Katia Riccardi per "www.repubblica.it"
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Le cause del rogo che ha quasi distrutto KOKO, teatro storico di Camden Town nel nord di Londra, sono ancora sconosciute. Scoppiato nella notte, l'incendio è stato domato da circa 60 vigili del fuoco e ci sono volute ore.
Nell'edificio erano in corso lavori di restauro e forse la causa risiede in questo. I video girati sui social mostrano il fumo e le fiamme sul tetto di quello che nel 1900 fu inaugurato come Camden Theatre, e che nei secoli ha cambiato stile e nome diverse volte. Tante vite, come i gatti. Simbolo della città, ne ha seguito mode e cultura, sviluppo, sogni, distruzione, voci e musica. Un luogo magico.
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A chiamare dando l'allarme delle fiamme è stato un intero quartiere. Decine di telefonate ai vigili del fuoco, foto virali postate sui social, richieste di aiuto. "Stupefacente guardare Camden Palace / Koko in fiamme questa sera, un edificio che contiene così tanti ricordi e significa così tanto per noi a Camden", scriveva su Twitter Georgia Gould, consigliere del Kentish Town Ward.
madonna al koko
Ma le sue mura, la cupola, il teatro ce l'ha fatta anche stavolta. Il teatro che fu inaurato il giorno dopo Natale, in un freddissimo 1900, disegnato dall'architetto W. G. R. Sprague e aperto da Ellen Terry, che allora era l'attrice più famosa d'Inghilterra.
Nove anni dopo, divenne il Camden Hippodrome Theatre e in meno di tre anni un cinema: nel 1913 prese il nome di Camden Hippodrome Picture Theatre. Fu chiuso durante la Seconda guerra mondiale, insieme a diversi altri edifici della zona. Le bombe non lo toccarono, ma restò in silenzio.
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Fu riaperto subito dopo nel 1945 dalla Bbc che lo utilizzò come Radio e studio di registrazione, ci suonarono nel 1964 gli Stones. Furono tra i primi, e ne segnarono il destino. La Bbc lo lasciò nel 1972 ma non prima di averci registrato l'album Monty Python's Flying Circus. Il teatro restò chiuso qualche anno, pronto per essere demolito, finché nel 1977 si rianimò. Grazie al punk.
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Nel 1977 destato da anni di grigiore, riaprì a colori come locale di musica dal vivo e divenne The Music Machine. La macchina della musica dance a far dondolare le pareti. Nel 1979 fu set del film The Music Machine. Arrivarono i graffi. Amato dalle nuove band wave e punk, ospitò senza pudore concerti di band come Iron Maiden, Boomtown Rats, Clash e The Jam. Lì si ubriacò per l'ultima volta Bon Scott degli AC/DC. Era il 19 febbraio del 1980, la stessa notte in cui morì per intossicazione acuta da alcol.
Nel 1982, un altro nome: Camden Palace. Anni Ottanta e new Wave. Prince ci arrivò in segreto, annusò aria e acusitca, nel 1988 si esibì durante il suo Love Sexy Tour con Ronnie Wood dei Rolling Stones.
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Ci tornò più volte. Negli anni Novanta arrivarono i rave party, sistema audio all'avanguardia, acid house. E infine una nuova chiusura nel 2004.
Ma la sua bellezza non passò inosservata, lo stesso anno il teatro fu acquistato da Oliver Bengough e dalla sua compagnia Mint Entertainment che iniziò un processo di restauro da svariati milioni di sterline che durò più di sei mesi. Mantenne la facciata storica, ma all'interno cambiò tutto. Divenne KOKO.
prince al koko di londra
Innovativo, all'avanguardia, riconosciuto per la gestione dei rifiuti e con un tasso di riciclaggio del 95% in ogni evento, grazie all'uso di materiali riciclati all'interno dell'edificio. Nel 2005 i Coldplay lo scelsero per lanciare il loro album X&Y. Nello stesso anno Madonna lanciò da lì Confessions on a Dance Floor. Nel 2006 Elton John organizzò una festa di beneficenza per la sua fondazione AIDS Charity Bash.
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Il palazzo degli aristogatti. Che trema sotto il peso delle note pazze di Red Hot Chili Peppers, Madonna, Christina Aguilera, Prince, Coldplay, Tori Kelly, Katy B, My Chemical Romance, Emma Marrone, Oasis, Bruno Mars, Thom Yorke, Amy Winehouse, La Roux, Skrillex, Lady Gaga, The Killers, Kanye West, Katy Perry, Tokio Hotel, Lily Allen, Demi Lovato, Usher, Noel Gallagher, Swedish House Mafia, JoJo, Azealia Banks, Rolling Blackouts Coastal Fever. Fino a prendere fuoco, e a sopravvivere comunque.
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