Alberto Simoni per lastampa.it
(...)
BLINKEN ABU MAZEN
Ad Amman Blinken ha visto sia il re di Giordania Abdullah II sia Mahmoud Abbas e a quest’ultimo ha detto che «Hamas non sostiene i diritti dei palestinesi». Washington resta impegnata per la soluzione dei due Stati e allo stesso tempo vorrebbe non lasciare cadere il processo di normalizzazione delle relazioni israelo-saudite.
Ma l’attacco di Hamas ha scombussolato carte e annebbiato previsioni. Abbas gli ha ricordato che «servono corridoi umanitari» e che la pace nella regione arriverà solo «garantendo pieni diritti al popolo palestinese».
Ma è a Doha che Blinken aveva la sfida più ardua. Anzitutto l’antipasto è stata la frenata del ministro Al Thani sui 6 miliardi di dollari iraniani bloccati nelle casse qatariote. Gli Stati Uniti vorrebbero fermarli sine die, il Qatar invece, ha detto Al Thani, manterrà l’impegno siglato nell’ambito dell’accordo per la liberazione di 5 americani lo scorso settembre.
antony blinken e benjamin netanyahu a tel aviv
In Qatar Hamas ha un ufficio politico, il rappresentante di Doha l’ha ricordato lasciando a Blinken un messaggio ambiguo: lo usiamo per «portare calma e pace»; e soprattutto ribadendo che «progressi sul fronte degli ostaggi ci saranno solo nei prossimi giorni». Secondo alcune fonti diplomatiche, tuttavia, Blinken avrebbe suggerito di creare «un passaggio sicuro» per consentire agli stranieri (e ovviamente ai 600 americani che vi risiedono) di uscire dalla Striscia.
(...)
antony blinken e benjamin netanyahu a tel aviv