DAGONOTA
VIALE MAZZINI
Perché a suo tempo lanciare le auto candidature al cda Rai se i giochi erano già fatti? Mentre Camera e Senato raccoglievano e pubblicavano gli oltre 260 curricula, Cinquestelle, Lega e gli altri partiti sceglievano nomi anonimi senza minimamente confrontarsi sui temi e le scelte editoriali da affrontare. Esattamente come si è sempre fatto nella prima e seconda repubblica. E’ questo il “governo del cambiamento”? Le amicizie al posto del merito, attraverso un ridicolo sondaggio web? Eppure i tanti candidati giornalisti, autori, registi, produttori, manager avevano delle cose da dire...
Ecco i primi due documenti che i Di Maio e i Salvini avrebbero dovuto leggere.
DOCUMENTI: ANDREA MELODIA, GIA’ MANAGER RAI
SALVINI DI MAIO CONTE BY SPINOZA
Il nuovo Consiglio di Amministrazione della RAI è privo di Presidente, ma ha un Amministratore Delegato, Fabrizio Salini, dotato di ampi poteri che non sappiamo quanto sia in grado, per ora, di esercitare.
Lasciamo da parte la questione, e vediamo i problemi che li attendono.
Questo Consiglio, il primo eletto sulla base della legge 220/2015, eserciterà il suo mandato nel pieno di una trasformazione del panorama nazionale e mondiale dei media, all’interno del quale deve essere ridefinito il ruolo stesso del servizio pubblico radiotelevisivo e multimediale.
SALVINI DI MAIO CONTE
− Sta cambiando innanzitutto la scala dimensionale delle imprese. Piattaforme globali quali Youtube, Netflix e Facebook intercettano quote crescenti della domanda di informazione e intrattenimento. Per reazione sono in corso fenomeni di concentrazione dei grandi produttori e distributori di contenuti quali Disney, Warner, Sky. Anche le principali televisioni in chiaro private europee rafforzano la collaborazione tra di loro e progettano possibili fusioni per far valere il patrimonio cumulato di ascolti. Stretti in questa tenaglia i servizi pubblici europei rischiano di diventare nani, se non rafforzano le coproduzioni e non avviano una propria piattaforma distributiva multimediale.
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− Tra il 2020 e il 2022 si riduce di un terzo la banda terrestre a disposizione della diffusione televisiva, peraltro in Italia affollata da programmi a pagamento o locali in numero molto elevato. In questa difficile transizione spetta inoltre al servizio pubblico garantire, anche attraverso il simulcasting tra diverse tecnologie, l’accesso ai programmi anche ai nuclei familiari che non potranno subito cambiare televisore o accedervi via internet.
− Il piano editoriale dovrà ridefinire la missione delle testate giornalistiche, la cui ripartizione riflette ancora un’idea di pluralismo nata in regime di monopolio. I fenomeni di disinformazione e polarizzazione politica e sociale, le migrazioni e evoluzioni scientifiche che interrogano le coscienze, i grandi temi sociali che toccano le famiglie italiane, dal lavoro alla giustizia alla vita nelle nostre città, accentuano invece l’esigenza di uno spazio pubblico di informazione e discussione forte, competente e indipendente da influenze economiche o di parte.
copertina internazionale salvini di maio
− Anche se il nuovo piano editoriale potrà condensare il numero dei canali trasmessi, gli standard dei costi orari di produzione e acquisizione dei diritti sono destinati a crescere. Basti pensare alla dinamica dei diritti sportivi o ai costi di produzione della grande serialità internazionale di cui l’Italia non può essere consumatrice passiva. In collaborazione preziosa con i produttori indipendenti, ma valorizzando le sue risorse interne, la RAI deve restare volano insostituibile della produzione di film, serie, documentari e animazione di livello internazionale.
− Il contratto di servizio fissa nuove, importanti e impegnative missioni per la RAI. L’obiettivo della coesione sociale è strategico di fronte alla tendenza dei media privati di rivolgersi a pubblici specifici e separati, perché rendono di più sul piano pubblicitario e costano meno su quello produttivo. C’è chi pensa che il populismo sia figlio della televisione: spetta al servizio pubblico, ormai inevitabilmente multimediale, riportare nella comunicazione pubblica razionalità, cultura, rispetto del pluralismo e difesa della qualità.
viale mazzini medium
− La programmazione in inglese è uno strumento che tutti i paesi usano per aumentare la loro influenza nel mondo, in un contesto affollato da canali adeguatamente finanziati che si stanno conquistando preziose nicchie dell’audience internazionale. Come ridefinire la presenza della RAI all’estero?
− La questione di obiettivi quantificabili e coerenti con le risorse da canone, da convenzioni o da pubblicità è un punto cruciale e ancora opaco. Gli amministratori della RAI non hanno alcuna visibilità sulle risorse da impiegare a partire dal prossimo anno. Mancano gli elementi essenziali per la preparazione del nuovo piano industriale. Quante risorse pubbliche, integrate da quanti spazi pubblicitari vendibili? Il contratto di servizio non fissa il livello degli ascolti atteso, che è la pre-condizione più importante e più costosa per l’assolvimento di tutte le missioni di pubblico servizio.
Di questi temi non c’è traccia nel programma o contratto di Governo. Non sappiamo se si tratta di una dimenticanza o di una scelta coerente con il rispetto del mandato parlamentare e della autonomia degli amministratori. In ogni caso siamo certi, quali che siano gli orientamenti politici e governativi, che buona parte della capacità della RAI di assolvere alla sua missione, come è sempre stato, dipenderà proprio dalle capacità e dalle scelte dei suoi amministratori.
