Pallone d'oro svanì, ma non per questo le ambizioni dell'Inter made in Croazia. Almeno nelle intenzioni. Perché il rendimento dei tre vice campioni del mondo non è stato affatto all'altezza.
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L'unico che ha offerto prestazioni degne è stato Brozovic. Il centrocampista, passato l'anno scorso da mezzala a regista, ha perso raramente la bussola a centrocampo. Qualche alto e basso, tipico del suo modo di giocare, ma tutto sommato uno dei giocatori più positivi dei nerazzurri anche in questo momento di crisi. Tutt'altro discorso per gli altri due. Vrsaljko ha già di fatto chiuso la sua stagione a causa di un infortunio al ginocchio che ha bloccato pure ogni possibile discorso su un suo riscatto dall'Atletico Madrid.
Dieci presenze in campionato, due in Champions League e una in coppa Italia, senza nessun acuto né prestazioni memorabili. Un po' come Perisic. L'anno scorso perno insostituibile, in questa stagione spesso fantasma. Solo tre reti in campionato in 19 partite e molte gare da assente ingiustificato. Fino alla pantomima di gennaio: lui che chiede la cessione, la società che non riceve offerte adeguate e l'esterno che resta in nerazzurro da mezzo sperato in casa.
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Croati giù e Inter pure. Non è un caso. Se i nerazzurri vogliono ripartire e conquistare un posto Champions, quel che rimane della colonia vice campione del Mondo deve fare di più. Molto di più.
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