Marina Valensise per “il Messaggero”
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Camille Kouchner ha aspettato trent' anni per trovare il coraggio di liberarsi di un segreto che le ha causato sensi sensi di colpa, problemi di asma e di fiducia in se stessa, tormentandola a lungo per essere stata complice, col suo silenzio, di un reato.
L'ha fatto in un memoir che a ogni pagina sembra avvertire il lettore: «Ogni riferimento ai fatti reali è intenzionale, e risponde a un dovere morale».
È il racconto in prima persona dell' incesto subito dal fratello gemello a tredici anni da parte del patrigno. Un uomo tenerissimo, innamorato pazzo di quella costituzionalista sua collega d' università di dieci anni più vecchia, e dei tre figli di lei, nati dal suo primo matrimonio, che egli considerava la sua vita e trattava come un padre amorevole, portandoli a giocare a tennis la domenica, addestrandoli al poker, svezzandoli alla politica, e regalando loro magnifiche vacanze d' estate nella sua villa a Sanary sur Mer, fra decine di ministri e intellettuali amici, bagni nudi in piscina, partite di bocce, gare di scarabeo, tavolate infinite e lenti al chiaro di luna.
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MENZOGNA
L' autrice col nome che porta - quello del padre Bernard Kouchner, fondatore di Medici senza frontiere e ideatore dell' intervento umanitario, quando era il ministro più popolare di Francia - poteva fare pure fare a meno di ricorrere alla menzogna romanzesca, cambiando il nome ai fratelli e condannando il patrigno all'anonimato.
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Da quando il libro è uscito non si fa altro che parlare di lui, Olivier Duhamel, il politologo bellâtre dal passato di rivoluzionario, il costituzionalista scravattato che ogni giorno sproloquia alla radio e in tv, l' amico influente di François Hollande e di Emmnuel Macron costretto adesso a trincerarsi dietro un laconico no comment, dopo essersi dovuto dimettere dalla presidenza della Fondazione nazionale di Sciences Politiques e da quella del Siècle, il circolo più esclusivo di Parigi.
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La sua figliastra è implacabile nel descriverne la leggerezza melliflua con cui, dopo essersi infilato nel letto del gemello mettendogli il pene in mano, e forse in bocca («ti insegno io come si fa, non c' è niente di male, lo fanno tutti») passava da lei per darle la buona notte, raccomandandole di togliersi le mutande per dormire, «perché deve respirare».
Ma ancora più spietata è nel dipingere la madre Evelyne, alias Evelyine Pisier, la giurista libertaria nata a Saigon nel 1941, che rinnega il padre nazionalista per seguire a Nizza la madre femminista, parte per Cuba a vent' anni e per quattro diventa l' amante di Fidel Castro, vince una cattedra di diritto pubblico a trenta, e a quaranta, mentre sta per lasciare Kouchner, chiede ai figli di ascoltarne le telefonate per proteggerla
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ANELLO DEBOLE
Fragile e dogmatica, refrattaria ai sentimenti e ideologicamente settaria, la mère Pisier nella catena di omertà è l' anello debole. «Il giorno in cui mia nonna si è suicidata, mia madre ha voluto uccidere me», spiega la figlia per raccontare la discesa agli inferi di quella donna emancipata, ma incapace di affrontare il dolore, senza cedere all' alcool e alla depressione.
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Di fronte al figlio gemello, che solo vent' anni anni più tardi trova la forza di confessarle l'incesto, la madre minimizza «mi dispiace, ma non c'è stata sodomia, la fellatio è una cosa diversa»; poi giustifica il marito, che intanto si inventa una storia d'amore; quindi litiga con sua sorella che le chiede di lasciare il pedofilo; e alla fine, quando la sorella viene trovata morta, sul fondo di una piscina sotto una sedia di ferro, si rivolta contro i suoi stessi figli accusandoli di aver spiattellato tutto, durante l'inchiesta giudiziaria. «Mia madre credo sia morta di dispiacere», ammette oggi Camille Kouchner, che non a caso ha dedicato il suo libro alla zia Marie France, l’unica che abbia cercato di proteggerla.
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