Andrea Melodia
PAOLO GIACCIO CAMILLA BARESANI
DOCUMENTI - PAOLO GIACCIO, GIA’ MANAGER RAI
Reinventare la Rai e il servizio pubblico. Io la vedo così:
Far percepire a tutti che la Rai è soprattutto una grande creatrice di contenuti editoriali che possono, poi, essere distribuiti su molteplici piattaforme.
Per una ideazione editoriale libera da condizionamenti e logiche commerciali il primo passo consiste nel dividere la Rai pagata dalla pubblicità da quella di "servizio pubblico", pagata dal canone.
paolo giaccio
L'attuale declinazione in tre canali della tv generalista, è già superata dall'attuale organizzazione aziendale. Oggi abbiamo una struttura fiction, una struttura sport, una società che produce e acquista film, delle testate giornalistiche, dei canali specializzati. Tutto ciò è confusamente pagato da canone e pubblicità.
Io ritengo che due canali generalisti, Rai 1 e Rai 2, debbano essere sostenuti esclusivamente dalla pubblicità. Il budget di queste due reti, che volendo possono acquistare a prezzi di mercato dalla Rai "servizio pubblico" servizi e programmi, deve essere sostenuto esclusivamente dagli introiti pubblicitari. Per queste due reti immagino una società con un solo amministratore che riporti alla capogruppo. A questa società intenderei conferire anche il canale Rai 4 (tutto a base di serie e film internazionali d'acquisto “giovanili”), il canale cinema (Rai Movie) e il canale fiction italiana (Rai Premium).
SALVINI DI MAIO PROVA COSTUME
Questi cinque canali, trasmessi insieme nello stesso mux, costituiscono l'oggetto di impresa della società Rai finanziata dalla pubblicità. Inutile sottolineare che in uno scenario come quello italiano se non esistesse una forte Rai “commerciale”, Mediaset che ha già una quota superiore ai 2/3 della torta totale della pubblicità tv, farebbe il pieno.
Capofila dell'offerta Rai "servizio pubblico" diventa Rai 3. L'offerta pagata dal canone è costituita anche da un canale news (oggi Rai News 24, declinato in modo creativo anche sul web), due canali bambini-ragazzi (oggi Rai YoYò e Rai Gulp), un canale di intrattenimento culturale (oggi Rai 5), canale che stipuli accordi di coproduzione con BBC, Arte, PBS, e altri canali, di stato e non, dedicati alla cultura e alla divulgazione. Completano l'offerta un canale dedicato agli sport minori (in accordo con CONI e Federazioni, oggi Rai Sport+HD), un canale scuola (in accordo con il Ministero della Pubblica Istruzione, oggi Rai Scuola) e naturalmente un canale strettamente legato al grande patrimonio della memoria delle teche Rai (oggi Rai Storia).
BEPPE GRILLO A VIALE MAZZINI
Questo insieme di canali è trasmesso da due mux nazionali, uno dei quali deve avere la flessibilità di poter ospitare, in contemporanea, le edizioni regionali del tg.
Per mux si intende multiplex, cioè una frequenza che riesce a trasmettere contemporaneamente cinque diversi canali e con il nuovo sistema DVB-T2 anche di più e spesso in HD.
La società "servizio pubblico", sempre gestita da un amministratore unico, deve avere la possibilità di ospitare sponsorizzazioni e convenzioni con un limite di esposizione di marchi e prodotti di non più di tre minuti l’ora.
Anche la radio Rai deve avere una simile declinazione. Radio Due è parte della società pagata dalla pubblicità. Radio Uno (all news) e Radio Tre (musica classica e cultura), oltre ai canali tematici ex filodiffusione, fanno invece parte della divisione "servizio pubblico", con le stesse limitazioni pubblicitarie.
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Alla divisione "servizio pubblico" fanno capo anche l'orchestra sinfonica nazionale, le teche, la biblioteca, i vari uffici studi, il centro ricerche di Torino, i rapporti con l'EBU e l'Eurovisione, ecc.….
Per il settore news sono previste solo due testate: una che riunisce TG1, TG2, GR2, per la società pagata dalla pubblicità, l'altra che fonde insieme TG3, GR1, GR3, Rai News 24, Rai Sport, Tg Parlamento, Radio GRP, Rai Pubblica Utilità, per la società "servizio pubblico".
A livello internazionale la Rai realizza due canali, in multilingua o sottotitoli, uno costruito sull'ossatura di Rai News 24, arricchito da inserti che illustrino il "bel paese", l'altro dedicato al cinema e alla fiction italiana, arricchito da eventi culturali di lirica, teatro, musica, arte, ecc. realizzati insieme alle "officine Rai" già attive. L'incarico di questa confezione è a cura di una apposita struttura della capogruppo che ne cura anche la distribuzione.
Lo schema societario prevede una holding capogruppo con un consiglio "indipendente" (ci sono tanti esempi all'estero cui ispirarsi, primo fra tutti quello della BBC).
Alla capogruppo fanno riferimento le due società editoriali in cui è stata divisa l'attività aziendale e una serie di attività centrali di funzionamento come, per esempio, il settore dei ponti e dei mezzi di trasmissione (Rai Way), il settore dei mezzi tecnici, il settore immobiliare, quello della pubblicità, quello della commercializzazione dei prodotti, e così via. I servizi di questi settori, quando necessario, vengono "acquistati" in convenzione dalle società editoriali ma anche dal libero mercato.
Paolo Giaccio