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    “ONORE A LUCA TRAINI” - LO STRISCIONE A PONTE MILVIO E’ SOLO L’ULTIMO EPISODIO DI SOLIDARIETA’ AL NAZI-VENDICATORE DI MACERATA - IL SUO LEGALE: “IN STRADA MI FERMANO PER ESPRIMERE SOLIDARIETÀ AL MIO ASSISTITO. VOGLIONO FARGLI SAPERE CHE GLI SONO VICINI” - DISAGIO ECONOMICO, MARGINALITÀ SOCIALE E RABBIA: ECCO CHI GUARDA ALL’ESTREMA DESTRA PERCHE' NON C'E' NESSUN ALTRO AD ASCOLTARE...


     
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    Cristiana Mangani per “il Messaggero”

     

    luca traini striscione luca traini striscione

    Solidarietà, campagne a favore, pagine di sostegno. Si può racchiudere tutta nelle dichiarazioni dell'avvocato Giancarlo Giulianelli, il legale del giustiziere di Macerata, la deriva populista che sta esplodendo in manifestazioni sempre più violente.  Dice, quasi incredulo, il difensore di Luca Traini: «Sulla strada mi fermano per esprimere solidarietà nei confronti del mio assistito. Vogliono fargli sapere che gli sono vicini. E questo come minimo è allarmante».

     

    ARMA UTILIZZATA DA LUCA TRAINI ARMA UTILIZZATA DA LUCA TRAINI

    Così tanto allarmante che già ieri, dopo qualche giorno dall'attentato per le strade della tranquilla cittadina marchigiana, a Ponte Milvio è comparso uno striscione sul quale c'era scritto: «Onore a Luca Traini».

     

    Il manifesto è stato rimosso e gli investigatori stanno già cercando nel mondo degli ultrà vicini all'estrema destra. Non fosse altro perché da sempre negli stadi si dà spazio a espressioni violente e offensive. Quanto successo in uno dei luoghi principali della movida romana è solo la conferma di ciò che il ministro Marco Minniti aveva paventato a poche ore dall'assalto di Traini contro chiunque avesse la pelle nera. «Il rischio è che i toni si alzino troppo durante questa campagna elettorale - aveva detto il responsabile dell'Interno - e che episodi di questo tipo si ripetano. Esiste una reale possibilità di emulazione».

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    I SOCIAL

    Ne sa qualcosa il presidente dalla Camera Laura Boldrini, da mesi vittima di una campagna di odio che non accenna a diminuire. A poche ore dalla pubblicazione della foto con la testa mozzata, un altro fotomontaggio choc è comparso su Facebook: la ritrae stretta da una cesoia tenuta in mano da un uomo con il volto insanguinato.

     

    L'immagine è stata ripresa dalla locandina del film horror Spit on your grave del 2010. «Giustizia per Pamela Mastropietro barbaramente uccisa e fatta a pezzi da una risorsa nigeriana amica della Boldrini», è scritto a margine. A denunciare quanto accaduto sono stati i Sentinelli di Milano, che già avevano segnalato il primo post di minacce.

     

    «È tempo di maldestri emuli, avvoltoi da social, disperati che provano, dispensando odio in rete, a essere considerati per cinque minuti nella loro vita», ha commentato il portavoce del gruppo Luca Paladini, che ha confermato di aver già provveduto a segnalare il post alle autorità.

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    Questa volta, però, l'Italia non è sola a dover contrastare la pericolosa deriva. Già nei mesi scorsi, durante il G7 di Ischia, il ministro dell'Interno canadese aveva lanciato l'allarme: «Non dobbiamo guardarci le spalle solo dall'Isis - aveva dichiarato - In tutto il mondo, ma soprattutto in Europa, esiste il rischio che movimenti di ultradestra e fascisti mettano in atto veri e propri episodi di terrorismo».

     

    Con i social network a fare da cassa di risonanza e da meccanismo di fascinazione. Tanto da fare dire a una ragazzina di quindici anni di Centocelle a Roma. «Perché mi piace la destra? Per la rabbia e per la forza. Mi fanno sentire parte di un insieme».

     

    IL NUOVO EPISODIO

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    La stessa destra che si avvicina alle periferie, che si insinua nel senso di insicurezza e nel disagio economico, che vede crescere adepti e luoghi di aggregazione. E che mentre le forze dell'ordine, e i grossi provider, tentano di limitare i danni della campagna di odio sempre più diffusa, vede un nuovo episodio che porta la firma di CasaPound. Un blitz nell'ospedale di Bolzano.

     

    I militanti del gruppo hanno attaccato volantini a muri e lettini, testimoniando il tutto con una diretta Facebook. A loro dire, l'intervento è stato necessario dopo che sono state presentate alcune denunce da parte di cittadini stufi di vedere clochard dormire su lettini e sedie. Davanti all'assalto, l'azienda ospedaliera ha commentato: «Cacciarli non sarebbe un gesto di civiltà e non risolverebbe nulla». La messa in scena è durata qualche minuto poi il gruppo è andato via indisturbato. Anche perché di degrado in quella struttura sanitaria non se n'è visto proprio.

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