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    IL GOVERNO È DAVVERO ALL’ULTIMA SPIAGGIA: ANCHE IL PAPEETE (E FORSE IL TWIGA) SCIOPERA CONTRO LA MELONI – I BALNEARI OGGI INCROCIANO GLI OMBRELLONI COME PROTESTA DI FRONTE AL RISCHIO DI NUOVE GARE. SI SENTONO TRADITI DAL GOVERNO DELLA DUCETTA E DI SALVINI, CHE PER ANNI GLI HANNO PROMESSO CHE AVREBBERO DIFESO I LORO PRIVILEGI (PREZZI IRRISORI DI LICENZA DI FRONTE A ENORMI GUADAGNI). MA LA PROCEDURA D’INFRAZIONE UE È DIETRO L’ANGOLO


     
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    Estratto dell’articolo di Giuseppe Colombo e Lorenzo De Cicco per “la Repubblica”

     

    GIORGIA MELONI IN SPIAGGIA GIORGIA MELONI IN SPIAGGIA

    Scompiglio tra i leghisti in chat: «Ragazzi, sciopera pure il Papeete ». Sarà vero? Massimo Casanova, il patron dello stabilimento più danzereccio di Milano Marittima, non risponde ai cronisti da mesi. Da quando, si dice, avrebbe rotto con Matteo Salvini, tanto che non si è nemmeno ripresentato alle Europee e ha perso lo scranno.

     

    Chiamando il centralino per prenotare una “ cabaña”, una specie di capanna stile Malindi (prezzo: 500 euro per la giornata, ma con mezza bottiglia «di benvenuto») arriva la conferma: «Per quanto riguarda lo sciopero, noi aderiremo - spiegano dallo staff del “Papeetebeach” manterremo gli ombrelloni chiusi fino alle 9.30». Tutto vero, quindi.

     

    E forse non è finita qui. Un altro simbolo della destra balneare, il Twiga, è tentato dalla serrata dell’ombrellone, a sentire la reazione della ministra che ne fu papessa: «Il Twiga sciopera? Lo scopriremo solo vivendo», risponde al cellulare la titolare del Turismo del governo Meloni, Daniela Santanché.

     

    MATTEO SALVINI AL PAPEETE MATTEO SALVINI AL PAPEETE

    «Vediamo domani, non sono ancora sul luogo. Ma stanotte (ieri, ndr) andrò lì, a Marina di Pietrasanta, un po’ di vacanza». A furia di cannoneggiare contro Ue e Bolkestein il governo non rischia di lasciare i patron degli stabilimenti con un pugno di sabbia in mano? «I balneari non sono una mia delega - replica Santanché - ma ho piena fiducia in Fitto e nel presidente del Consiglio, una soluzione si troverà. Quello che mi interessa è il futuro dei 30mila balneari». Quasi tutti piuttosto avvelenati... «Eh sono inquieti, ma se ne parla dal 2009...».

     

    Ora però una soluzione va trovata. E pure alla svelta, perché a settembre l’Italia rischia sul serio di essere deferita alla Corte di giustizia dell’Ue. Anche dentro FdI c’è nervosismo, perché le promesse di far saltare le gare sono evaporate sotto il solleone. La settimana scorsa, a Ostia, mentre presentava il solito cruciverbone estivo per sbeffeggiare la sinistra, Giovanni Donzelli, responsabile Organizzazione di via della Scrofa, è stato avvicinato da un paio di balneari piuttosto tormentati. Gli hanno detto così: «Meglio una legge, che il caos di oggi ». Cioè il prodotto di una batteria di proroghe. Che adesso non si possono più fare, ripete Raffaele Fitto.

     

    FLAVIO BRIATORE DANIELA SANTANCHE - TWIGA FLAVIO BRIATORE DANIELA SANTANCHE - TWIGA

    Giorgia Meloni, in grande imbarazzo, cerca una via d’uscita indolore. Ma la Lega ancora insiste chiedendo l’impossibile. Salvini sostiene che il Cdm dell’altro ieri abbia dato al ministro degli Affari Ue un mandato forte a trattare.

     

    Il capogruppo al Senato, Massimiliano Romeo, preme sul tasto delle proroghe, inaccettabili per Bruxelles […]. Pure Forza Italia pressa Meloni. Il capogruppo dei senatori, Maurizio Gasparri, continua a prendersela con l’Ue: «In un mondo con guerre, siccità, catastrofi, Hamas, per l’Europa il problema sono i balneari italiani. Io sono ammirato ».

     

    giorgia meloni in bikini al mare foto novella 2000 giorgia meloni in bikini al mare foto novella 2000

    Per l’azzurro «la Bolkestein non dovrebbe applicarsi alle coste. Ma purtroppo nell’Ue ci sono funzionari vigili urbani, come un italiano, un certo D’Acunto, che negano la realtà». Salvatore D’Acunto è il capo della direzione Mercato Interno della Commissione. «L’Ue costringe il governo a un’exit strategy - riprende Gasparri - che dovrebbe prevedere un’ulteriore proroga e giusti indennizzi ».

     

    Difficile, con questi toni, riattivare una trattativa con Bruxelles. Fitto l’ha detto anche a Salvini e Tajani, in una riunione dell’altro ieri a Palazzo Chigi. Perché il deferimento alla Corte Ue è atteso per settembre. E se la Corte desse l’ok, la procedura d’infrazione nei confronti dell’Italia per il mancato recepimento della direttiva Bolkestein si chiuderebbe nel peggiore dei modi: lo Stato dovrebbe iniziare a pagare, giorno dopo giorno, fino a che non si metterà in regola. Soldi da pescare in un bilancio pubblico che già fa fatica a racimolare risorse per la finanziaria. […]

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