macron le pen
Aldo Cazzullo per il “Corriere della Sera”
Molti tra i quindici milioni di francesi che oggi voteranno Marine Le Pen sanno che Emmanuel Macron è meglio. È più preparato, più colto, più esperto, nonostante abbia undici anni in meno; però ne ha passati due al ministero dell'Economia e cinque all'Eliseo, mentre lei faceva comizi e in Parlamento votava contro tutto, compreso il blocco dei prezzi.
EMMANUEL E BRIGITTE MACRON PASSEGGIANO IN SPIAGGIA A LE TOUQUET
In questo tempo, però, essere migliore non è sempre un vantaggio. In questo tempo, avere una competenza, un sapere, una tecnica, un'esperienza può fare di te un nemico del popolo. Anche per questo la vittoria di Macron, certa nei sondaggi, ha ancora un margine di rischio legato all'astensione; e se può ancora rivelarsi una vittoria netta, di sicuro non sarà schiacciante come nel 2017.
marine le pen emmanuel macron
Il populismo non è nato con la crisi economica e con il narcisismo di massa dei social, che ne sono stati il detonatore. Già negli anni '50 il fascinoso candidato democratico Adlai Stevenson, sconfitto per due volte da Eisenhower, arrivò a inserire apposta errori di sintassi nei suoi discorsi, per non rendersi antipatico all'americano medio; Stevenson venne poi nominato da Kennedy ambasciatore all'Onu, e fu un aspro avversario di Krusciov durante la crisi di Cuba, come si vede nel film «Thirteen Days», dedicato appunto ai tredici giorni in cui il mondo fu sull'orlo della guerra nucleare tra russi e americani (Stevenson è interpretato da un efficace Robert Duvall).
emmanuel macron in una fabbrica di turbine a le havre in normandia
Anche stavolta la tensione internazionale è altissima; e oggi nelle urne Macron ne beneficerà. Ma lo sforzo di piacere al francese medio non l'ha fatto. E la sua superiorità intellettuale appare sempre al limite dell'arroganza. Macron non ha fatto neppure una grande campagna elettorale. Ha evitato anche il grande comizio conclusivo; si è limitato a qualche passeggiata in giro, più per i tg che per la gente. Ha affrontato però i contestatori.
A un insegnante di Le Havre, Normandia, che lo considera uguale a Marine, ha risposto: «Spero per i suoi allievi che in classe lei dimostri maggiore attenzione ai fatti». A chi l'ha fischiato a Figeac, Occitania, ha gridato: «Ringraziate che avete un presidente che potete maltrattare così, se vincerà l'altra non so se potrete continuare». Il nervosismo è l'unico modo che conosce per mostrarsi empatico, l'arguzia è la sua massima concessione allo spirito popolare.
ERIC ZEMMOUR MARION MARECHAL LE PEN
L'«altra», Marine Le Pen, non è affatto cambiata, nonostante quel che si racconta. Semplicemente, Marine è diversa da suo padre. Lascia volentieri a lui e a Eric Zemmour la questione di Vichy e dell'Algeria francese. A differenza del padre, non definirebbe mai le camere a gas «un dettaglio della storia» («per lei gli ucraini morti sono un dettaglio della storia», ha detto Macron con perfida allusione).
MARINE LE PEN CON LA STESSA POSA DI EMMANUEL MACRON
Marine respinge la dicotomia destra-sinistra, preferendo quella tra il sopra e il sotto della società. Ma il suo programma è sempre lo stesso: prima i francesi. Preferenza nazionale per la casa e il lavoro, abolizione di Schengen, reintroduzione delle frontiere, prevalenza del diritto francese su quello comunitario: insomma, l'abolizione dell'Unione europea.
MAPPA DEI RISULTATI DEL PRIMO TURNO DELLE ELEZIONI PRESIDENZIALI FRANCESI
Un programma disastroso: la Francia ha un debito pubblico ormai vicino ai tremila miliardi di euro, in cifra assoluta più dell'Italia (un po' meno in relazione al Pil), eppure si finanzia a tasso zero; senza l'ombrello finanziario della Bce, e senza il rapporto privilegiato con la Germania, il bilancio nazionale crollerebbe, trascinando con sé il piccolo risparmiatore che Marine Le Pen vorrebbe difendere. Questo non impedirà a Marine Le Pen di essere domani sera molto più vicina a Macron rispetto a cinque anni fa.
brigitte e emmanuel macron
I sondaggi che girano nelle redazioni parigine la danno tra il 42,5% (Ipsos) e il 47 (Odoxa), passando dal 45 di Ifop e dal 44,5 di Elabe. L'unico pericolo per Macron è il crollo della partecipazione al voto.
La sera del primo turno, il presidente ha riunito la moglie Brigitte e i fedelissimi - Alexis Kohler, segretario generale dell'Eliseo, Clément Leonarduzzi, capo della comunicazione, Jonathan Guémas, che scrive i discorsi - per annunciare un cambio di strategia. Serviva qualcosa di nuovo. Un grande progetto per riportare la maggioranza dei francesi dalla sua parte.
macron le pen
Una proposta di rinnovamento che rilanciasse la sua presidenza. Macron voleva una vittoria di avanzata e di conquista, non per default, per rifiuto dell'avversario. Ma nel giro di pochi giorni ha cambiato idea. Ha rinunciato alle ambizioni. Si è reso conto di aver esaurito le sue riserve di voti: i socialisti riformisti e la destra moderata hanno già votato per lui fin dal primo turno; oggi al secondo raccoglierà attorno a sé i compatrioti che non lo amano, ma sanno che la vittoria di Le Pen sarebbe la vittoria di Putin e una catastrofe per la Francia e per l'Europa; coloro che da lui non si attendono nulla, ma si attendono il peggio da lei.
MELENCHON 3
Nel comizio finale, ad Arras, la città assediata da Cyrano e dai cadetti di Guascogna, Marine è stata molto dura con il presidente. In privato lo è ancora di più: Macron per lei non è solo arrogante, è inquietante; un uomo misterioso e senz' anima, forte sul piano tecnico ma umanamente fragile perché ha qualcosa da nascondere; scelto, se non creato, dall'establishment francese per sbarrare la strada a lei. Qualcosa di vero può persino esserci. Manu e Marine non si capiscono anche se sono entrambi francesi del Nord, vengono dalla Francia gotica e atlantica, lui piccardo di Amiens, lei di famiglia bretone (ma di formazione parigina). I due mediterranei, l'«ebreo berbero» Zemmour - definizione sua - e il tribuno marsigliese Mélenchon, sono stati eliminati.
Proprio Mélenchon ha le chiavi del secondo turno. Il suo elettorato è diviso. Quello urbano, composto da insegnanti e altri lavoratori intellettuali, che si riconosce nelle idee della sinistra tradizionale, detesta Macron, ma lo voterà in odio all'estrema destra.
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Però quello di banlieue, di estrazione popolare, vede in Macron l'uomo del sistema, e in odio al sistema sceglierà Marine, o al massimo resterà a casa. L'irrazionale nella storia esiste, pure nel Paese dei Lumi, ma per far vincere Le Pen servirebbe una congiuntura astrale ancora più complicata di quella che portò Trump alla Casa Bianca: la Francia non è un Paese federale, non ci sono Stati in bilico per poche migliaia di voti. Però oggi piove sulle città del Nord-Ovest e del Sud-Ovest serbatoio di Macron: gli anziani di Brest e di Rennes, di Bordeaux e di Tolosa potrebbero essere indotti a restare a casa E se il presidente è costretto a controllare il meteo, vuol dire che in Francia e in Europa qualcosa non va.
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