Gino Gullace Raugei per “Oggi”
La copertina de Gli scrocconi di Francesco Vecchi
"Scrocconi" (Piemme) è un libro che dovrebbe vendere 5 milioni di copie: una per ogni italiano che, guadagnando più di 35 mila euro lordi annui, viene spennato dal Fisco. Lo ha scritto il giornalista e conduttore di Mattino 5 Francesco Vecchi che, numeri, dati e statistiche alla mano, dimostra che «ogni italiano che lavora e paga le tasse ne ha dieci che vivono alle sue spalle». L'Italia appare come una Repubblica fondata non sul lavoro ma sull'imbroglio in cui lo Stato chiude entrambi gli occhi e perpetua l'inganno.
I CONTI NON TORNANO
Proprio durante la pandemia sono emerse alcune criticità. «Partiamo dalla sanità pubblica: ognuno di noi dovrebbe contribuire, ogni anno, con circa 1.800 euro a testa. Il problema è che 44 milioni di cittadini non versano tasse a sufficienza; 11 milioni pagano la propria fetta; e 5 milioni, quelli da 35 mila euro lordi in su, sborsano tutta la differenza. Sette cittadini su 10, insomma, non si fanno carico delle spese sanitarie, vanno a scrocco. Poi ci stupiamo se col coronavirus abbiamo scoperto di avere poche terapie intensive...», dice Vecchi.
Propensione all'inadempimento
Altra chicca: i ristori. Vecchi racconta di quella volta che ha ospitato a Mattino 5 la titolare di un centro estetico che piangeva perché col lockdown rischiava il fallimento e i 600 euro versati dallo Stato coprivano appena un paio di bollette. «Sono corso a vedere le statistiche dell'Agenzia delle entrate e alla voce "Beauty center" ho letto: 6.500 euro di reddito annuo dichiarato in media, 541 euro al mese. Se con 600 euro dì ristoro non si può campare, figuriamoci con 541!».
UN PAESE DI STRACCIONI? «Stando alle dichiarazioni dei redditi, i più fortunati sono i ristoratori, con una media di 18 mila e 400 euro lordi annui; poi i baristi (17 mila e 400). I parrucchieri dicono di portare a casa 1.091 euro al mese; chi ha un negozio di vestiti, 617. I gestori delle discoteche dicono che tre mesi di chiusura hanno comportato un danno di 4 miliardi di euro, un milione a discoteca. Ma all'Agenzia delle entrate questi incassi non si sono mai visti: coi 18 mila euro all'anno di guadagni dichiarati, chi ha una discoteca, per il fisco, è "povero"».
Francesco Vecchi 2
Ma come ha fatto un Paese in cui i gioiellieri dichiarano meno di 20 mila euro lordi all'anno a mettere in banca 10 mila miliardi di patrimonio? Come è possibile che l'80 per cento degli italiani siano proprietari di case se solo il 20 per cento dichiara di guadagnare abbastanza per potersele permettere?
Come è possibile che in Italia si vendano ogni anno oltre 200 mila auto di lusso (Ferrari, Lamborghini, Mercedes...) al prezzo medio di 103 mila euro a vettura, se gli italiani che dichiarano più di 200 mila euro sono appena 76 mila, il due per mille dei contribuenti?
Ricchezza all'estero
UNO SU DUE NON VERSA Altro luogo comune: in Italia la pressione fiscale è insopportabile. «Se prendiamo la tassa più diffusa, l'Irpef, non è vero. Nel 2019, un italiano su due ha versato zero euro perché ha dichiarato di non aver guadagnato abbastanza. A pagare ben oltre la metà di questa imposta sono i cittadini che dichiarano più di 35 mila euro lordi l'anno. Chi dichiara fino a 20 mila euro l'anno non può lamentarsi: nella peggiore delle ipotesi, ha versato 2 mila euro di Irpef, il 10 per cento del suo reddito. La classe dove si trovano più italiani è quella tra i 10 e i 12 mila euro: per loro le tasse, al netto delle detrazioni, sono il due per cento. non certo vessatorie. Va peggio ai lavoratori dipendenti che guadagnano più di 100 mila euro all'anno: rispetto alla metà del Paese che versa poco o nulla, le tasse che versano queste persone sono 300 volte più alte».
Sistema sanitario
In base alle statistiche fiscali, l'Italia è un Paese del terzo o quarto mondo: a fronte di pochissimi "ricchi", che guadagnano più o meno come un operaio specializzato tedesco, c'è una massa di poveracci. La cosa assurda è che la politica, di tutti i colori, sembra credere ciecamente a questa immagine palesemente falsa.
Ogni anno, l'Italia versa 130 miliardi di euro per aiutare i più bisognosi, una montagna di denaro pari a tre o quattro leggi finanziarie "lacrime e sangue" e all'8 per cento del Pil: tutti questi soldi vanno a finire nelle tasche di chi dichiara di guadagnare meno di 20 mila euro all'anno: tanti poveri e moltissimi furbetti.
Ristoranti in difficolta? 2
«Questa classe è composta da 23 milioni di contribuenti che versano allo Stato circa 780 euro annui a testa di tasse e ricevono in cambio aiuti vari per 5 mila euro cadauno», dice Vecchi. «Quelli che dichiarano più di 35 mila euro, pagano 18 mila euro di tasse e ricevono in cambio mille euro di aiuti».
«Dopo quasi 30 anni di stagnazione. è forse l'ora di chiedersi se il nostro sistema fiscale non sia proprio una delle cause della nostra bassa crescita». prosegue l'autore di "Scrocconi".
denuncia dei redditi 730
CHE COSA SI PUÒ FARE? Dal 2006 a oggi gli italiani in povertà assoluta - dice l'lstat - sono triplicati passando da 4 a 12 milioni: «Ma siamo sicuri che questi dati siano veri visto che, negli ultimi 10 anni, ciascun nucleo familiare ha incrementato il suo patrimonio di 17 mila euro e i consumi di palestre, telefonini, cure termali, centri estetici, abbonamenti alla pay tv sono andati alla grande?».
«Se lo Stato - si chiede ancora Vecchi - chiude un occhio, anzi due, davanti a dichiarazioni palesemente false e lo fa per avere il consenso di questi falsari, possiamo parlare di voto di scambio e di corruzione?». Eppure, per sistemare le cose basterebbe replicare lo schema della riforma 2015 dell'Isee, l'Indicatore della situazione economica equivalente, necessario per accedere agli aiuti di Stato che hanno 6 milioni di famiglie, cioè 14 milioni di persone.
dichiarazione dei redditi
«Prima si compilava un modulo autodichiarando la consistenza del proprio conto corrente, che non veniva sottoposto a controlli. Nel 2015 si è passati al sistema che prevede l'incrocio dei dati col circuito bancario. Morale: sono scomparsi 2 milioni e mezzo di "poveri"!».