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    IL GRANDE CENTRO NON ESISTE PIÙ. ORA ARRIVA “IL GRANDE DENTRO” - SCALFARI SCRIVE CHE TUTTO SI PERDE QUANDO EROS TI ABBANDONA. E QUANDO TI ABBANDONA EZIO? - PAOLO POLI: “IL CALDO, DIO MIO, IL CALDO! NON SIAMO MAI CONTENTI. MA A FIRENZE IL CALDO È PIÙ CALDO” - SABINA GUZZANTI VUOLE FARE UN FILM SULLA TRATTATIVA STATO-MAFIA E ELIO GERMANO OCCUPA IL TEATRO GARIBALDI DI PALERMO PER UN «LABORATORIO DEDICATO ALL'ALLENAMENTO TRAUMATICO»…


     
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    1- LO CHIAMEREMO IL GRANDE DENTRO
    Mattia Feltri per "La Stampa"

    PIERFERDINANDO CASINI FRANCESCO RUTELLI GIANFRANCO FINIPIERFERDINANDO CASINI FRANCESCO RUTELLI GIANFRANCO FINI

    Piace a Monti. A Passera. A Casini e a Rutelli e anche a Fini. Piace alla Cisl, alle Acli, a Sant'Egidio, a Cielle, agli ottimati di Todi. Alla Marcegaglia e a Italia Futura. Piace a qualche cattolico di destra e a qualche cattolico di sinistra. Se il progetto andrà in porto, piacerà a tutti i cattolici di destra e a tutti i cattolici di sinistra. Piacerà alla Cei. Piacerà a qualche laico senza terra. Ai soliti apolidi della politica. Lo chiameremo il Grande Dentro.

    2- SCALFARI DALL'EROS ALL'EZIO
    Andrea Marcenaro per "Il Foglio"

    Fini Casini RutelliFini Casini Rutelli

    Si può fare gli spiritosi e riderci su. Si può giocare qualunquisticamente, senza pagare pegno, e prendere in giro idee, riflessioni che non saresti mai capace di avere. Si può ironizzare come poveri scemi, e per di più scontati, sul fatto che Eugenio Scalfari non riesca a scrivere qualcosa d'impegnativo in due pagine senza citare, perlomeno, Montaigne, Pascal, Nietzsche, Platone, Eraclito, Spinoza (ah, Spinoza), Maurizio Ferraris. Odisseo, Circe, Calipso, Heidegger, Kant, Io, il Creatore, Faust, Freud, Narciso, Afrodite, Lucifero e Hegel. Tutto si può, nel mondo dei frou-frou. Resta il fatto che la sua spiegazione sul nuovo realismo e il senso della fine, per la quale tutto si perde, quando Eros ti abbandona, sa toccare corde assai profonde. Se invece che Eros l'avesse chiamato Ezio, sarebbe apparsa insuperabile.

    3- LA MIA FIRENZE DOVE IL CALDO È PIÙ CALDO
    Paolo Poli (Testo raccolto da Osvaldo Guerrieri) per "La Stampa"

    Il caldo, Dio mio, il caldo! Palazzeschi diceva: «Mamma mia che freddo, Gesù mio che caldo». Non siamo mai contenti. A me il caldo piace, lo preferisco al freddo. Il freddo mi ricorda la Seconda guerra mondiale con le famiglie spaventate che scappavano. Oggi c'è la crisi, ma siamo più civili.

    EUGENIO SCALFARI EZIO MAUROEUGENIO SCALFARI EZIO MAURO

    Perciò il caldo non mi fa paura, anche se mi trovo a Firenze, che è la mia città dove ritorno domani. Mi dicono che hanno cominciato a razionare l'acqua. Anzi una mia amica filosofa sostiene che hanno «razionalizzato» l'acqua. Che ci vogliamo fare? Una volta è l'alluvione, un'altra volta è la siccità.

    FIRENZE PIAZZA SANTA CROCEFIRENZE PIAZZA SANTA CROCE

    Il fatto è che Firenze bisogna saperla. Non è una città come le altre. Firenze è un po' come Bologna: si trova al fondo di una tazza, perciò il caldo è più caldo che da altre parti. Quando ci abitavo, cercavo di difendermi in modo davvero semplice: andavo al Chiostro dello Scalzo costruito dalla Compagnia dei Disciplinati di San Giovanni Battista, detta la Compagnia della buona morte, e lì mi mettevo a guardare gli affreschi di Andrea Del Sarto. Non era soltanto un piacere, era soprattutto un grande conforto. All'uscita, uno poteva anche decidere di farsi frate. Era meraviglioso, rinfrescante.

    4- SABINA GUZZANTI AIUTA L'UMANITÀ CON UN FILM SU STATO E MAFIA
    Pierluigi Battista per il "Corriere della Sera"

    PAOLO POLIPAOLO POLI

    Comunque con questo caldo bisogna pur tenere impegnata la mente, fare attività stimolanti, accarezzare progetti elettrizzanti, immaginare qualcosa di veramente utile per l'umanità. Perciò Sabina Guzzanti dichiara di voler colmare una lacuna morale difficilmente sostenibile: voler fare un film che abbia come tema la «presunta» trattativa tra lo Stato e la mafia. Se ne sentiva davvero il bisogno. Anche Elio Germano non perde tempo e, come si apprende dall'Unità, va a occupare il Teatro Garibaldi di Palermo per un «laboratorio dedicato all'allenamento traumatico». Non solo allenamento, ma pure «traumatico», per resistere e fare qualcosa di veramente utile per l'umanità. Che trauma.

     

     

     

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