Ilario Lombardo per “la Stampa”
ANTONIO TASSO
Alle 21 di ieri sera, completate le ennesime verifiche, Luigi Di Maio esprime il suo ultimo verdetto: «Antonio Tasso è fuori, espulso, ci ha mentito». Il quattordicesimo candidato del M5S che potrebbe entrare in Parlamento senza più la divisa del M5S è pugliese, ha un negozio a Manfredonia, Best Sound, ed è un grillino militante da anni. Il suo nome era stato caldeggiato dagli attivisti pugliesi con i selezionatori a cui il candidato premier Luigi Di Maio aveva affidato il compito di scovare nomi buoni da candidare nei collegi uninominali.
ANTONIO TASSO
Da giorni, lo sfidante del Pd nel collegio di Manfredonia-Cerignola, andava dicendo in giro che su Tasso pesava una vecchia condanna, di una decina di anni fa, che lui però teneva ben nascosta. Il grillino respinge ogni sospetto e annuncia querela. E proprio mentre Bordo, ieri mattina, consegna ai principali quotidiani la prova della sentenza che lo inchioda, Tasso si difende con un video online: «Amici cittadini - dice - per potermi candidare nel Movimento 5 Stelle, oltre al curriculum, ho inviato il casellario giudiziale, il certificato dei carichi pendenti e il certificato ex art. 335 (per verificare l' esistenza di denunce o indagini). Tutti questi certificati sono risultati PULITI" (Le maiuscole sono opera sua, ndr)».
LUIGI DI MAIO SU ANTONIO TASSO
Vero: il certificato penale era pulito. Solo che c' era un piccolo segreto che ha taciuto al M5S: che una condanna in primo grado c' è stata, per aver venduto cd taroccati e aver fatto modifiche illegali alle Playstation. La sentenza, depositata in data 19 gennaio 2008, parla di «un disegno criminoso nella duplicazione abusiva e nella riproduzione a fini di lucro, 308 cd per videogiochi e 75 cd musicali». Concesse le attenuanti generiche, Tasso è stato condannato a sei mesi di reclusione e duemila euro di multa oltre al pagamento delle spese processuali. La pena è stata sospesa e ha ottenuto la non menzione nel casellario giudiziario. Sulla condanna, poi, è intervenuta la prescrizione.
«Tasso l' ha accettata prima che esistesse il codice etico del Movimento e il Movimento stesso (che la vieta per i suoi candidati, ndr) - dice Di Maio - Resta il fatto che non ci ha informati di questo episodio. Per questa ragione è stato segnalato al collegio dei probiviri a cui ho proposto l' espulsione».
ANTONIO TASSO
La menzogna, dunque, ha fregato Tasso. Una bugia che però certifica ancora una volta che il meccanismo di controllo preventivo del M5S non ha funzionato come speravano. Anche perché nella fretta di trovare tanti candidati quanti sono i collegi uninominali devi andare sulla fiducia che i prescelti rispettino regole, metodo e spirito del M5S. E invece, al netto dei furbetti del bonifico scovati dalle Iene , tra i quattordici grillini ancora in corsa da espulsi, siamo a sette candidati da cui i 5 Stelle si sentono imbarazzati, tra massoni, indagati e condannati.
Il filtro di qualità si è inceppato, per esempio, su Salvatore Caiata, il presidente del Potenza amato dalle folle, sotto inchiesta a Siena dal 2016 con l' accusa di riciclaggio. È stato l' ultimo, prima di Tasso, a essere sbattuto fuori. Con la stessa accusa: «Non ci aveva detto che era indagato».
LA DIFESA DI ANTONIO TASSO
In realtà i militanti di Siena, già inviperiti con Di Maio per la candidatura di un ex leghista, Leonardo Franci, sostengono , con tanto di nota ufficiale, di essersi attivati «per informare a tempo debito e nei modi previsti, i livelli "superiori" del Movimento 5 Stelle, regionale e nazionale, relativamente alle possibili problematiche legate a una tale candidatura. Non tanto per le chiacchiere sul suo conto (quelle lasciano, per adesso, il tempo che trovano) quanto per le sue frequentazioni politiche e imprenditoriali, lontanissime dal modo di essere del Movimento». Eppure sono rimasti inascoltati.
Cait a invece continua a professarsi innocente, a dire che pensava che quell' inchiesta fosse stata archiviata e «che quando si farà luce sulla faccenda» chiederà «la piena riammissione del M5S». Intanto, assicura che, se sarà eletto, sosterrà il programma del Movimento e che non cederà alle tentazioni berlusconiane, suo vecchio amore prima dei grillini.