James VanDerZee (1886 -1983) documentò la vita ad Harlem negli anni Venti ben prima che le macchinette fotografiche fossero a disposizione di un qualsiasi americano medio. Capì che i suoi ritratti di afroamericani non sarebbero serviti solo a chi li aveva commissionati ma alla Storia. Grazie a lui oggi vediamo le immagini del movimento culturale nero chiamato "il Rinascimento di Harlem".
E' noto per il suo artigianato fotografico: metteva cura in ogni dettaglio, sceglieva gli oggetti da piazzare intorno al soggetto, rifiniva la luce. Si è anche occupato di fare ritratti funebri, accompagnati da poesie e pensieri. Le foto post-portem erano una pratica comune per chi se la poteva permettere, soprattutto si richiedeva quando a morire erano bambini. Gli scatti poi venivano spediti a parenti lontani, nei paesi d'origine degli immigrati.
VanDerZee ritraeva il popolo di Harlem
VanDerZee mise negli scatti ai morti la stessa cura che era riservata ai soggetti vivi. Lo fece anche con sua figlia Rachel, ritratta prima e dopo il decesso, avvenuto quando aveva 15 anni.
scatto di VanDerZee
Nel 1978 queste immagini furono raccolte nel libro "The Harlem Book of the Dead", un'ode a chi se ne è andato, una meditazione sulla perdita, ma anche uno scrigno della memoria.
Si discute dell'impatto di VanDerZee sulla fotografia afroamericana nel nuovo documentario Through A Lens Darkly, del regista Thomas Allen Harris.