LA GUERRA COLPISCE ANCHE IL GRANO 4
Il deposito delle sementi di Orekhov è tutto tranne che un obiettivo militare eppure brucia. A incendiarlo i Grad russi caricati a bombe incendiarie. Un cocktail di zolfo e magnesio che prima esplode e poi brucia tutto ciò che trova. «Vedi cosa ci fanno - mi urlano i contadini -. Una settimana fa ci hanno bombardato i depositi del grano, e adesso hanno attaccato i magazzini delle sementi». Quelli del mais e del girasole. Quelli che avrebbero aperto le porte ai trattori.
Oleg veste la divisa ucraina da 7 anni, ma non si definisce un soldato: «Sono un cosacco per diritto di nascita - racconta -. I russi hanno messo una taglia su di me: 50 mila dollari». Lui, la taglia se l'è conquistata in Donbass, ma come i russi hanno allargato il campo di battaglia è corso a casa. Una dacia immersa tra terre che non verranno coltivate.
grano
«Erano andati via tutti da Orekhov - racconta -. Tutti tranne i contadini. Ora partiranno anche loro. Andranno a Zhaporizia». Finiranno in una città industriale da 700 mila abitanti dove al posto dei campi sono nate prima le fabbriche e poi i centri commerciali.
«L'operazione speciale» di Putin è una guerra. Una guerra di conquista territoriale, etnica ed economica. «Promettono le nostre terre a chi viene dalle steppe siberiane - raccontava già Andrej, soldato nato a Kherson e di stanza a Mykolaiv».
grano 1
La Fao lancia il suo grido d'allarme. «Circa 25 milioni di tonnellate di grano sono bloccati in Ucraina». L'Organizzazione delle Nazioni Unite monitora l'Ucraina da ben prima della guerra. Il perché sta tutto nei numeri: il Paese è diventato il granaio del mondo. Conta più di 32 milioni di ettari coltivati. Di questi 15 milioni a grano e 10 mais. L'Italia intera, isole comprese, è 30 milioni di ettari.
grano.
Riaprire i porti ucraini del Mar Nero non significa solo dare linfa vitale all'economia di un Paese in guerra, ma garantire al mondo cereali. Lo spiega in una nota il Pam, il Programma alimentare mondiale: «I porti nella zona di Odessa, nel sud dell'Ucraina, devono essere riaperti per evitare che la crisi globale della fame sfugga al controllo».
Per poi denunciare: «I silos di grano dell'Ucraina sono pieni. I porti sul Mar Nero sono bloccati, lasciando milioni di tonnellate di grano intrappolati in silos a terra o su navi che non possono muoversi». Ma la situazione a Odessa continua a essere critica: ieri sei missili russi sono piombati sulla città, andando a colpire alcuni depositi di armi.
grano trebbiato
«Diverse centinaia di migliaia di tonnellate di grano sono state sottratte dagli occupanti - ha dichiarato Taras Vysotskiy, viceministro ucraino all'Agricoltura -. Lo trasportano con camion rubati ai nostri connazionali». Un diritto di saccheggio, «autorizzato da Putin», ha aggiunto Vysotskiy, che ricorda guerre ottocentesche. Un saccheggio fatto alla luce del sole, usando mezzi pesanti con targa ucraina su cui è stata disegnata la «Z». Un «Holodomor», la carestia imposta da Mosca all'Ucraina nel '32, da terzo millennio che mai nessuno avrebbe potuto anche solo immaginare.
missili russi su odessa
I numeri parlano chiaro: il Paese di Volodymyr Zelensky a fatica riuscirà ad arrivare al 60% del suo potenziale agricolo. Una stima ottimistica fatta al cinquantesimo giorno di guerra. Quando i russi non avevano ancora occupato parte del Donbass ucraino e non avevano colpito in modo sistematico i depositi delle sementi.
I porti di Odessa, Kherson e Mykolaiv sono bloccati. Le coste del Mar Nero minate e le navi russe, al netto delle perdite, continuano un blocco navale iniziato prima del 24 febbraio. Al primo mese di guerra il consiglio dei ministri aveva varato un procedimento d'urgenza: il blocco dell'export alimentare. Una chiusura commerciale mantenuta per altri 20 giorni prima di decidere di procedere via terra.
La tratta Sud solcava l'M-14, l'autostrada del grano, senza far tappa a Odessa. Per settimane si sono visti mezzi pesanti in viaggio da Est verso Ovest. Direzione Romania. Proprio il Paese confinante aveva optato per un passaggio di prodotti agricoli ucraini senza dazi. Un accordo commerciale firmato di fretta e «bombardato» dai russi. Due missili Kalibr hanno colpito il ponte di Zatoka, ad ovest di Odessa, interrompendo questa tratta commerciale.
ATTACCO ODESSA 2
L'unica via rimasta passa per la Moldavia e costeggia i confini della Transnistria. Ora Kiev sta pensando a una seconda via, decisamente più lunga e costosa, che tocca Leopoli e punta verso la Polonia. Una tratta difficile da percorrere via treno visto che il costo del carburante è raddoppiato, se ne trova sempre meno e le linee ferroviarie sono un obiettivo militare per i russi.