Luigi Ippolito per il "Corriere della Sera"
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Il destino politico di Boris Johnson è appeso a un filo che appare di ora in ora più sottile. Ieri sera le dimissioni contemporanee del Cancelliere dello Scacchiere (ossia il ministro del Tesoro) e del ministro della Salute hanno inferto un colpo probabilmente fatale al suo governo e alla sua credibilità. Il primo a gettare la spugna è stato Sajid Javid, titolare della Salute: e lo ha fatto in termini che suonano come una condanna senza appello del premier. L’opinione pubblica ha concluso che i Conservatori non sono più né popolari né competenti, ha osservato il ministro dimissionario: «Mi è chiaro che questa situazione non cambierà sotto la tua leadership — ha scritto Javid rivolgendosi al premier — e pertanto hai perso anche la mia fiducia».
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Pochi minuti dopo è stata la volta del Cancelliere, Rishi Sunak: «Il pubblico si aspetta giustamente — ha scritto nella sua lettera di dimissioni — che il governo sia condotto in maniera appropriata, competente e seria. Credo che valga la pena battersi per questi standard ed è per questo che mi dimetto». È un doppio colpo dal quale non si vede come Boris possa riprendersi. È vero, altri ministri-chiave hanno fatto quadrato attorno a lui, a partire dalla responsabile degli Esteri Liz Truss, una delle più accreditate per la successione, che evidentemente ha ritenuto che non fosse questo il momento per vibrare il colpo decisivo. Ma è chiaro a tutti che non sarà Johnson a guidare i conservatori alle prossime elezioni: e c’è chi dubita che sia in grado di sopravvivere fino alla fine della settimana.
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A far precipitare la situazione è stato l’ultimo imbroglio nel quale Johnson si è trovato impegolato, ossia lo scandalo sessuale che ha travolto il vice-capogruppo dei conservatori, Chris Pincher, reo di palpeggiamenti e avances sgradite verso numerosi giovani colleghi e assistenti maschi. È emerso che il premier era stato al corrente per anni di questi comportamenti, circostanza in primo momento negata: insomma, come nel caso del Partygate, le feste a Downing Street durante il lockdown, e di altre svariate circostanze, Boris ha dimostrato ancora una volta disprezzo totale per le regole e la verità, mentre i suoi ministri venivano spediti davanti alle telecamere a difendere l’indifendibile.
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Il morale nel partito conservatore in questi giorni è crollato sotto zero e il disagio era evidente anche nel governo: alla riunione di gabinetto trasmessa in tv le facce dei ministri sembravano quelle di un funerale. Ministri che ieri si sono visti ridere in faccia in Parlamento, anche da parte dei loro stessi deputati, quando hanno provato a spiegare che Johnson aveva «dimenticato» le accuse contro Pincher. Non c’è dubbio che Boris proverà a resistere: fosse per lui, dovranno trascinarlo mani e piedi fuori da Downing Street. Ma forse non si dovrà arrivare a tanto: la sua autorità è stata già gravemente compromessa un mese fa, quando è sopravvissuto a un voto di sfiducia ma ha visto più del 40 per cento del gruppo parlamentare votargli contro. In teoria, un nuovo voto non è possibile per un anno: ma a fronte di una situazione che sta precipitando è sempre più probabile che questa regola verrà cambiata nelle prossime settimane e si andrà nuovamente alla conta.
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Per Johnson , le speranze di sopravvivere a un nuovo voto di sfiducia, che potrebbe svolgersi entro fine mese, sono ridotte al lumicino. Sempre che non ci sia una ulteriore accelerazione nelle prossime ore, con altre dimissioni di ministri che renderebbero la posizione del premier non più sostenibile nell’immediato. Ma ciò che al momento è già insostenibile è la situazione di una Gran Bretagna guidata da un governo che barcolla di scandalo in scandalo, impegnato solo a provare a sopravvivere alla giornata mentre il Paese si avvita in una crisi economica la cui gravità si manifesta ogni giorno di più. L’unica possibilità di invertire la rotta, è chiaro a tutti, risiede ormai in un cambio al vertice non più rimandabile.
carrie e boris johnson al platinum party boris johnson rishi sunak e boris johnson rishi sunak 2 rishi sunak 1 boris johnson e carrie alla cattedrale di st.paul7 boris johnson e carrie alla cattedrale di st.paul chris pincher