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    PER EVITARE IL CANONE, TOCCHERÀ VIVERE AL BUIO: IL GOVERNO VUOLE FARLO PAGARE CON LA BOLLETTA ELETTRICA - IN CAMBIO DI QUESTO REGALO, RENZI TOGLIE 170 MILIONI ALLA RAI PER LE COPERTURE IRPEF (E IL BILANCIO 2014 SARÀ UN BUCO NERO)


     
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    1. CANONE, SPUNTA IL PIANO ANTI-EVASIONE - "SI PAGHERÀ CON LA BOLLETTA ELETTRICA"
    Da www.lastampa.it

    Per adesso si tratta di un'ipotesi, ma con il passare delle ore sembra sempre più reale. Tanto che, le associazioni dei consumatori, già promettono battaglia. Il governo, a quanto si apprende, starebbe pensando a un provvedimento per il recupero dell'evasione del canone Rai, da inserire nel decreto per gli 80 euro in busta paga. Si tratterebbe di legare il pagamento non più alla detenzione dell'apparecchio televisivo, ma o al pagamento della bolletta elettrica o al nucleo familiare.

    Luigi GubitosiLuigi Gubitosi

    A spingere per la seconda ipotesi sarebbe il commissario alla spending review Carlo Cottarelli. L'introito eventualmente recuperato, stimato intorno ai 300 milioni di euro, andrebbe per metà al Tesoro e per metà alla Rai. Sulle barricate le associazioni dei consumatori: «Legare il canone Rai alla bolletta elettrica o al nucleo familiare, sarebbe un provvedimento illegittimo e, come tale, impugnabile nelle competenti sedi» attaccano dal Codacons, già al lavoro per sferrare eventuali ricorsi.

    «In base al regio decreto legge 21 febbraio 1938, n.246, - ragionano dall'associazione - tale imposta si applica solo a chi possiede un apparecchio adibito alla ricezione di adioaudizioni televisive nel territorio italiano - spiega l'associazione - Per questo snaturare il canone vincolandone il pagamento ad una bolletta o addirittura alla sola esistenza di un nucleo familiare, sarebbe illegittimo, poiché non garantisce il verificarsi della condizione essenziale per il pagamento dell'imposta, ossia il possesso di un televisore o altro apparecchio atto a ricevere frequenze tv».

    Mentre si battagliava sul canone, la comimssione Finanze del Senato dava il suo via libera al Def. Nel parere, su cui hanno votato contro M5S, Lega e Fi, si sottolinea che il taglio del cuneo fiscale è un «obiettivo di fondo» della politica economica del Governo e si realizzerà con un ampliamento della detrazione Irpef per i redditi da lavoro medio-bassi «i cui effetti, in termini di sostegno della domanda interna, sono associati al carattere strutturale e a regime di tale misura». Nel documento si rileva anche che, agli stessi fini, «si prevede una riduzione dell'aliquota dell'Irap in grado di ridurre anche sul lato delle imprese i costi di produzione per rilanciare la competitività».

    Sembra sempre più probabile, invece, che il bonus Irpef di 80 euro arrivi in due tranche: nel Dl che il Governo si appresta a varare venerdì in Consiglio dei ministri ci sarà la misura generale per i dipendenti mentre l'estensione dello sgravio agli incapienti potrebbe slittare di una settimana.

    viale mazziniviale mazzini

    L'eventuale rinvio sarebbe solo per motivi «tecnici»: al ministero dell'Economia, infatti, stanno valutando il meccanismo migliore per far fruire dell'agevolazione e questo, riferiscono fonti di Governo, potrebbe comportare qualche giorno in più rispetto alla deadline di venerdì. In parallelo, slitterebbe anche la misura sull'aumento della tassazione relativa alla rivalutazione delle quote di Bankitalia che, riferiscono le stesse fonti, sarebbe stata individuata come copertura di questa specifica norma.


    2. IL GOVERNO TOGLIE ALLA RAI 170 MILIONI DAL CANONE DI ABBONAMENTO
    Carlo Tecce per "il Fatto Quotidiano"

    Da un paio di giorni, una lettera spedita da Palazzo Chigi fa tremare le scrivanie di Viale Mazzini. Il governo chiede ai vertici Rai di contribuire al taglio di spesa pubblica con 170 milioni di euro che verranno succhiati dal canone di abbonamento 2014. Il meccanismo è semplice: il Tesoro trattiene circa il 10 per cento di oltre 1,7 miliardi di euro, la tassa che gli italiani pagano e in tanti evadono. Occorrono risorse per mantenere le promesse di Matteo Renzi, risorse che il ministro Pier Carlo Padoan deve garantire.

    COTTARELLICOTTARELLI

    I 170 milioni di euro trasformano in un buco nero il bilancio 2014, che già sarà appesantito dai diritti televisivi sportivi (Mondiali di calcio, soprattutto), 100 milioni abbondanti di costi. Il direttore generale Luigi Gubitosi, neanche una settimana fa, aveva illustrato i risultati 2013: dopo un passivo di 245 milioni, viale Mazzini è tornata in utile di 5,3, uno spiraglio , un sintomo di guarigione, nulla di più. Adesso la richiesta di Palazzo Chigi - che si presume ispirata anche dal signor spending review Carlo Cottarelli - non crea soltanto panico, ma costringe viale Mazzini a una lotta per la sopravvivenza.

    MATTEO RENZI E PIERCARLO PADOANMATTEO RENZI E PIERCARLO PADOAN

    Il debito consolidato Rai, ristrutturato da Gubitosi con le banche creditrici, s'è fermato a 441 milioni di euro, ma sarà sarà destinato a crescere ancora dopo un bilancio 2014 con 300 milioni di perdite. Più che un risparmio fra gli sprechi di viale Mazzini, l'obolo che pretende il governo spingerebbe le finanze Rai al collasso. La questione non è affrontata in questa recente missiva, ma il governo vuole che l'azienda riduca anche gli stipendi di dirigenti e giornalisti che non rispettano il tetto di 238.000 euro (la retribuzione di Giorgio Napolitano), fissato per le società compartecipate (incluse le presidenze delle quotate): scelta legittima e necessaria dopo lunghe stagioni senza regole. E saranno ridotte anche le buste paghe di capiredattori e funzionari ben lontani dai 238.000 euro.

    Flavio ZanonatoFlavio Zanonato

    I ricavi di viale Mazzini si reggono sul canone di abbonamento, che ha apportato 1,756 miliardi su 2,748 nel 2013: la pubblicità è bloccata sotto i 700 milioni (ha perso il 30 per cento in un biennio) e gli introiti commerciali non superano i 300 milioni. Non è la prima volta che si prefigura uno scontro tra viale Mazzini e palazzo Chigi.

    MATTEO RENZI E PIERCARLO PADOANMATTEO RENZI E PIERCARLO PADOAN

    Già lo scorso novembre, il Consiglio d'amministrazione aveva criticato l'allora ministro Flavio Zanonato per il mancato adeguamento del canone all'inflazione, un palliativo per assorbire un pezzo di evasione (mai realmente contrastrata e calcolata in 500 milioni di euro). Poi venne il momento di Cottarelli, che paventò la chiusura di qualche sede regionale, appena rimpolpate da decine di giornalisti che hanno partecipato a un concorso interno e che restano un simulacro del servizio pubblico. Era sono un avviso. Ma la lettera spaventa davvero.

     

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