• Dagospia

    CAVOLETTI DI BRUXELLES – IL MEA CULPA DI JUNCKER, CHE DOPO AVER AFFAMATO I GRECI ORA SI COSPARGE IL CAPO DI CENERE, È UN ASSIST INVOLONTARIO AI SOVRANISTI. IL PPE È IN IMBARAZZO E TAJANI RICORDA I BEI TEMPI DEL SILVIO BARRICADERO CONTRO L’AUSTERITY – MA ALLA FINE “GIN”-CLAUDE HA OFFERTO L’ARMA PERFETTA A DI MAIO E SALVINI, CHE ALLE EUROPEE SI TROVERANNO DAVANTI UNA PRATERIA (MA SONO SENZA ALLEATI)


     
    Guarda la fotogallery

    1 - L'ASSIST INVOLONTARIO AI SOVRANISTI COSÌ LA COMMISSIONE EUROPEA METTE ALL'ANGOLO L'OPPOSIZIONE

    Francesco Verderami per il “Corriere della Sera”

     

    juncker al vertice nato 1 juncker al vertice nato 1

    L' outing di Juncker contro l' austerità europea ai tempi della crisi è un assist ai sovranisti e populisti, un endorsement tanto involontario quanto formidabile che rilancia la tesi anti-rigorista sostenuta a Roma dal governo giallo-verde, ancora due settimane fa impegnato nel braccio di ferro con Bruxelles «sui numerini» della manovra. E poco importa quali fossero le reali intenzioni del presidente della Commissione ormai in scadenza, il punto è che con le sue parole si è di fatto «intromesso» nella campagna elettorale per le Europee fino a sbilanciarla. Almeno in Italia.

     

    Perché ha offerto un alibi a Palazzo Chigi, ha consegnato a Di Maio e Salvini lo slogan da lanciare nelle piazze, e ha spiazzato le opposizioni. C' era questo e forse altro ancora nel sospiro con cui Tajani ha accompagnato il discorso di Juncker sull'«avventata austerità», dato che il presidente dell' Europarlamento è anche braccio destro del Cavaliere, e ricorda come Berlusconi «per anni si è battuto per una politica espansiva dell' Unione» e come «ogni suo appello è rimasto purtroppo inascoltato».

     

    SILVIO BERLUSCONI ANTONIO TAJANI SILVIO BERLUSCONI ANTONIO TAJANI

    E la crisi economica si è poi abbattuta sui partiti della Seconda Repubblica, che appaiono oggi disarmati davanti all' offensiva di M5S e Lega. Per difendersi rimarrebbe lo scudo di Draghi, che alla cerimonia per il ventennale dell' euro ha sottolineato come sia stata la moneta unica a garantire la «sovranità» degli stati membri in un mondo globalizzato.

     

    Un pro-memoria rivolto a quanti in Europa inneggiano a un ritorno alle divise nazionali. Ma era chiaro che in Italia sia il Movimento sia il Carroccio (con l' aggiunta di FdI dall' opposizione) avrebbero sfruttato «l’ingerenza» di Juncker. E infatti è partita una salva di critiche contro «le lacrime di coccodrillo» degli «euroburocrati ormai agli scatoloni». «Il punto è - aggiunge il ministro leghista Fontana - che l' establishment europeo negli ultimi anni non ha mostrato una reale volontà di cambiare direzione rispetto alle politiche di austerità».

     

    lagarde e juncker koala lagarde e juncker koala

    Traduzione: predicano in un modo ma continuano a razzolare in un altro. Così l' asse giallo-verde immagina di far presa sull' opinione pubblica, potendo contare inoltre su «una chiara ammissione di colpevolezza» degli avversari.

     

    E la campagna elettorale per i seggi di Strasburgo rischia ancor più di trasformarsi, in Italia, in una sfida a due: non un ballottaggio tra sovranisti ed europeisti (presi in contropiede dall' atto di contrizione di Juncker); e neppure un «referendum» pro o contro il governo; ma un duello tra programmi diversi che si fronteggiano all'interno dello stesso governo. Come se il voto per l' Europa servisse a sciogliere i nodi irrisolti del «contratto» nazionale: dalla Tav alle trivelle, fino alla legalizzazione della cannabis.

     

    juncker juncker

    Questa forma di bipolarismo che si realizza e si risolve dentro i confini della maggioranza è una novità rispetto al passato, una conseguenza della crisi dei vecchi partiti che pure sono consapevoli della difficoltà. Ma il Pd - come ammettono autorevoli esponenti dem - è «attorcigliato su se stesso», dilaniato dal post-renzismo e concentrato solo sui voti interni per la conquista della segreteria (numeri dai quali emerge un crollo di iscritti). Mentre Forza Italia - lo riconoscono sottovoce alcuni dirigenti - appare «ammanettata alla Lega» a causa degli accordi locali, dove peraltro Salvini fa il bello e il cattivo tempo e intanto cannibalizza l'alleato.

