Fazio dice che si é pagato da solo il biglietto per Parigi. E chi dovrebbe pagarlo se non il produttore del programma? #chetempochefa
— Mattia Buonocore (@Mattiabuonocore) 3 marzo 2019
Osservo la postura di #Fazio mentre intervista #Macron , diceva sempre di sì con la testa. Mi è venuto in mente, ai tempi dell'infanzia, quando sul lunotto posteriore delle auto si mettevano dei cagnolini di pezza che -simpaticamente-annuivano appena si era in marcia. Torcicollo? pic.twitter.com/qslcOyMHm8
— Marco Rizzo (@MarcoRizzoPC) 3 marzo 2019
“L’Europa è responsabile di questa situazione migratoria europea e italiana, perché non ha saputo ascoltare. L’Italia a causa della sua posizione geografica ha avuto un fardello molto pesante.” #Macron #CheTempoCheFa pic.twitter.com/r7nuqXft9d
— Che Tempo Che Fa (@chetempochefa) 4 marzo 2019
Giovanni Sallusti per ''Libero Quotidiano''
Dev' essere uscito stremato, il presidente Emmanuel Macron, dall' intervista concessa a Fabio Fazio andata in onda ieri sera a Che tempo che fa.
FAZIO MACRON
Non scherziamo. Dev' essere difficilissimo, trovarsi di fronte un interlocutore che invece di sottoporti domande dettagliate, ti riproprone a oltranza il format: i barbari populisti sono convinti della castroneria X, lei Eccellenza ci spieghi invece la perfetta versione Y delle illuminate élite che i popoli riottosi si ostinano a non comprendere. Dopodiché, venti minuti di silenzio, continui e automatici cenni di assenso col capo mentre monsieur le president a furia di sviscerare ovvietà perde palesemente la bussola del discorso, e guarda quasi implorando l' intervistatore per avere un' imbeccata precisa, ma costui non si scosta dalla parte che si è scrupolosamente assegnato. Il reggimicrofono.
IN GINOCCHIO DA TE
«Perché nel ventunesimo secolo si parla ancora di chiusure? Non era prevedibile un mondo aperto?». Giornalismo stringente, pensiero spiazzante, il presidente parte con sospiro d' ordinanza e innesca tutta la pedagogia globalista e terzomondista arcinota, «il nostro destino di europei è legato a doppio filo all' Africa e al Medio Oriente», ma senza neanche la parvenza di un dialogo si tramuta in una lezioncina decotta a cui non crede neanche lui. C' è la domanda sui gilet gialli, ovviamente, più che altro la richiesta a Emmanuel Macron se condivide l' opinione di Macron Emmanuel: «Ci sono immagini che fanno paura ogni giorno, i gilet gialli, l' antisemitismo che torna».
FABIO FAZIO DA MACRON
E come se fosse antani, poteva chiudere Fazio, visto la supercazzola palese, l' intero e complesso movimento dei gilet confuso con un pugno di fanatici individuati come islamisti da una delle vittime delle aggressioni, il filosofo Alain Finkelkraut, ma va bene così, tutto fa brodo per puntellare la narrazione su Noi e Loro, il Palazzo civilizzato e la Plebaglia urlante fuori. In esordio il conduttore di Che tempo che fa si lascia perfino sfuggire con nonchalance la frase «si dice che Parigi sia la capitale dell' Italia, visto la quantità di italiani che vi abita». Ma chi lo dice, dove, quando?
Ma frequenta qualcuno, Fazio, oltre a Michele Serra, gli altri autori molto chic di un programma radical quanto basta, ha conoscenze fuori dai Parioli, da Montenapo, dalle marce arcobaleno diventate ormai il passatempo della borghesia (non più) riflessiva? Non si capisce, intanto l' inquilino (alquanto assediato) dell' Eliseo passa da Eduardo de Filippo e la sua commedia scintilla dell' incontro con Brigitte a Umberto Eco che ricordava come "la lingua dell' Europa sia la traduzione", anedotti innocui in forte sospetto di preconfezionamento posticcio e citazioni eleganti per dire nulla.
LA MORALE
L' obiettivo del canovaccio è chiaro: spargere ovunque simpatia per tutta Italia, tranne che per quei buzzurri dei suoi governanti, spedendo in soffitta il dettaglio per cui i secondi un po' di consenso dalla prima l' hanno pur drenato. Ecco allora il legame col Politico Buono, il presidente della Repubblica Mattarella, unico leader italiano nominato: «Saremo insieme il 2 maggio per il cinquecentesimo anniversario della morte di Leonardo da Vinci». E Fazio quasi si commuove.
FABIO FAZIO EMMANUEL MACRON
Dev' essere per quello, che non gli chiede dei terroristi rossi che da lustri ormai la sfangano a caviale e champagne sulla Senna, degli immigrati rigettati illegalmente in territorio italiano con metodi non esattamente ispirati alla filosofia di Voltaire, delle polemiche sul franco africano che pure qualche lieve sospetto di neocolonialismo dovrebbe insufflarlo, in anime belle e progressiste. In compenso, Fabio ci tiene a chiarire: «Mi sono pagato da solo il biglietto di andata e ritorno per Parigi e dunque nessun costo per la Rai».
Un gesto a lungo sofferto e meditato, visto l' impatto sullo stipendio superiore ai due milioni l' anno. Mai sofferta quanto l' intervista di Macron, che quando arriva a scomodare un nuovo «umanesimo» e l' esigenza di «ripensare il capitalismo», sta dando un chiaro segnale a Fazio: chiudiamola qui. E tu davanti alla tivù non puoi evitare un respiro di liberazione. Finché scopri che l' ospite successivo è Veltroni.