Simona Marchetti per "www.corriere.it"
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Ogni gruppo di alimenti apporta diversi e indispensabili nutrienti all'organismo, permettendogli così di funzionare al meglio. Ecco perché decidere di rinunciare a un'intera gamma di cibi, nel caso specifico i latticini, senza una motivazione medica valida (come ad esempio un'intolleranza accertata) può fare più male che bene.
«Premesso che occorre portare grande rispetto al proprio DNA, perché quanto ereditato dai genitori può fare un'enorme differenza nel modo di assimilare e digerire gli alimenti, al giorno d'oggi sembra però essersi scatenata una vera e propria caccia alle intolleranze alimentari, quasi sempre con test di scarsa attendibilità – avverte il dottor Stefano Erzegovesi, Specialista in Psichiatria e Scienza dell'alimentazione presso il Centro Disturbi Alimentari dell'Ospedale San Raffaele Turro – e anche se possiamo essere particolarmente sensibili ad alcuni cibi, la soluzione giusta non è però quella di toglierli dalla dieta.
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Quello che invece dobbiamo fare è migliorare la nostra permeabilità intestinale - il cosiddetto "leaky gut", letteralmente "intestino che perde da crepe o da fessure" - che si correla allo stress psicofisico e a un'alimentazione troppo ripetitiva e ricca di prodotti industriali raffinati, quindi con poche fibre».
Riduzione del mal di testa
Nel caso in cui l'intollenza alimentare fosse però talmente grave da rendere necessaria la rinuncia ai latticini, una delle prime conseguenze per l'organismo potrebbe essere una riduzione del mal di testa, che viene spesso scatenato dalla tiramina, una sostanza chimica naturale che si trova in genere nei formaggi. Il rovescio della medaglia è però una possibile carenza di vitamina B2, che è contenuta proprio nei latticini.
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«La cefalea da tiramina è un fenomeno possibile, ma raro – sottolinea Erzegovesi – mentre la vitamina B2 si può trovare anche in moltissimi prodotti non caseari, come la carne, le uova, il muesli, il riso integrale, i funghi, le mandorle e gli spinaci».
Meno gonfiore
Pur non avendo un'intolleranza al lattosio, si possono comunque avere delle difficoltà a digerire il latte, a causa della mancanza della lattasi (l'enzima necessario per digerire correttamente il latte vaccino), quindi eliminando i prodotti caseari si potrebbe notare un miglioramento della funzionalità digestiva, con una riduzione della sensazione di gonfiore.
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Analogamente, potrebbe però succedere anche il contrario, con l'organismo a reagire al taglio dei latticini aumentando la sensazione di gonfiore. «L'intolleranza al lattosio è legata all'etnia – rileva ancora l'esperto di Corriere – e in ogni caso è bene ricordare che i formaggi stagionati non hanno affatto lattosio e che la varietà alimentare è senz'altro il consiglio migliore per ridurre il gonfiore».
Possibile sofferenza intestinale
Se la rinuncia ai latticini porta a una migliore digestione, la mancanza dei batteri buoni e dei probiotici contenuti nei prodotti caseari potrebbe però avere ripercussioni negative sull'intestino, rendendolo pigro.
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«Anziché ricorrere ai latti fermentati e alle compresse probiotiche, è possibile nutrire naturalmente i nostri batteri amici grazie alle verdure fermentate o alle fibre pre-biotiche», suggerisce Erzegovesi.
Carenza di nutrienti essenziali
Al pari di proteine, grassi e carboidrati, i latticini sono una componente fondamentale di una sana alimentazione, perché contengono nutrienti essenziali quali calcio e vitamina D.
«Che i latticini siano ricchi di questi due nutrienti è verissimo, ma non sono certo il solo modo di assimilarli – argomenta l'esperto – perché la vitamina D si può assumere stando al sole mezzora al giorno, mentre per il calcio ci sono molte fonti alimentari alternative, come ad esempio i pesci piccoli, la frutta secca, le verdure a foglia verde scuro e molte acque minerali».
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Sistema immunitario più debole
La mancanza di latticini potrebbe tradursi in una maggiore facilità ad ammalarsi, perché il sistema immunitario si indebolisce a causa della carenza di vitamina B12, che è fondamentale per aiutare l'organismo a combattere infezioni e batteri.
Da qui il consiglio di introdurre nella dieta cibi naturalmente provvisti di tale, importantissimo nutriente, come ad esempio tutti i prodotti di origine animale, in sostituzione di quelli caseari.
Pelle migliorata
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Negli Stati Uniti il latte vaccino può spesso contenere ormoni che, reagendo con quelli dell'organismo, stimolano la produzione di sebo, con conseguente aumento di brufoli e punti neri. Di conseguenza, eliminare tali alimenti dalla dieta non potrà che migliorare l'aspetto della pelle.
«In Italia il latte non contiene ormoni, o almeno si spera che non ne contenga, quindi tale pericolo non dovrebbe esistere. In ogni caso, per avere una pelle sana basta inserire nell'alimentazione quotidiana grassi vegetali buoni», puntualizza lo Specialista dell'Ospedale San Raffaele Turro.
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Aumento dell'energia
Rinunciare ai latticini, soprattutto a quelli più grassi e lavorati, può aiutare a riconsiderare la propria alimentazione, privilegiando cibi naturalmente provvisti di nutrienti indispensabili a fornire all'organismo l'energia di cui ha bisogno. «In realtà non è quell'alimento specifico che causa il problema, bensì l'eccesso di tale alimento», avverte Erzegovesi.
Umore più stabile
La presenza di ormoni quali estrogeno o progesterone nel latte vaccino che si trova negli Stati Uniti può provocare un surplus ormonale nell'organismo, con inevitabili sbalzi d'umore. Come però sottolineato nella scheda sulla pelle, in Italia tale rischio dovrebbe essere scongiurato.
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Sintomi da astinenza
Se l'organismo è abituato a consumare latticini, l'improvvisa eliminazione di tali alimenti potrebbe dare luogo a sintomi paragonabili a quelli dell'astinenza, con stanchezza eccessiva e insonnia.
«Questo perché il latte e i latticini contengono piccole quantità di casomorfine, peptidi che mimano l'effetto degli oppioidi – spiega l'esperto – ma si tratta di micro-dosi, che non hanno nulla a che vedere con l'oppio».
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Carenza di proteine
Un importante macro-nutriente contenuto nei latticini sono le proteine, che sono essenziali per il corretto funzionamento degli organi e per avere muscoli e ossa in perfetta salute.
Di conseguenza, la rinuncia a tali alimenti potrebbe portare ad una pericolosa carenza, da colmare inserendo nell'alimentazione cibi in grado di garantire lo stesso apporto proteico, quali quinoa e mandorle. «In realtà il problema della nostra epoca è legato a un eccesso di proteine – rileva Erzegovesi – quindi mi preoccuperei di questo aspetto, piuttosto che di un eventuale deficit proteico».
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