Ilaria Sacchettoni per il “Corriere della Sera - ed. Roma”
Danilo Speranza
Milioni, forse. Irraggiungibili, di certo. Una crepa nella cupola che per anni ha manipolato coscienze e orientato emozioni tra le mura di un edificio di via dei Sabelli (San Lorenzo), mette fine alla ricerca del tesoretto di Danilo Speranza, guru di Scienza per Amore e stupratore, secondo la Cassazione, di almeno quattro donne, due delle quali bambine di 10 e 12 anni.
Il pentimento di uno degli appartenenti al cerchio magico di un tempo, sul quale nulla è dato sapere eccetto che si è rivolto all'avvocato delle parti civili, Federico Sinagra, consegna alle vittime dettagli incontrovertibili sull'esistenza di una congrua polizza sulla vita di Speranza. Aggredibile?
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No, purtroppo. Perché il conto, alimentato negli anni con ricatti e prelievi nelle tasche delle vittime, è in pancia a uno dei molti istituti bancari di Panama. Ma soprattutto perché Speranza se n'è andato assieme a parte dei suoi misteri il 29 febbraio 2020: curiosamente il giorno stesso in cui la sentenza di condanna nei suoi confronti (10 anni per stupro) è divenuta definitiva, con una pronuncia della Cassazione a sezioni unite.
L'uomo che prometteva di sconfiggere la fame nel mondo con apparecchiature teoricamente in grado di potenziare il valore proteico delle farine e più ancora di orientare animi ed emozioni, possedeva evidentemente un formidabile senso per gli affari.
I suoi «inviti» a bonificargli somme e a sottoscrivergli regalie erano emersi con chiarezza (e rustici particolari) nel corso del processo: «Vi bombarderò...impiccatevi...che ca...me ne frega a me...venneteve casa , venneteve er c...fate come ve pare, annate a ruba' i soldi a vostra madre e a vostro padre, non mi interessa, so' problemi vostri» era solito ripetere.
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I giudici parlarono per l'occasione di «modalità riprovevoli» per definire gli artifici da lui messi in campo con finalità predatorie: «Risulta - scrissero - come questi fosse solito ricorrere ad espressioni molto provocatorie al limite dell'ingiurioso per spronarli a versare».
A lungo Speranza aveva sfruttato il proprio ascendente per appropriarsi di «ingentissime somme di denaro in contanti e assegni» salvo poi dirottare tutto alle Antille. L'inchiesta della Procura aveva rintracciato inizialmente in Svizzera parte dei proventi. Ma era solo uno spicchio del tesoretto accumulato un giorno dopo l'altro e investito in una collezione di francobolli introvabili.
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Più prudentemente il guru di San Lorenzo bonificava somme importanti nei paradisi fiscali. Un milione e ottocentomila euro è una somma di gran lunga approssimativa rispetto a quanto è stato davvero sottratto alle sue vittime. Si tratta di una stima per difetto confluita nel capo d'imputazione formulato all'epoca dal pm Carlo Lasperanza.
Benché deceduto Speranza continua a fare paura. Nel chiedere l'anonimato l'adepto che ha seguito la scia dei suoi soldi fa sapere che qualcuno nell'organizzazione superstite rispetto all'originaria Scienza per Amore potrebbe rivalersi contro di lui. Non teme invece di inseguire i risarcimenti che spettano alle due giovani vittime di stupro l'avvocato Sinagra.
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Oggi il penalista tira qualche conclusione sulla vicenda: «Malgrado - dice - l'inchiesta abbia dimostrato come siano stati raccolti e utilizzati milioni di euro per la pseudo tecnologia Hyst (l'apparecchio per sintetizzare proteine dal grano, ndr) Danilo Speranza è risultato nullatenente. Continueremo a cercare i soldi in Italia e all'estero per risarcire le sue vittime come stabilito dai giudici».