     

    La debolezza politica rende più flebile la voce delle opposizioni, anche quando denunciano le contraddizioni della maggioranza. Non passa giorno senza che Renzi posti le «retromarce» dei grillini su ogni argomento. E l'altro ieri la capogruppo azzurra Gelmini, sul Giornale , ha rilevato come sulla Tav Salvini sia «sceso in piazza contro se stesso», adottando per di più lo stesso metodo dei ministri di Prodi, che prima votavano in Consiglio dei ministri e poi manifestavano sotto Palazzo Chigi.

     

    salvini e di maio murales by tvboy 1 salvini e di maio murales by tvboy 1

    Tuttavia il derby tra Cinquestelle e Lega monopolizza il dibattito e toglie spazio agli avversari, per quanto sul governo penda la spada di damocle della crisi economica.

    Ma la sfida elettorale è impari. Se poi Juncker si mette a criticare l' austerità...

     

    2 - JUNCKER HA AFFAMATO I GRECI E ORA LI PRENDE PER I FONDELLI

    Paolo Becchi e Giuseppe Palma per “Libero Quotidiano”

     

    A pochi mesi dallo sfratto, Juncker cerca di rifarsi una verginità. Peccato che quello che dice non abbia alcun senso. Nelle sue dichiarazioni di ieri, rese in aula a Strasburgo in occasione delle celebrazioni dei vent' anni della moneta unica, il Presidente della Commissione europea ha tentato di fare un mea culpa ammettendo che «non siamo stati sufficientemente solidali con la Grecia e con i greci». E no caro Juncker, non puoi mangiarti i figli come il Conte Ugolino e poi far finta di piangere.

     

    berlusconi tajani berlusconi tajani

    L' atteggiamento che la Commissione europea assunse con la Grecia nell' estate 2015 fu tirannico proprio per i meccanismi che regolano l' euro. La moneta unica, infatti, impone il pareggio di bilancio e la riduzione a ritmi serrati del debito pubblico, che tradotto significa esattamente quello che le istituzioni europee fecero alla Grecia quasi quattro anni fa.

    Per salvare l' euro era necessario distruggere i diritti sociali dei greci, dalla sanità alle pensioni e ai salari esattamente quello che la Commissione presieduta da Juncker mise in atto nei confronti di uno Tsipras costretto alla resa incondizionata.

     

    La simbologia della cravatta, che il premier greco tornò a mettersi dopo l' accordo, rappresenta ancora oggi la dimensione figurativa dell' eurozona: l' impiccagione dei popoli sull' altare della sostenibilità finanziaria per garantire i cosiddetti creditori, cioè coloro che prestano agli Stati i soldi a strozzo (Bce, Ue e Fondo Monetario Internazionale).

    MERKEL JUNCKER1 MERKEL JUNCKER1

     

    POCO CREDIBILE

    Il fatto che quelle di Juncker siano lacrime di coccodrillo è dimostrato dalle sue stesse parole con le quali tenta di salvare capre e cavoli: «L' euro è un progetto che ha avuto successo, cui all' inizio credevano in pochi».

     

    Come si può dire una cosa del genere? L' euro è ancora oggi, dopo vent' anni, una moneta senza Stato e senza una Banca centrale che funga da prestatrice illimitata di ultima istanza, tant' è che alla sua prima crisi gli Stati sono stati costretti a scaricare il peso delle speculazioni su cittadini e imprese.

     

    ATENE SVENTRATA

    CARTA IGIENICA SALVINI DI MAIO CARTA IGIENICA SALVINI DI MAIO

    Certo, se consideriamo che la Grecia è stata letteralmente sventrata nei suoi diritti fondamentali, l' euro in effetti è stato un grande successo. Ma un successo per la finanza internazionale, non per il popolo greco! Non a caso, tanto per elencare uno dei tanti aspetti critici della moneta unica, per poter tornare ad essere competitivi gli Stati dell' eurozona - non potendo più scaricare il peso della competitività sulla moneta - sono costretti a scaricarlo sul lavoro, cioè sui salari e i diritti dei lavoratori e sulle imprese con l' aumento delle tasse.

     

    E questo sarebbe un successo? In realtà Juncker ci prende per i fondelli, cercando di garantirsi ancora un futuro e forse qualche posto da pensionato di lusso glielo troveranno, in fin dei conti il suo sporco lavoro lo ha portato a compimento: l' euro non è stato certo un successo ma dopo venti anni ancora resiste, sempre più barcollante come Juncker.

     

     

    Guarda la fotogallery


    ultimi Dagoreport