Valentina Conte per “la Repubblica”
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La proposta dei sindacati di andare in pensione a 62 anni con almeno 20 di contributi e nessuna penalizzazione spiazza il governo. E non solo perché ancora non c' è una data di convocazione del tavolo sulla previdenza, inaugurato dal premier Conte. Ma anche perché le posizioni degli alleati divergono. A parole tutti vogliono risolvere lo scalone di Quota 100 e riscrivere la Fornero.
Ma quando si passa ai fatti, Italia Viva insiste per cancellare Quota 100, difesa dagli altri. E non disdegna le proposte più forti, come quella di Brambilla - già consigliere della Lega - di ricalcolare con il contributivo gli assegni di chi vuole uscire prima, a 64 anni con 36 o 38 di contributi. «La soglia dei 62 anni non mi fa impressione» dice Pier Paolo Baretta, sottosegretario pd all' Economia.
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«Con il contributivo, una volta identificata una soglia minima di età e contributi, l' uscita può essere flessibile». «Quota 100 resta», chiude Nunzia Catalfo, ministro M5S del Lavoro. «Non possiamo revocarla. Entro gennaio convochiamo il tavolo con i sindacati e istituiamo tre commissioni di studio sui lavori gravosi, la separazione tra assistenza e previdenza e la revisione della Fornero».
Il problema era ed è sempre lo stesso: i costi. Già all'epoca del governo Gentiloni quota 41 era stata scartata perché costosissima. E qualcuno - tra governo e Pd - considera anche la controproposta del sindacato (che pure contempla quota 41) infattibile per via dei costi. Scasserebbe i conti del Paese, si ragiona.
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Sia come sia, il tema è sentito. «Diciamo stop a Quota 100 subito, per evitare di alimentare aspettative tra i lavoratori che nel 2021 si tradurranno in una corsa insostenibile all' uscita», ragiona Luigi Marattin, deputato di Iv. «Non è accettabile dimezzare l'anzianità contributiva e abbassare l'età addirittura a 62 anni, come propongono i sindacati. Ma certo i lavori non sono tutti uguali. Rivediamo allora l'Ape sociale, allarghiamola, rendiamola strutturale per consentire la giusta flessibilità a chi ne ha bisogno. Un operaio non può essere trattato al pari di un dirigente».
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Tommaso Nannicini, senatore pd, pensa invece che un compromesso sia possibile giocando sulle quote. Il suo disegno di legge propone un'uscita a 64 anni con 20 di contributi, ma ricalcolo contributivo. «Se vuoi la flessibilità, la paghi», dice. Propone anche «una super Ape rafforzata a quota 92 - 62 anni e 30 di contributi - per le fasce deboli». Oltre a «una pensione contributiva di garanzia per i giovani e una pensione di cura per le donne con sconti contributivi per i figli o il lavoro di assistenza».
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Stefano Fassina, deputato di Leu invita a guardare «non solo alla sostenibilità dei conti, ma anche a quella sociale». La legge Fornero «è insostenibile, il meccanismo della speranza di vita sbagliato, non si può aspettare la fine di Quota 100 per parlarne: partiamo dalla proposta dei sindacati ». Così il suo compagno di partito Nicola Fratoianni: «Non cancelliamo Quota 100, ma l' idea di Cgil, Cisl e Uil è ragionevole e condivisibile ». Valeria Fedeli, senatrice Pd, ribadisce che «non tutti i lavori sono uguali, serve una tutela differenziata ». Ma invita i sindacati anche a tenere d' occhio «la sostenibilità del sistema».
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