Estratto dell’articolo di Maurizio Ricci per www.repubblica.it
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La storia inizia in una calda notte di fine estate, fra i boschi della Bassa Sassonia, la regione di Hannover, in una tenuta vicino al paese di Burgdorf-Beinhorn. Sul prato davanti alla stalla, viene trovato il cadavere (forse è più opportuno dire i resti) di Dolly, un pony di anni 30. Ad aggredirlo, dicono le tracce, è stato un lupo, anche se è assai raro che i lupi assaltino i cavalli. E deve essere anche un lupo piuttosto grosso per aver avuto ragione di un pony adulto. La storia, probabilmente, finirebbe qui.
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Ma la tenuta è la residenza di campagna di Ursula von der Leyen, appassionata cavallerizza e Dolly, visti i 30 anni di età, non è un animale qualsiasi, ma il pony su cui, probabilmente, i sei figli della presidente della Commissione europea hanno imparato a cavalcare: “L’intera famiglia è orribilmente sconvolta dalla notizia”, farà dire la presidente alla stampa.
Il lupo ha, sulla sua immacolata coscienza di predatore, una lista di pecore e galline ed è già stato denunciato alle autorità anche prima dell’impresa con Dolly. Le indagini sono, comunque, sufficientemente scrupolose da accertare, via Dna, che, in effetti, è lui ad aver cenato con il pony. A inizio dicembre, Fritz viene ufficialmente inserito nella lista dei condannati a morte: è caccia aperta (taglia compresa) per l’assassino di Dolly.
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Per l’impenitente non valgono più le regole di protezione della specie. Grazie ad una ineffabile contorsione della burocrazia tedesca, tuttavia, la caccia è a tempo. Fitz va braccato, trovato e liquidato entro il 31 gennaio, altrimenti, niente da fare. E questo è stato il conto alla rovescia di Ursula contro il lupo, messo in piedi da Politico. Il 31 gennaio è passato e la stampa annuncia che il lupo non è stato trovato: Fritz, per ora, è salvo.
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[…] Avremo, probabilmente, modo di discuterne ancora perché Ursula, pur negando decisamente di avere niente a che fare con la caccia a Fritz, ha fatto della questione un problema politico, ordinando ai funzionari di Bruxelles di riesaminare le norme che salvaguardano i lupi, chiedendo una “analisi in profondità” delle motivazioni che giustificano lo statuto di protezione delle migliaia di lupi in giro per l’Europa. […]
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