Estratto da https://corrieredibologna.corriere.it/
adolfo morganti
«Il 20 settembre troverete “Il mondo al contrario” sugli scaffali delle librerie di tutta Italia. Anzi, anche nel Canton Ticino». Parla a viso aperto l’editore che ha deciso di pubblicare il libro scritto dal generale dell’esercito italiano Roberto Vannacci. È Adolfo Morganti, psicologo di origine sammarinese. Sua la casa editrice «Il Cerchio» che ha sede nel centro di Rimini ed è stata fondata nel 1980. «La nostra è una casa editrice di impostazione cattolica, ci siamo contraddistinti per le numerose pubblicazione filosofiche», spiega.
Morganti è anche presidente dell’associazione «Identità Europea», che nel 2000 al Meeting di Comunione e Liberazione allestì una mostra sul Risorgimento Italiano, intitolata «Un tempo da riscrivere».
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Adolfo Morganti, ci racconta come è nata l’idea di pubblicare il libero del generale Roberto Vannacci?
il generale roberto vannacci
«Come casa editrice è da tre anni che stiamo lavorando al tema della cancel culture: una moda americana, un’ossessione volta a cancellare le opinioni difformi. Io non conoscevo affatto il generale Vannacci prima dell’esplosione del caso scoppiato attorno a questo libro pubblicato su Amazon. Mi sono incuriosito, ho comprato su Amazon il libro. L’ho trovato un libro disastroso come tutto quello che pubblica Amazon: una grafica da scuole medie e una totale assenza di editing. Tutte questioni di cui siamo dovuti occupare noi».
Però se lo pubblicherete in qualche modo lo avete apprezzato…
«L’ho trovato un libro scritto con un linguaggio semplice, da militare: ci ho trovato opinioni condivisibili, altre non condivisibili ma sicuramente non penalmente perseguibili. Dalle recensioni era emersa una caricaturizzazione sia del contenuto che del suo autore: io credo di offrire una strada affinché le persone prendano in mano questo libro, al di là delle caricature: dal 20 settembre le persone potranno leggerlo, smontarlo, lanciarlo da una finestra per la rabbia o apprezzarlo».
Avevate già pubblicato libri finiti nel polverone delle polemiche?
ROBERTO VANNACCI COME HARRY POTTER SECONDO LA VERITA
«In 43 anni di storia è capitato. La nostra è una casa editrice di impostazione cattolica. Nel 2000, al Meeting di Comunione e Liberazione allestimmo una mostra sul Risorgimento. La chiamammo ‘Un tempo da riscrivere’. Venne fuori un caos totale. Noi raccontammo le storie dimenticate di quell’epoca e facemmo arrabbiare persino Indro Montanelli. Certo in quella mostra la figura di Giuseppe Garibaldi ne uscì parecchio ridimensionata».
Ci riferisce qualche numero sulla tiratura prevista e le aree di distribuzione? Secondo lei sarà un successo?
«Non credo che il libro di Vannacci passerà alla storia della letteratura, ma noi proponiamo la sua lettura per farsi un’idea reale del suo pensiero. Non posso riferire il numero di copie previste, ma garantisco che i lettori lo potranno trovare sugli scaffali di tutta Italia: anche in Sicilia, in Sardegna. Persino nel Canton Ticino. Il nostro distributore è convinto che sarà un’operazione di successo. Specifico che le spese non saranno a carico del lettore ma a carico nostro».
Ha conosciuto il generale Vannacci?
ROBERTO VANNACCI
«Certo, ci ho fatto una lunga chiacchierata. Siamo sempre influenzati dalla propaganda anche quando vogliamo non esserlo. Vannacci è un militare, l’ho trovato un uomo di mondo. Una persona erudita, spiritosa. Ha studiato, ha girato il pianeta, conosce tante lingue, è stato in Afghanistan, è stato a Mosca, in generale è stato in quei luoghi in cui la storia di recente la si è fatta sul serio. Queste esperienze le ha sapute tradurre con un linguaggio tipicamente militare in quindi semplice nel suo libro. Ma del resto Giovannino Guareschi diceva che "per descrivere il mondo bastano 150 parole"».
Nel suo libro Vannacci è autore di passaggi come «Cari omosessuali, normali non lo siete, fatevene una ragione». Lei da editore cosa risponderebbe a chi si sente offeso da queste dichiarazioni?
«Come dicevo prima, quando abbiamo fatto la mostra sul Risorgimento nel 2000 al Meeting, in tanti ci rimasero male perché, tra le tante cose, ridimensionammo la figura di Giuseppe Garibaldi. Sia a quell’epoca che al giorno d’oggi continuo a sostenere che c’è un problema di fondo: la verità delle cose non dipende dalle opinioni. E questa verità va ricercata».
ROBERTO VANNACCI