TOMMASO LABRANCA
La prefazione di Tommaso Labranca «Un lavoro per Freud» al volume di Luca Pollini Immortali. Storia e gloria di oggetti leggendari (Morellini Editore, pp. 136, euro 20, con fotografie di Barbara Lei), pubblicata da Libero Quotidiano
LIBRO IMMORTALI
Se Freud fosse nato ai tempi del baby-boom l' Interpretazione dei Sogni invece che una sequela di sfoghi onirici di isteriche signore viennesi sarebbe stato un più interessante catalogo di marchi e prodotti celebri. Quelli che trovate in questo libro. Quelli che da decenni ci mostrano sempre lo stesso volto, tanto che ormai consideriamo zie acquisite la compita signora del brodo o la più sciatta massaia dell' appretto con il manico. Quelli che tornano a visitarci anche quando dormiamo.
In questa versione della Traumdeutung derivata da Carosello avrebbe potuto trovare posto anche l' incubo che ebbi da bambino. Mi ero perso con mia mamma e mia sorella in un infinito rosso. Galleggiavamo a lungo fino a quando davanti a noi non apparve la fabbrica degli Oro Saiwa, disegnata solo nei suoi contorni in un giallo brillante, e a quel punto sentivo di essere tornato a casa.
LUCA POLLINI
L' immagine della fabbrica gialla su fondo rosso era stampata in un riquadro sul retro della confezione dei biscotti. La vedevo tutte le mattine a colazione e quella notte balzò fuori da un punto imprecisato del mio cervello. Sono stato un bambino orgogliosamente moderno, consumista e catodico. Basti dire che il mio terrore più grande non era il Babau ma la sigla dell' Eurovisione.
Sono stati questi prodotti a corrompere la mia successiva visione dell' arte. La prima volta che incontrai un' opera multipla di Warhol pensai «L' ho già vista» e mi tornò in mente l' espositore da banco delle gomme Brooklyn in cui la sagoma del ponte sospeso compariva contro fondi che mutavano in base al gusto. Giallo limone, verde menta, azzurro yogurt, marrone liquirizia: quasi una versione masticabile delle vocali di Rimbaud.
Luca Pollini nella sua ricerca insiste sull' immutabilità del marchio che ne rappresenta il motivo dell' immortalità. Ed è vero: è l' elemento ripetuto che crea un' epoca. L' Omino coi baffi della Moka Bialetti è un elemento identificativo di un periodo e di uno stile esattamente come l' addome trilobato dei crocefissi bizantini.
ORO SAIWA FERNET BRANCA
Eppure, nei formativi anni dell' infanzia, erano le variazioni del marchio storico ad affascinarmi. Il brandy che crea un' atmosfera si vantava della sua Etichetta Nera. Quando per la prima volta mi trovai di fronte la versione Etichetta Bianca dello stesso brandy fu un mezzo choc. Fissavo il Bacco dorato su fondo bianco convinto che si sarebbe presto sviluppato nel suo positivo, come mi accadeva di vedere con le prime fotografie istantanee della Polaroid che si sviluppavano sotto gli occhi.
Ancora più angosciante fu vedere atterrare a Linate un aereo dell' ATI, la compagnia area di Alitalia che ne ripeteva la livrea senza il tricolore, ma nella gamma del blu. Pensai fosse un UFO proveniente da un' anti-Terra dove c' erano le stesse cose ma con colori diversi.
bialetti 5
Un' infanzia difficile. Non che poi, crescendo, le cose siano migliorate. Fino a poco tempo fa i miei amici più giovani mi prendevano per un vecchio pazzo quando raccontavo che, un tempo, il Bacio Perugina che loro sono abituati a vedere da sempre nella versione nero-azzurra esisteva anche in versione rosso-nera.
La coppia tardoromantica che emulava i quadri dell' Hayez si baciava sotto un cielo marziano tutto rosso che mi inquietava come l' incubo scarlatto dell' Oro Saiwa.
Però preferivo quella versione che dentro aveva la ciliegia immersa nel liquore invece della granella di nocciola.
Quando la Perugina decise di riproporli, ricevetti più di una mail di scuse. Ma ormai il danno era fatto. Nulla potrà mai curarmi una psiche disturbata dall' assuefazione a marchi celebri, packaging immutabili, jingle storici. Come quello, scritto da Franco Godi, che tutti a scuola iniziavano a canticchiare dileggiandomi per un cognome che richiama il celebre Fernet. Sono cose che segnano, credetemi. Altro lavoro per il dottor Freud.
Tommaso Labranca