Flavia Amabile per "la Stampa"
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Il piano A del governo inglese per contrastare il serio e ormai costante aumento dei contagi prevede l'obbligo di vaccinazione contro il Covid-19 a tutte le persone che lavorano nel sistema sanitario nazionale (Nhs). «Stiamo andando in questa direzione», ha ammesso il ministro della Salute Sajid Javid in un'intervista a Sky, sottolineando come vi siano 100 mila dipendenti della Nhs in Inghilterra non pienamente vaccinati.
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È una questione che riguarda «la salute dei pazienti», ha chiarito per far accettare la misura a una popolazione che è culturalmente poco propensa a dotarsi di certificazioni e documenti di qualsiasi tipo. Ma il Covid ha ripreso a diffondersi nel Paese e gli inglesi hanno deciso di prendere esempio dalle misure adottate in Italia, dove dal 15 ottobre il Green Pass è obbligatorio per qualunque lavoratore del settore pubblico o privato.
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Boris Johnson per il momento non vorrebbe andare oltre ma esiste anche un piano B su cui i vertici del servizio sanitario britannico stanno insistendo: obbligo di mascherina, lavoro a distanza e Green Pass per tutti gli eventi affollati. In forme diverse, le restrizioni per chi non è vaccinato si stanno diffondendo in diversi Paesi dell'Ue. Il Green Pass è diventato una realtà anche in Bulgaria. È il Paese con il più basso numero di vaccinati dell'Unione europea, il 20,4% con doppia dose, un terzo della media dell'Unione.
green pass per viaggiare
Introdotto il 21 ottobre, da ieri è scattato l'obbligo del certificato verde per accedere a locali al chiuso, come ristoranti, centri commerciali, palestre. Fanno eccezione farmacie, banche e negozi di alimentari. Il mancato possesso del Green Pass comporterà multe per avventori ed esercenti. La misura è stata accompagnata da numerose proteste lo scorso fine settimana a Sofia. La Romania è il penultimo Paese dell'Ue come numero di vaccinati.
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Per contrastare la nuova ondata di contagi e morti sono state adottate ulteriori restrizioni come il coprifuoco durante la notte per chi non è vaccinato. Anche in Austria l'autunno ha portato a un aumento dei contagi. Il nuovo cancelliere Alexander Schallenberg ha annunciato un pacchetto di misure che entrerà in vigore dal primo novembre. Per lavorare a contatto con altre persone sarà necessario esibire la certificazione.
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I controlli saranno effettuati a campione: in caso di mancato possesso del Green Pass, il datore di lavoro dovrà pagare un'ammenda di 3.600 euro e i dipendenti di 500, ha annunciato il ministro del Lavoro, Martin Kocher. La chiamano «regola del 3G» perché varrà per i «Geimpft» (vaccinati), i «Genesen»( guariti da sei mesi) e «Getestet» (sottoposti a tampone, molecolare o rapido). Anche se i contagi dovessero aumentare, il Green Pass sarà valido sempre per i vaccinati e i guariti.
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È la regola in vigore da agosto in Germania dove ha l'obbligo di certificato chi lavora in asili, case di cura e scuole. Anche per partecipare alle attività al chiuso bisogna essere vaccinati o avere il tampone e dall'11 ottobre lo Stato ha smesso di rimborsare i tamponi a chi non è vaccinato. In Germania i contagi non sono in aumento, al contrario di quanto accade in molti altri Paesi europei, ma il numero dei vaccinati non è molto elevato e secondo il ministro della Sanità Jens Spahn le regole del 3G hanno permesso di limitare l'aumento dei casi.
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In Russia circa 4 persone su 10 sono vaccinate e si sta assistendo a un'impennata dei contagi. Il governo ha deciso la chiusura di scuole, negozi, bar, ristoranti e stadi. Teatri e musei restano aperti, ma con un limite di pubblico del 50% e con l'uso del Green Pass e mascherine protettive. Inoltre a Mosca chi ha più di 60 anni e non è vaccinato deve restare a casa nei prossimi quattro mesi.
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La Francia è stato il primo Paese a adottare il Green Pass lo scorso luglio. È richiesto ai dipendenti di ristoranti, cinema, musei, centri commerciali, palestre e trasporti a lunga percorrenza. E devono averlo chi frequenta luoghi di svago e di cultura anche all'esterno o chi viaggi su treni, aerei e autobus a lunga percorrenza.
I contagi non destano grandi preoccupazioni e in molti vorrebbero eliminare l'obbligo di certificato da metà novembre. Un'ipotesi che il ministro della Salute Olivier Véran ha escluso. «Non è il momento», ha chiarito.